(foto Ansa)

un anno da sindaco

Gualtieri elenca i suoi successi a Roma e rivuole con sé Ruberti

Salvatore Merlo

"La qualità della vità nella capitale è al massimo storico", ha detto ieri il sindaco fantasma. Come se la città oggi risplendesse di pulizia e ordine. Mentre il suo ex capo di Gabinetto (quello di “in ginocchio o vi sparo”) si prepara a tornare in Campidoglio

Lo hanno accolto con urla di giubilo e un grande striscione festante con scritto sopra “assòciati alla lotta: casa per tutti”. E insomma decine di persone, occupanti abusivi, blocchi proletari, migranti, militanti dei Cobas e del movimento per la casa, ieri lo hanno voluto ringraziare calorosamente per il suo primo vero e grande atto politico: la sanatoria sulle occupazioni abusive. Uno a Roma la casa se la prende, e se la può tenere. Con acqua, luce e gas. Era ora. E gli applausi finalmente arrivano. D’altra parte è per questo che Roberto Gualtieri, sindaco della capitale d’Italia, ieri è andato all’Auditorium Parco della Musica a presentare il “primo rapporto alla città”. Il bilancio di un anno di governo. Il suo.

Centoventi successi di questo magnifico esponente del Pd romano spiegati in centotrentadue pagine, alla faccia di chi lo chiama “fantasma del Campidoglio”. No. Gualtieri non è un accidioso. Non è un peccatore per omissione. Non è l’ambiguo abitatore d’un regno dalle elastiche e incerte frontiere clientelari. E non è nemmeno uno pronto a mimetizzarsi tra le orientali sabbie del quietismo, dove l’assoluta inattività è mistico precetto di vita.  Tutto il contrario, ragazzi. La settimana scorsa è deragliato un treno della Metro C (fortunatamente vuoto)? Cose che capitano ai migliori.

 

“La qualità della vita a Roma è al massimo storico”, ha ben spiegato ieri. E così davvero sono state smentite le solite malelingue. Finalmente è emerso il vero volto del sindaco Roberto Gualtieri. Quello che tutti noi cittadini romani non fatichiamo a riconoscere ogni giorno quando camminiamo lungo le strade linde del centro e della periferia, quando godiamo dell’attenzione con la quale i sempre presenti vigili urbani controllano i limiti di velocità delle automobili, quando prendiamo la metropolitana, o quando cerchiamo di fare la carta d’identità. Che a Roma si ottiene nel tempo record di appena due mesi e mezzo (quattro mesi nel XIV municipio). “Abbiamo rimesso la città sui binari giusti”, ha opportunamente sottolineato lui.

Le qualità di Gualtieri, dunque. Leggete e paragonate. Energico, dinamico, alieno dal più piccolo favoritismo (mica conferma e anticipa convenzioni cinematografare alla sorella di Goffredo Bettini), un amministratore insensibile alla subdola telefonata del generone romano (le assunzioni a chiamata per il Pnrr sono inattaccabili, non è mica Alemanno). Lui è uno che mai affiderebbe le istituzioni di Roma al pascolo della retorica che sempre occulta il pasticcio politico. Ha nominato direttore della Festa del cinema di Roma una vicedirettrice di Rai Cinema in aspettativa, e quella poi per la Festa ha preso soprattutto film di Rai Cinema, lì dove tornerà a lavorare (e dove lavora anche suo marito)? Sciocchezze. Quisquilie. Come quella dei maldicenti che si ostinano a ricordare che il comitato elettorale di Gualtieri a Ostia era stato preso in affitto dal Pd – dal cristallino, anzi adamantino, insomma dal purissimo Pd romano – ricorrendo a certe proprietà immobiliari del clan mafioso Fasciani. Pinzillacchere. E poi, non lo sapeva il sindaco! Accidenti. Come non sapeva che all’Auditorium hanno quadruplicato i dirigenti e le unità funzionali, mentre gli uffici hanno subìto una leggera lievitazione, per così dire: da tredici a ventuno. Più scrivanie per tutti. Giusto. Uno dei nuovi uffici si chiama “budgeting” e si affianca   – ovviamente per ragioni di efficienza – al già esistente ufficio “finanze e bilancio”.

 

E che gli vuoi dire? Lunedì sera la Fondazione musica per Roma, di cui il comune è azionista, ha emanato il bando per la selezione interna dei quattro nuovi dirigenti. Il Foglio lo aveva anticipato mesi fa. Si comincia.  Ma mica lo sapeva, il sindaco. D’altra parte, alla sommità di tutte le straordinarie qualità fin qui elencate, proprio in cima, c’è quella che universalmente tutti gli riconoscono: Gualtieri è infallibile nella scelta dei collaboratori.     Un vero asso. E’ proprio per questo che ora vuole richiamare Albino Ruberti in Campidoglio.  Finalmente torna Albino detto “Er Pugile”, quello della festa con amici e vinello in terrazza durante il lockdown. Manca poco. Si aspetta soltanto che la procura di Viterbo archivi quell’ultima storiella sciocca, quella bagatella, quella puerile minuzia del video pubblicato dal Foglio in cui l’ex (e prossimo) capo di gabinetto del sindaco di Roma urlava per strada di notte: “Mettevi in ginocchio o vi sparo”.

Che volete che sia. Albino ritorna, questa casa aspetta a te. E allora ieri, finalmente, elencando i suoi centoventidue successi, prendendo gli applausi degli occupanti abusivi (fuori) e di una platea del Pd incravattato (dentro), tra scadenzari, elenchi e numeri, Gualtieri ha spazzato via le argomentazioni capziose di quegli sciocchi secondo i quali a Roma, nel disordine generale, l’unica cosa ordinata è la monnezza perché sta ordinatamente sparsa lungo tutti i marciapiedi. Il sindaco non è il prodotto di una politica senza slancio, non è venuto fuori per accordicchi al ribasso, non è il prescelto di una elezione comunale depotenziata politicamente e umanamente. No. E il suo elenco di successi lo conferma. Altroché.

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi erasmiana a Nottingham. Un tirocinio in epoca universitaria al Corriere del Mezzogiorno (redazione di Bari), ho collaborato con Radiotre, Panorama e Raiuno. Lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.