Foto di Alberto Lo Bianco, via LaPresse 

dalla Sicilia

Schifani destina i fondi dell'Europa agli stipendi dei forestali siciliani

Paolo Mandarà

La dotazione è di 248 milioni, di cui 74 da Bruxelles. Una gran parte delle 16 mila unità che si occupano delle foreste sono precari e si vedranno arrivare un aumento. Sui soldi Ue, il presidente avvisa: "Non restituiremo neanche un euro di quelli europei"

La regione Sicilia ha chiuso il 2022 senza un Bilancio né un esercizio provvisorio. Ma una cosa è riuscita a farla: ha previsto di pagare una parte dell’aumento degli stipendi promesso ai forestali coi soldi dell’Europa. L’inghippo è contenuto nell’articolo 4 della bozza di legge finanziaria esitata qualche giorno fa dalla giunta Schifani, intitolato ‘Disposizioni per il settore forestazione’: la dotazione complessiva è di 248 milioni, di cui una grossa fetta – 74 – porta l’imprinting di Bruxelles. Si tratta, infatti, di risorse del Programma sviluppo e coesione, con cui l’Ue interviene a favore delle regioni più disagiate per colmare il gap con le altre (o almeno provarci). Ma nell’Isola accade spesso che i progetti destinatari dei finanziamenti siano in ritardo, o nemmeno accennati; così, per evitare di sprecare il malloppo, si decide di riversare le somme sulla cosiddetta ‘spesa corrente’.

 

Non è la prima volta che accade e non sarà l’ultima. Qualche settimana fa, in pompa magna, il governo Schifani annunciava una mega operazione da 365 milioni per andare “in soccorso delle imprese siciliane che da molti mesi ormai stanno subendo il vertiginoso rialzo dei costi energetici”. Come? Attingendo al Programma sviluppo e coesione 2014-2020, “anche in considerazione della scadenza del 31 dicembre 2022 per l’assunzione di alcuni adempimenti che avrebbe potuto determinare la potenziale perdita dei fondi”. Basta un alibi - cioè il rischio di dover restituire tutto all’Europa - per dare un nuovo senso alle cose. È accaduto pochi giorni dopo con altri 200 milioni, che serviranno a ristorare le famiglie (sempre contro il caro-energia).

 

Ma il coup de theatre è arrivato in fondo a questo 2022. I forestali rappresentano una platea di circa 16 mila unità, di cui una minima parte assunta a tempo indeterminato e full time. La stragrande maggioranza di questi operai, che si occupano di prevenzione e spegnimento degli incendi, lavora da un minimo di 78 a un massimo di 151 giorni l’anno (soprattutto d’estate). Non è il massimo dell’efficienza, a causa dell’età media assai elevata, né dell’economicità; eppure continua a bramare una stabilizzazione che non arriva. La politica non è mai riuscita a dare una risposta concreta, e neppure l’esigenza espressa nell’accordo stato-regione del 2021, fra Conte e Musumeci, ha portato a una riforma organica del settore. L’unico riconoscimento arriverà in busta paga, dove a partire dal 2023, questi precari troveranno un regalino di 50 euro. Merito, anche, delle risorse dell’Europa.

 

Risorse che la Sicilia non sempre sa utilizzare a dovere. Da un recente report del Comitato di sorveglianza che s’è tenuto a Palermo, è emerso che della dotazione complessiva da 4,2 miliardi del PO Fesr 2014-20 (il piano per lo sviluppo regionale), la Regione deve certificarne ancora un paio. Ha tempo da qui alla fine del 2023. Pena: la restituzione dei soldi. “In soli 12 mesi - osserva la Cgil - si dovrebbero spendere e rendicontare più di due miliardi di euro, quasi la stessa cifra spesa dal 2014 a oggi della quale è stato rendicontato per ogni anno solo il 7 per cento. Il rischio concreto è che la corsa contro il tempo faccia sprecare queste risorse in progetti non utili allo sviluppo, oppure che si debba restituirle”. A meno che non si decida, con il solito “trucchetto”, di modificare la destinazione d’uso dei potenziali investimenti: sistemati i forestali, ci sono ancora tantissime sacche di precariato che attendono una risposta da parte del governo. Schifani, però, non perde l’ottimismo: “Neanche un euro sarà restituito a Bruxelles. Spenderemo fino in fondo tutte le somme assegnate alla regione. E lo faremo superando le criticità, con progetti che saranno coerenti con la mission del Programma”.

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