Foto di Alessandra Tarantino, via LaPresse 

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Non c'è governo senza la destra moderata: Berlusconi avvisa gli alleati

Redazione

Il Cav. ammette di avere la golden share al Senato e cerca di guidare la nascita un governo di ispirazione liberale, contro le derive nazionaliste sul modello Ungheria

I risultati delle elezioni hanno condotto Silvio Berlusconi e il suo partito a un 8,1 per cento, consacrandolo ancora una volta nell'albo dei non sconfitti. Si tratta di un finale migliore di quello del Terzo polo - ormai quarto - guidato da Carlo Calenda (che si ferma al 7,8 per cento), nonché di un esito competitivo anche nei confronti della Lega di Salvini, schiacciata sotto il 9 per cento. Ora Forza Italia ha gli strumenti per essere una forza determinante, per le scelte di campo del prossimo esecutivo, ma anche per la nascita del governo stesso: "Mi permetta di dire che se pensassi davvero che esistesse il rischio di derive populiste, il governo non partirebbe neppure, anzi non saremmo nemmeno alleati con gli altri due partiti della nostra coalizione", ha dichiarato Berlusconi in un'intervista al Corriere.

 

E parlare di golden share al Senato, di potere decisionale e discriminante, significa affermare una realtà innegabile: "Certo l'abbiamo" conferma il Cav., e ancora: "[Forza Italia, ndr.] avrà il peso di una forza politica numericamente e politicamente decisiva". Poi aggiunge: "Ovviamente la collocazione internazionale del paese, per noi è una questione di fondamentale importanza". Si ritorna alla questione dei rapporti internazionali, nel solco dell'atlantismo, dell'europeismo e del pericolo che il prossimo governo di centrodestra non si possa dire nettamente a favore del secondo. Basti pensare a tutti i messaggi di congratulazioni arrivati dai leader nazionalisti d'Europa per comprendere il rischio che l'europeismo a guida Meloni possa configurarsi come baluardo per gli interessi nazionali più che per la valorizzazione di una comunità europea

 

Sulla Lega, Berlusconi rimarca la stessa distanza che ci potrebbe essere rispetto a una deriva eccessivamente sovranista di Fratelli d'Italia, come a dire: "Noi siamo i moderati"; e lo fa sottolineando che probabilmente il risultato deludente del Carroccio potrebbe essere stato dato dal fatto che "forse, a differenza del nostro, non tutto l'elettorato della Lega ha gradito l'assunzione di responsabilità del governo Draghi". Berlusconi si muove su questo confine, rimarcando la differenza sia verso la probabile futura premier italiana, sia verso Matteo Salvini.

 

Ma di leader populista ce n'è un altro: Giuseppe Conte, che con il risultato del 15 per cento è un altro vincitore tra gli sconfitti, e il Cav. ne è ben consapevole: "Conte è stato indubbiamente abile e sa parlare al suo popolo [...] Il Movimento 5 stelle interpreta un disagio reale che esiste nel paese".