Vladimir Putin durante una recente apparizione pubblica a Petropavlovsk-Kamchatskiy in Kamchatka (Ansa via EPA/ALEXEI KUDENKO/SPUTNIK/KREMLIN POOL)

EDITORIALI

I limiti della guerra energetica di Putin

Redazione

Il petrolio non è il gas e le sanzioni diventano ufficialmente merce di scambio

Le quotazioni del gas hanno reagito alla chiusura a tempo indeterminato del Nord Stream con un aumento dei prezzi, mentre dal Cremlino arrivavano minacce  e scarico di responsabilità. La dichiarazione più importante è del portavoce di Vladimir Putin, Dmitri Peskov, che ha detto che le forniture non ricominceranno fino a quando “l’Occidente collettivo” non rimuoverà le sanzioni. I leader russi non nascondono la volontà di indebolire il sostegno degli europei all’Ucraina attraverso la punizione della crisi energetica. E’ finora la più esplicita richiesta di scambiare la rimozione delle sanzioni con il gas. Le manovre della Russia pesano anche sul mercato petrolifero. I paesi dell’Opec+ hanno accettato di ridurre la produzione di ottobre di 100 mila barili, riportandola ai livelli di agosto.

  

Una decisione voluta dall’Arabia Saudita che mira a tenere il prezzo del barile intorno ai 100 dollari, frenando il calo delle quotazioni delle ultime settimane. Mosca però era contraria. I prezzi alti fanno comodo, ma un taglio della produzione segnala ai compratori che l’offerta sta superando la domanda, mettendo la Russia in una posizione che riduce il suo potere negoziale con i paesi asiatici che acquistano il suo greggio solo in cambio di grandi sconti, in vista tra l’altro dell’entrata in vigore a dicembre dell’embargo europeo al petrolio russo e del price cap deciso dal G7.  Dall’inizio della guerra il petrolio ha garantito grandi soddisfazioni, ma il Cremlino non ha il potere di fare con il petrolio ciò che sta facendo con il gas: il mercato petrolifero è più aperto, globale, pieno di produttori e compratori. I media russi raccontano che l’energia è la carta vincente contro l’Europa, e che le sanzioni fanno più male al sanzionatore che al sanzionato (una rappresentazione che ha illustri sostenitori anche in Italia), ma se fosse veramente così Putin non chiederebbe di rimuovere le sanzioni in cambio delle forniture di gas. E Mosca si godrebbe il trionfo di una vittoria militare sull’Ucraina ed economica sull’occidente sanzionatore.

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