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il caso

L'ultimo atto di Minenna alle Dogane: lo strano concorso per 40 posti da dirigente

Simone Canettieri

Cosa non torna nella selezione avviata dal direttore dell'Agenzia prima che il nuovo governo cambi i vertici. Dalle modalità ai temi scelti per l'esame, fino ai ritmi forzati imposti alla commissione. In ballo ci sono nuove assunzioni con uno stipendio medio da 100 mila euro all’anno

Scatti di fine stagione all’Agenzia delle dogane, regno di Marcello Minenna, nomina contiana resistita anche in èra Draghi. E proprio dalla corsa contro uno spoil system che sembra inevitabile nasce il concorso lampo di Piazza Mastai. In ballo ci sono 40 posti da dirigenti (il 15 per cento della pianta organica). Stipendio medio: 100 mila euro all’anno. Tutto sembra svolgersi con un’anomala fretta e in barba alle proteste documentate dei sindacati che ne chiedono l’annullamento. La vicenda è finita sul tavolo del ministero dell’Economia, intenzionato a cambiare a breve i vertici dell’Agenzia. Nel frattempo non mancano le cose che non tornano.


Il concorso risulta anomalo perché si svolge con criteri che di fatto rendono complicato a un candidato esterno vincere. Il bando favorisce infatti chi ha incarichi fiduciari in quanto possono godere di un punteggio preferenziale.


Soprattutto in questa vicenda stridono le modalità e i ritmi forzati imposti alla commissione di esame dal direttore delle Dogane Marcello Minenna. Le prove scritte per i circa 700 concorrenti si sono svolte infatti lo scorso 24 ottobre. Bene, le correzioni degli scritti sono state ultimate a tempi di record l’11 novembre. Risulta al Foglio che sono bastati solo sei giorni di lavoro alle commissioni per correggere gli elaborati e individuare circa 70 idonei per i 40 posti a concorso.


L’avvocato Carmine Medici punta l’indice contro la mancata pubblicazione della lista degli ammessi alle prove orali e delle tracce delle prove scritte. Visto che tra le due prove devono passare per legge almeno venti giorni. 
La mancata pubblicazione finora delle tracce delle prove scritte, che è un obbligo previsto dalla legge, desta in effetti qualche sospetto. Spulciando infatti in uno dei Forum dei partecipanti al concorso, il Foglio è riuscito a scoprire che una delle tracce delle prove scritte aveva come oggetto “le imposte sulle colonnine di ricarica dei veicoli a trazione elettrica”. Sarà sicuramente un caso, ma per poter svolgere questa traccia bisognava aver studiato una circolare interna dell’Agenzia delle dogane in materia di trattamento fiscale dell’energia elettrica impiegata per la ricarica dei veicoli a trazione elettrica. 


A  firmarla è stato proprio il direttore Minenna rendendola pubblica il 19 ottobre. E quindi solo cinque giorni prima della prova scritta. Piccola particolarità: la circolare, che diventerà materia d’esame, è stata confezionata dai vertici dell’Ufficio accise sul gas naturale ed energia elettrica. Alcuni dei quali hanno partecipato al concorso. Sapendo dunque come rispondere. Stesso discorso per i dirigenti dei settori Controlli accise e prodotti energetici, uffici attigui per competenze, che hanno provato la via della selezione. Il Foglio è a conoscenza dei nomi delle persone interessate, ma preferisce non renderli noti perché mentre si scrive non sono stati pubblicati anche i nomi e cognomi dei settanta fortunati che su settecento sono passati allo step successivo. Così come non si riesce ad avere raffronti concreti di chi fra i più stretti collaboratori di Minenna abbia intrapreso la strada legittima del concorsone. E dunque una corsa contro il tempo, una trasparenza che sembra zoppicare e l’ombra di domande che paiono cucite su misura per chi partecipa alle prove, tanto da essere scritte dai diretti interessati in una comodissima duplice veste. Quanto basta per far suonare più di un campanello in Via XX Settembre. Le segnalazioni sono arrivate sul tavolo del viceministro, di fede meloniana, Maurizio Leo. Il quale, con ogni probabilità, le condividerà anche con il titolare del dicastero dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Per Minenna – solido economista con un passato in Consob e con grandi rapporti anche con Beppe Grillo, Giuseppe Conte e pezzi di Pd (ed ex) importanti – potrebbe essere comunque l’ultimo atto da direttore dell’Agenzia delle dogane. Prima di un cambio che il centrodestra non ha intenzione di farsi sfuggire. Sicché nel frattempo cosa ci sarebbe di meglio di un concorso  con il fiatone per quaranta nuovi dirigenti?

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.