editoriali

Piombino e le inutili timidezze del Pd

Redazione

Lasciare a Calenda e Renzi la battaglia contro il Nimby è un errore di Enrico Letta

Enrico Letta chiede il voto utile. E però, nel pretenderlo, dovrebbe offrire anche un’agenda utile. Utile per il paese, beninteso, ma anche per sostanziare la retorica della polarizzazione, quella per cui la sfida è tra i buoni contro i cattivi. E dunque, con una destra che balbetta sul rigassificatore, con una Meloni che fatica a tenere a bada il suo sindaco riottoso di Piombino, con una Lega che in quanto a No Tap e No Triv ha parecchi scheletri nell’armadio, sarebbe stato utile, appunto, intestarsi senza timidezze la battaglia per dire che sì, le infrastrutture vanno fatte, lo sviluppo e la produttività vanno coordinati con le giuste istanze ambientaliste, ma mai sacrificati sull’altare degli ideologismi green.

 

E d’altronde, se nel bipolarismo raccontato da Letta c’è da una parte chi vuole restare nell’Europa che conta e dall’altra chi vuole sabotarla, sarebbe stato utile rivendicare che nelle linee guida sul RePower Eu diramate a maggio, la Commissione sollecita – pagina 22, punto 13 – proprio il varo di rigassificatori galleggianti promettendo finanziamenti sicuri e immediati. E insomma se si punta al voto utile, allora è stata un’occasione persa, per il Pd, l’aver lasciato al Terzo polo il monopolio del Sì. Tanto più che la bella iniziativa promossa ieri da Matteo Renzi e Carlo Calenda – una lunga diretta social con collegamenti da Piombino, Melendugno e tutti gli altri santuari del Nimby italiano – ha rivendicato interventi quasi tutti approvati da governi guidati dal Pd.

 

E dunque sarebbe stato bello vedere riformisti come Giani e Nardella, democratici coraggiosi, sfidare anche stavolta i meloniani di Piombino sulle ragioni del Sì al rigassificatore; e sarebbe stato sacrosanto chiedere allo spezzino Andrea Orlando di spiegare che nella sua provincia un rigassificatore c’è da anni, e nessuno se ne accorge; e intelligente sarebbe stato pure dare visibilità a uno Stefano Bonaccini che a Ravenna non ha avuto dubbi sull’accogliere un impianto per la trasformazione del Gnl. Sarebbe stato utile, tutto ciò, anche a giustificare la retorica del voto utile.