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Decreto Ucraina: spese militari, armi e accoglienza. Cosa si vota oggi alla Camera

Ruggiero Montenegro

Il due per cento del Pil  sarà investito nella Difesa, ma tra i partiti non tutti vogliono inviare materiale bellico a Kyiv. In arrivo nuove risorse e sistemazioni per gli ucraini che arrivano in Italia. Un milione di euro sarà destinato all'Università, per garantire studenti e professori

Spese militari, armi, accoglienza ed energia: in attesa delle decisioni che oggi pomeriggio prenderanno il Cdm e Mario Draghi, il Parlamento prosegue, tra emendamenti e ordini del giorno, nell'analisi del Decreto che dovrà rispondere alla crisi ucraina, seguendo queste quattro principali direttrici. Le misure saranno votate oggi alla Camera e arriveranno in Senato la prossima settimana.

 

Spese militari e armi

Il primo passo, definito da molti come una vera e propria svolta, è arrivato ieri quando in Commissione difesa è passato un'ordine del giorno che chiede all'esecutivo di aumentare le spese militari fino al 2 per cento del Pil, confermando le intenzioni e le parole pronunciate dal premier a inizio marzo. Un primo passaggio che ha trovato larga convergenza tra le forze politiche ma che ha segnato anche le discussioni interne ai partiti. Che si fanno più intense, più calde, quando c'è da discutere dell'invio di armi. Come accade nel Movimento 5 stelle, dove non manca chi vorrebbe un'Italia meno attiva nel sostegno militare a Kyiv. Perplessità che ieri sono state presentate anche a Giuseppe Conte, nel corso di una riunione con i vicepresidente e i capigruppo di Camera e Senato che si è trasformato in un rodeo, tra accuse e polemiche. C'è anche chi promette battaglia e ostruzionismo, vedi Sinistra Italiana e L'alternativa c'è, quando si tratterà di votare in aula. Tensioni che attraversano pure la Lega e che dovranno essere risolte in vista della prossima settimana, quando il decreto passerà dal Senato.
 



L'accoglienza

Il decreto che verrà non riguarda solo l'aspetto militare della crisi ucraina, i cui effetti si manifestano già oggi dal punto di vista dell'emergenza umanitaria ed energetica. L'ultimo aggiornamento del Viminale comunica che in Italia sono già arrivati circa 47 mila ucraini ed è stato disposto ieri un aumento di 3.530 posti del Sistema accoglienza e integrazione (Sai), che si vanno a sommare agli altri circuiti, e ai circa 13.000 gà previsti, anche attraverso altre forme di progettualità. Comunque troppo pochi, considerando che i civili in fuga sono già più di 3 milioni secondo l'Onu e sono destinati ad aumentare man mano che la Russia attacca anche nell'ovest dell'Ucraina.


 

Per questo, l'intenzione è quella di stanziare ulteriori risorse da affidare in maniera più diretta. L'ipotesi è quella di erogare un contributo mensile di “autonoma sistemazione”, attraverso modelli già sperimentati per i terremotati, sostendendo chi trova un alloggio in maniera indipendente. L'altra strada passerebbe invece per il coinvolgimento del terzo settore: le risorse sarebbero erogate a enti e associazioni, responsabili poi di individuare e certificare chi ha i requisiti per usufruire dei sostegni. La quadra dovrà essere trovata attraverso le interlocuzioni che coinvolgono il governo e la protezione civile. La protezione umanitaria per gli ucraini avrà "durata di un anno a decorrere dal 4 marzo 2022”, e sarà rinnovabile per un altro anno.

 

Energia

Di certo, verrà poi affrontata la questione energetica: il nuovo decreto “si occupa del livello di rischio imprevisto” rispetto al funzionamento del sistema nazionale gas. Palazzo Chigi ha spiegato che “si autorizza, anche a scopo preventivo, di anticipare l’adozione di misure per l’aumento dell’offerta e/o riduzione della domanda di gas previste in casi di emergenza, una eventualità che al momento non corrisponde a quella in cui si trova il nostro Paese”. Ma che potrebbe arrivare, e dunque “si rende immediatamente attuabile” il razionamento del gas utilizzato “dalle centrali elettriche” e “nel settore termoelettrico”. Il che significa dover ricorrere più massicciamente al carbone
 

Resta ancora aperta, inoltre, la questione delle materie prime, di cui dovrà occuparsi il Cdm. E potrebbe viaggiare su un binario parallelo a quello del decreto: si studia come limitare i prezzi delle bollette, a partire dagli extraprofitti delle società energetiche. Mentre c'è chi chiede un intervento sui prezzi dei carburanti, che dovrebbe arrivare. Ma l'entità di queste misure dipenderà anche dalla capacità del governo di mobilitare risorse. Come ricostruisce Repubblica, anche il blocco dell'export potrebbe essere preso in considerazione, almeno per quel materiale strategico carente sul mercato italiano. Un approccio che ricorda in qualche modo quanto era stato fatto nelle prime fasi dell'emergenza Covid, quando misure analoghe furono introdotte per il materiale sanitario.

 

Studenti ucraini e giornalisti inviati

Intanto, sempre alla Camera è stato approvato all'unanimità l'emendamento promosso da Fdi che, attraverso una deroga alla legge in vigore, consente ai giornalisti inviati in Ucraina di acquistare giubbotti antiproiettile ed elmetti protettivi. Per quanto riguarda l'Università, infine, sarà confermato e aumentato il fondo da 500 mila euro, per “promuovere iniziative di sostegno agli studenti ucraini o aderenti al programma Erasmus+, nonché ai dottorandi, ai ricercatori e ai professori ucraini” che svolgono attività nel nostro paese. Infatti, comunica ancora il ministero della Ricerca, è stato aggiunto “un emendamento governativo che prevede l’incremento dello stanziamento a un 1 milione di euro e l’estensione delle misure ai soggetti, anche di altre nazionalità, ai quali, in conseguenza di crisi politiche e militari in atto, sia stata concessa la protezione internazionale, anche temporanee”.  

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