strane coincidenze

La campagna europea anti sanzioni della destra filorussa di Salvini

Luciano Capone

La Lega in Italia, Le Pen in Francia, AfD in Germania, Fpö in Austria, Spd in Rep. ceca. Il gruppo di Identità e Democrazia ha lanciato in simultanea un'offensiva contro le sanzioni alla Russia, che coincide con le richieste di Putin. Di questi partiti euroscettici il Carroccio è l'unico al governo

Non è possibile stabilire se ci sia un coordinamento a livello europeo, ma di sicuro c’è una coincidenza. Negli ultimi giorni Matteo Salvini ha intensificato le sue critiche alle sanzioni occidentali contro il regime di Vladimir Putin: “Non stanno facendo male alla Russia, che sta guadagnando centinaia di migliaia di miliardi in più. Stanno facendo male a noi, per cui è evidente che ci sia qualcosa da ripensare”, ha dichiarato. Le uscite del leader della Lega non sono un caso isolato, ma si inseriscono in un fenomeno europeo che si è intensificato praticamente in simultanea tra i partiti del gruppo europeo “Identità e Democrazia”, quello di cui fa parte la Lega. Il gruppo euroscettico di estrema destra, attualmente presieduto dal leghista Marco Zanni, è quello che storicamente in Europa ha manifestato più vicinanza alla Russia di Putin. E anche in questa fase delicata, durante l’occupazione dell’Ucraina e la guerra energetica dichiarata dal Cremlino all’Europa attraverso l’arma del gas, i partiti di ID stanno tenendo fede alla propria identità filorussa. In simultanea.

 

Pochi giorni prima che il leader della Lega partisse con le sue dichiarazioni a raffica contro le sanzioni, si era mossa in Germania Alternative für Deutschland, il partito di estrema destra che esprime il vicepresidente del gruppo ID. Tino Chrupalla, il leader di AfD, ha invitato i membri del proprio partito a prendere parte alle manifestazioni antigovernative – la più importante si terrà l’8 ottobre a Berlino – per chiedere la rimozione delle sanzioni alla Russia (“Prima gli interessi tedeschi della guerra economica”) e l’apertura del gasdotto Nord Stream 2, che è stata sospesa a causa dell’invasione dell’Ucraina. Proprio ieri, dal forum economico di Vladivostok, Putin ha dichiarato che “c’è solo un modo” per l’Europa per avere il gas: “In Germania ci sono manifestazioni che chiedono l’attivazione del Nord Stream 2. Siamo pronti a farlo domani, basta premere un pulsante. Ma non siamo stati noi a imporre le sanzioni a Nord Stream 2”.

 

Sulla stessa linea di pensiero c’è Marine Le Pen, l’altra grande leader della destra filorussa europea. Qualche settimana fa, in una conferenza stampa, la presidente del Rassemblement National ha detto che le sanzioni “sono un fallimento”, “fanno soffrire gli europei” e pertanto vanno tolte. Gli alleati austriaci della Fpö, il partito che come la Lega aveva siglato un accordo con il partito di Putin, a fine agosto hanno chiesto un referendum contro le sanzioni: “Non hanno alcun effetto sulla guerra, ma stanno alimentando l’inflazione e danneggiano l’economia nazionale”, ha detto il leader Herbert Kickl. Il 3 settembre, a Praga c’è stata un’importante manifestazione contro le sanzioni alla Russia a piazza San Venceslao, la stessa invasa dai carri armati sovietici nel 1968, organizzata dal partito di estrema destra Spd, alleato della Lega in Europa, contro il governo di Petr Fiala, che a Bruxelles è alleato di Giorgia Meloni.

 

I legami, politici ed economici, dei partiti del gruppo ID con Mosca sono antichi e profondi (sul tema c’è il saggio “Russia and the western far right” del politologo ucraino Anton Shekhovstov), e le richieste di queste forze coincidono con quelle del Cremlino anche dopo l’invasione dell’Ucraina. Ma sorprende, e per certi versi inquieta, che questa agenda venga rilanciata simultaneamente alle offerte di Putin di uno scambio tra gas e rimozione delle sanzioni. Ma in questo scenario l’Italia è un’anomalia. Perché se nel resto d’Europa i partiti della destra filorussa sono ovunque all’opposizione, la Lega di Salvini è l’unico che è al governo e molto probabilmente ci resterà.

 

Il posizionamento rispetto alla Russia è diventato una discriminante in Europa, ed è anche ciò che divide, da un lato, la destra conservatrice guidata da Meloni e dai polacchi del Pis, e dall’altro la destra filorussa di Salvini e Le Pen. Per l’Italia avere al governo un partito che sostiene l’agenda Putin sarebbe un problema di credibilità internazionale, e quindi di interesse nazionale.

 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali