Conte e Turco con i lavoratori Baritech (foto Gabriele De Campis) 

il racconto

Conte modello Che Guevara dei monti Dauni: a Bari la tappa del tour pro Rdc

Gabriele De Campis

L’ex premier difende il reddito di cittadinanza davanti a venti percettori nel capoluogo regionale, attacca la Meloni e la manovra e strizza l’occhio all’emiro Michele Emiliano (i voti grillini sono essenziali per la tenuta della maggioranza regionale)

Cronache ordinarie di una giornata del Che Guevara dei Monti Dauni. “Vattin buffone, speriamo che la Meloni cancelli il reddito”. “C’è solo un presidente…”. Una invettiva e un coro estasiato non passano inosservati a Bari, davanti alla ex Manifattura dei Tabacchi, per la tappa del “tour a difesa della dignità dei più fragili” promosso dal leader del M5S Giuseppe Conte.

L’ex premier, nell’agenda per il capoluogo pugliese, ha scelto due appuntamenti volti a marcare la sua presenza aggressiva “a sinistra”, poche ore dopo la presentazione – proprio in un teatro barese – della corsa alla segreteria dem di Stefano Bonaccini: prima ha incontrato i lavoratori della Baritech (oltre cento posti che traballano) e poi si è recato nel mercato del rione Libertà, un grigio quartiere dove si sommano marginalità, una forte presenza di immigrati e anche un misterioso sportello Atm per i bitcoin.

L’accoglienza, in una giornata rigida, non è da stadio: venti percettori di reddito, trenta dirigenti del Movimento (in primis il vicepresidente Mario Turco e il coordinatore regionale Leonardo Donno) e una trentina tra giornalisti e cameraman. La sceneggiatura prevede un punto stampa per l’invettiva contro la manovra, un giro tra i banchi del mercatino e l’incontro con i disoccupati.

 

Foto Gabriele De Campis

   

Il mood è sempre populista. “Sono in mezzo a voi”, dice l’avvocato di Volturara e via con i selfie. Il cuore della sua passeggiata è la difesa del reddito di cittadinanza, mentre un vecchio fruttivendolo gli canticchia a pochi metri un coro per il Bari (sorprendente terzo in Serie B).  “Se il reddito di cittadinanza dovesse essere abolito dalla Meloni, i cittadini resterebbero senza cibo per i propri figli. Tutto il sistema di giustizia sociale deve essere rinforzato”. Poi giù duro contro le destre: “Io incontro cittadini – arringa al microfono della piazzetta – cittadini che guadagnano 4 euro o addirittura un euro e sessanta all’ora. E tutto questo mentre il governo privilegia misure per chi guadagna grandi cifre magari con un clic. Il governo Meloni crea iniquità e precariato selvaggio”. Ancora una apologia: “Le ricerche dimostrano – rincara l’ex premier – che i costi del reddito tornano integralmente alla collettività, grazie alla propensione al consumo del  100 per cento di chi riceve la misura”. C’è pure un passaggio populista contro i media: “Certe trasmissioni tv parlano di fannulloni: la cancellazione del reddito è preparata con una comunicazione univoca che favorisce l’opinione tra la gente che il reddito sia una misura irragionevole. Il sistema informativo è sacrosanto, ma non tutti gli operatori sono liberi. Certe trasmissioni si sono dedicate alla ricerca del 'truffatore', ma le truffe in questo caso sono meno dell’1 per cento”. Per un attimo il “tribuno del Rdc” rischia anche l’autogol. Una signora gli fa presente che le hanno bloccato il reddito per presunti problemi burocratici. Conte prudente: “Non posso parlare di casi individuali. Spieghi bene agli uffici la sua situazione…”.

L’ultimo passaggio è infine sulle alleanze. Alle prossime regionali la strada per un accordo con i dem è in salita, mentre qui strizza l’occhio all’emiro Michele Emiliano: “Con il presidente della Regione Puglia ci siamo impegnati a fare un percorso nel segno della transizione ecologica, dell’attenzione alle fasce più fragili, cercando di rilanciare la prospettiva di una maggiore occupazione e di una migliore qualità del lavoro”. In politichese è una conferma dell’asse giallo-rosso che alla Regione ora vede i grillini indispensabili per la tenuta della maggioranza (vogliono anche un altro assessorato) dopo il passaggio all’opposizione di quattro tra civici e dem. E alle spalle del caudillo dauno sorride Mario Turco, senatore tentato dalla candidatura a governatore nel 2025, con una mossa che spiazzerebbe il predestinato dem, il sindaco di Bari Antonio Decaro.

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