l'intervista

“Il condono di Conte a Ischia nel 2018 ci fu eccome”. Parla l'ex ministro Delrio

Ermes Antonucci

"Il premier del governo gialloverde smantellò anche la struttura di missione contro il dissesto idrogeologico", dice al Foglio l'ex ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. "Era l’ansia di distruggere quello che c’era prima. Il paese non ha bisogno di decisioni emotive"

"Il condono a Ischia da parte del governo Conte nel 2018 ci fu eccome. Il provvedimento faceva riferimento a uno dei condoni più grandi che siano mai stati fatti, quello del 1985. Negare che quello del 2018 fu un condono è come negare l’evidenza”. A dichiararlo, intervistato dal Foglio, è Graziano Delrio, già ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti nei governi Renzi e Gentiloni, oggi senatore del Pd. Delrio smentisce così quanto sostenuto dall’ex premier Giuseppe Conte in un’intervista televisiva a “Mezz’ora in più”, dopo l’alluvione che ha devastato Ischia“Nessun condono, era solo una procedura di semplificazione”, ha detto Conte riferendosi al decreto varato nel 2018 dal governo gialloverde da lui presieduto. Ma le carte parlano chiaro, e dicono il contrario.

 

L’articolo 25 del decreto approvato nel 2018 dal governo Conte, e poi convertito in legge con il voto favorevole di M5s, Lega e Fratelli d’Italia, parla infatti esplicitamente di Definizione delle procedure di condono”. L’articolo prevede che i comuni di Casamicciola Terme, Forio e Lacco Ameno dell’isola di Ischia definiscano entro sei mesi “le istanze di condono relative agli immobili distrutti o danneggiati dal sisma del 21 agosto 2017”, presentate in base a tre condoni precedenti (1985, 1994 e 2003). Il testo stabilisce poi che  le pratiche di condono siano valutate in base alla legge del 1985, che sanava case che erano state realizzate anche in zone a rischio idrogeologico e a rischio sismico, e non in base alle leggi successive. Il decreto, insomma, il condono lo prevedeva eccome. A fronte di 27 mila richieste di condono totali, all’epoca vi erano circa 1.100 richieste legate ai danni causati dal terremoto del 2017.

 

“Se si trattava di velocizzare le pratiche che riguardavano un migliaio di case si sarebbero potute avviare le procedure accelerate solo per quelle case, per esempio rafforzando gli uffici”, sottolinea Delrio. “Il messaggio che invece venne fuori fu di tutt’altra natura, e cioè che finalmente si sarebbero sanate tutte le migliaia di richieste di condono edilizio. Solo il confronto in Parlamento portò poi a sostanziali modifiche, come il necessario parere favorevole da parte dell’autorità preposta alla tutela del vincolo paesaggistico. Conte decise anche di smantellare la struttura di missione denominata Casa Italia, e poi Italia Sicura, che avevamo istituito presso la presidenza del Consiglio”.

 

“Normalmente i singoli ministeri non si coordinano tra loro – spiega Delrio – Il ministero delle Infrastrutture non parla con il ministero dell’Ambiente. Il luogo di coordinamento, come dice la Costituzione, è il Consiglio dei ministri. L’unità di missione serve ad aiutare il presidente del Consiglio in questa attività di coordinamento”.

 

“Nel corso dei governi Renzi e Gentiloni erano stati approntati piani pluriennali di prevenzione, ad esempio per la banda larga, per l’edilizia scolastica, per il dissesto idrogeologico. Nel novembre 2018 Conte negò che ci fosse mai stato un piano per il dissesto, quando in realtà c’erano oltre diecimila interventi concordati con regioni e comuni, e con le risorse finanziare già individuate. Era un piano di prevenzione che aveva una sua solidità e che era racchiuso in un volume di oltre trecento pagine, che si occupava di tutti i singoli interventi. Conte invece si presentò in Aula dicendo che avrebbero fatto il primo piano di prevenzione del dissesto. Si negava l’evidenza”.

 

“Era l’ansia di distruggere quello che c’era prima”, commenta oggi Delrio. “Questo paese ha bisogno di programmi di lunga scadenza, non di decisioni prese sull’onda dell’emotività o di commissari nominati a ogni piè sospinto. Se ogni governo che cambia si mette a riscrivere la storia da capo, il paese non migliorerà mai nelle sue fragilità strutturali”.

 

Intanto, a proposito di abusivismo edilizio, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, in un’intervista a Rtl 102.5 ha detto che “basterebbe mettere in galera il sindaco e tutti quelli che lasciano fare”, perché “i sindaci non devono lasciare costruire”. “E’ una frase senza senso”, commenta Delrio, che è stato anche sindaco di Reggio Emilia dal 2004 al 2013, e presidente dell’Anci dal 2011 al 2013. “I sindaci vanno aiutati a eseguire le demolizioni, laddove ci sono le ordinanze prefettizie. Vanno aiutati dallo stato, perché non possono essere lasciati soli. Specialmente le demolizioni vanno effettuate con rigore nelle zone a rischio”. “Mi pare che chi è al governo debba concentrarsi su questioni più serie, piuttosto che fare frasi a effetto”, conclude Delrio.