Così il governo vuole aiutare Kyiv a fermare i missili di Putin

"Ci si muove nel solco tracciato dagli Usa". Parla Perego, il vice di Crosetto

Valerio Valentini

I "Patriot italofrancesi" a Zelensky. Si passerà dagli Aspide ai Samp/T: 120 km di gittata. "Sono sistemi prettamente difensivi, servono a inibire gli attacchi russi sulle città ucraina", ci dice il sottosegretario Perego. L'incognita delle scorte

Quello che è certo è la volontà di lanciare un segnale. “Perché di fronte a un’offensiva strategica che dura da settimane, una strategia vile da parte della Russia che punta a colpire infrastrutture energetiche con lo scopo dichiarato di lasciare intere città dell’Ucraina al freddo e al buio, l’Italia non può voltarsi dall’altra parte”. Eccolo, dunque, il “cambio di passo”: eccolo il salto di qualità nella fornitura di sistemi di difesa antiaerea da destinare a Kyiv. Nelle parole di Matteo Perego, sottosegretario forzista alla Difesa, questa “nuova fase” si delinea con chiarezza. Anche se la premessa è d’obbligo: “Non chiedetemi dettagli sul tipo di forniture, perché ci si sta ancora lavorando. Ma non si può non tenere conto dell’evoluzione del quadro militare e diplomatico. L’aviazione e la marina russe prendono di mira le centrali elettriche ucraine. A Kherson, città liberata da metà novembre, persistono bombardamenti quotidiani, come accaduto perfino alla vigilia di Natale. Nel Donbass, gli strike missilistici colpiscono indiscriminatamente strutture militari e civili. A fronte di questa situazione, il Congresso americano ha deliberato l’invio del sistema Patriot, cioè il fiore all’occhiello della difesa antiaerea statunitense. Non è da escludere, dunque, che anche l’Italia possa muoversi lungo questo direttrice”.

Riserbo d’ordinanza, che costringe dunque ad affidarsi a dispacci informali, a indiscrezioni ufficiose che dicono di come, dopo una stagione caratterizzata dall’invio di missili Aspide, l’Italia stia valutando la possibilità di fornire a Volodymyr Zelensky il sistema Samp/T. Differenza non di poco conto, se è vero che i primi sono strumenti vecchi di quasi mezzo secolo, per lo più vecchie rimanenze da smaltire con un raggio d’azione di non più di 30 chilometri. Gli altri – lanciatori per missile Aster 30, capaci di colpire fino a 120 chilometri – sono il meglio di cui la nostra Difesa disponga: e infatti ne dispone pochi – cinque in tutto, presso il 4° Reggimento artiglieria controaerei di Mantova – e dunque inviarli a Kyiv potrebbe essere non banale.

“Ribadito che ogni calcolo di questo tipo è del tutto prematuro, il tema della disponibilità dei mezzi bisogna sempre porselo”, spiega Perego. “L’Unione europea è del resto sensibile al tema, e non a caso tramite l’European peace facility prevede dei rimborsi specifici per i paesi che s’impegnano nel sostenere la difesa ucraina”. Avrebbe allora un senso, questo sforzo italiano: garantirebbe un ruolo importante al nostro paese e consentirebbe anche, come effetto indiretto, di rinnovare le riserve. “Non possiamo rinunciare minimamente ad assetti pregiati che garantiscono la piena operabilità delle nostre Forze armate”, ribadisce Perego. Spiegando, peraltro, come “ogni eventuale decisione in tal senso andrà concordata coi nostri partner europei e atlantici, per coordinare il sostegno a Kyiv”. 

In particolare, è con la Francia che si sta cercando un’intesa per definire il possibile invio dei Samp/T: perché è appunto italofrancese il programma di difesa terra-aria “Fsaf” che ha portato allo sviluppo di questo sistema. E da Parigi, non a caso, arrivano conferme di questa collaborazione: il Monde ne dava conto già venerdì scorso. Anche per l’Eliseo, si tratterebbe di accantonare l’invio di missili Crotale, strumentazione a corto raggio e senz’altro datata, per seguire l’esempio americano.

Resterebbe, semmai, il risvolto politico. “Francamente, mi auguro che, qualora si considerasse l’invio di sistemi antiaerei più efficienti, nessuno in Parlamento s’opponga strumentalmente a un qualcosa che di fatto è stato già deliberato, e cioè al sostegno in favore di Kyiv per tutto il 2023”, ci dice Perego. “Tanto più che simili forniture si caratterizzerebbero come prettamente difensive: sono sistemi d’arma che servono a intercettare e inibire gli ignobili attacchi missilistici condotti dalla Federazione russa ai danni delle città ucraine”.

Ed è un ruolo, questo, che evidentemente il governo italiano vuole giocare, come dimostra anche la telefonata tra Giorgia Meloni e lo stesso Zelensky di due giorni fa. “Significa voler giocare un ruolo nella costituzione di un tavolo di negoziato che parta da due presupposti: da un lato accogliere le istanze di Kyiv nella ricerca di una pace giusta; dall’altro promuovere, sin da ora, un robusto piano di ricostruzione del paese, agendo dunque anche sulla leva finanziaria”.

Segno, quindi, che anche nel centrodestra le ambiguità di Salvini e Berlusconi sull’opportunità di sostenere Zelensky sono state superate? “Le ambiguità stavano solo nelle indiscrezioni giornalistiche. L’atteggiamento tenuto da questo governo, le decisioni prese da questa maggioranza in Parlamento denotano una ferma compattezza a favore del popolo ucraino, a favore della difesa dell’integrità territoriale e della libertà del paese aggredito, e dei valori in cui l’Italia, in quanto protagonista dell’alleanza euroatlantica, non può non credere”.

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.