La giornata

Il Pd, riluttante ma atlantista, isola M5s e Conte sull'Ucraina

Gianluca De Rosa

Dopo le comunicazioni del ministro della Difesa Crosetto i partiti di maggioranza, Pd e Terzo polo votano compatti per proseguire con il sostegno militare a Kyiv. Un buon viatico a poche ore dal Consiglio europeo sull'Ucraina al quale parteciperà la premier Meloni

Luca Ciriani, ministro per i Rapporti con il parlamento ondeggia per il Transatlantico con un sorriso soddisfatto. E’ andata bene. Il suo lavorìo di mediazione ha funzionato. Nonostante il tramestio interno al Pd, nonostante i mal di pancia della Lega, le Camere hanno confermato il pieno sostegno dell’Italia “con ogni mezzo” all’Ucraina. Con l’eccezione di M5s e alleanza sinistra-verdi i partiti si sono schierati tutti a favore degli aiuti a Kyiv. 

A marzo, quando alle Camere arrivò il decreto che ha autorizzato l’invio di armi, tutti, a eccezione di un pezzo di sinistra, degli ex grillini di Alternativa e dei parlamentari di Italexit, avevano votato a favore del sostegno militare italiano. Grazie a quell’atto, senza la necessità di nuovi voti in Aula, l’Italia ha per cinque volte spedito armi a Kyiv. L’autorizzazione però scade il 31 dicembre. Con un decreto legge approvato dal Cdm lo scorso primo dicembre questa autorizzazione è stata prorogata al 31 dicembre del 2023. Ieri  il nuovo Parlamento  è rimasto altrettanto compatto e ha confermato con fermezza la decisione del governo. Dopo le comunicazioni del ministro della Difesa Guido Crosetto – “Non riuscirei a rispondere alla mia coscienza se non ascoltassi il grido del popolo ucraino” –  tutti i partiti di maggioranza, il Pd e il Terzo polo hanno votato a favore delle rispettive tre risoluzioni, gli atti d’indirizzo, con cui si conferma, con sfumature solo formalmente diverse, il pieno sostegno alla resistenza ucraina. Rispetto a marzo scorso, c’è una sola differenza: una nuova defezione, segnata a parole già da mesi, che si aggiunge a quella scontata dell’alleanza sinistra-verdi, quella dei senatori e dei deputati del M5s.

 

E’ un bel messaggio che il Parlamento alla quasi unanimità abbia votato per il sostegno all’Ucraina, per una volta siamo contenti che il Pd ci abbia seguito, ma soprattutto che la solitudine del 5 stelle mostri chi è con e chi è contro l’occidente”, commenta la capogruppo del Terzo polo al Senato Raffaella Paita. Certo il Pd ha dovuto riunire la sera prima del voto i gruppi parlamentari per convincere i più riluttanti. Certo il capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo ha dichiarato il voto favorevole del Carroccio sottolineando però che “il punto è capire dove ci porterà il continuare a inviare delle armi, verso una pace giusta? O verso un’escalation militare?”. Certo il Pd ha preteso che dalla risoluzione del Terzo polo, troppo bellicista, fossero sbianchettate qui e lì le parole “militari”, “armamenti”, di cui, per i dem, il provvedimento terzopolista era eccessivamente infarcito. Ma la sostanza rimane. Tutte e tre le risoluzioni votate dai partiti confermano il sostegno militare all’Ucraina. Un buon viatico a due giorni dal Consiglio europeo a cui  parteciperà la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che in cima all’ordine del giorno ha proprio “il proseguimento del sostegno politico, militare, all’Ucraina”.


Nelle sue comunicazioni Crosetto ha sottolineato come: “L’obiettivo finale del governo italiano è di arrivare a un tavolo di pace”. E questa cosa è stata accentuata da tutte le risoluzioni che mettono “la ricerca della pace” e lo “sforzo per una de-escalation” in testa. Quello dei dem si spinge fino ad auspicarsi “una futura conferenza di pace a Roma”. Cosa che è piaciuta ai parlamentari di Forza Italia: “Ve la ricordate quindi Pratica di Mare...”. Ma tutte le risoluzioni, anche quella del Pd che chiede un “immediato cessate il fuoco”, ribadisce che può esserci soltanto “con il ritiro di tutte le forze russe” e “il ripristino della piena integrità del territorio ucraino”. Insomma, anche i dem tengono la barra dritta.   L’altra richiesta che il governo ha raccolto è quella di una maggiore trasparenza e condivisione parlamentare inserita anche nella risoluzione di maggioranza dove si impegna l’esecutivo a: “Mantenere un costante dialogo con il Parlamento tramite comunicazioni alle Camere all’esito di sviluppi emersi in consessi internazionali”. Il ministro Crosetto e il governo dunque potrebbero riferire di nuovo alle Camere prima o dopo incontri internazionali, ma questo non significherà una comunicazione puntuale in Aula sugli armamenti inviati, né tanto meno la pubblicazione dei dispositivi spediti al governo di Kyiv come chiedevano invece le risoluzioni del M5s e dell’alleanza Sinistra e verdi. Qualsiasi eventuale nuovo decreto interministeriale tra Difesa, Farnesina e Mef per l’invio di armi, come è accaduto finora, sarà illustrato ai parlamentari che fanno parte del Copasir e gli atti saranno secretati.

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