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Il Terzo polo fa le liste e Pizzarotti se ne va: "Non sarò candidato"

L'ex sindaco di Parma, fondatore della Lista civica nazionale, annuncia la retromarcia: "Non ci sono stati spazi seri per candidature non direttamente collegate ad Azione e Italia Viva. Le fusioni a freddo realizzate in due settimane hanno queste conseguenze"

"La mia partecipazione alle elezioni politiche del 25 settembre finisce qui, cioè non inizia". Anche Renzi e Calenda perdono i pezzi, Federico Pizzarotti si sfila: "Non sarò candidato, non ci sono stati spazi seri nel progetto del Terzo Polo per candidature non direttamente collegate ad Azione e Italia Viva", ha annunciato con un post l'ex sindaco di Parma, che ha dato vita nelle scorse settimane alla lista civica nazionale, espressione - almeno delle intenzioni di partenza - delle competenze degli amministratori locali, a partire dai sindaci. 

 

 

E invece, attacca Pizzarotti: "La scelta 'conservativa' e poco coraggiosa è stata quella di 'salvare l'attuale dirigenza' senza aprirsi a rappresentanti dei territori e di persone che potessero far crescere questo nuovo soggetto".  Eppure fino, almeno fino a ieri, il suo nome compariva nelle liste del Terzo Polo,  candidato in Lombardia, Veneto ed Emilia- Romagna, sebbene non si trattasse di seggi sicuri. Lo conferma lui stesso, parlando di "logiche di palazzo" a guidare la compilazione delle liste: "Non avevo chiesto e non mi aspettavo una candidatura blindata. Non sono stati in grado di fare proposte serie e ieri sera ho dovuto a malincuore ritirare la mia candidatura".

L'ex primo cittadino di Parma ha anche sottolineato la mancata candidatura di Gabriele Albertini, sindaco di Milano dal 1997 al 2006. Anche questo, lascia intendere Pizzarotti, ha contribuito alla rottura, ma "purtroppo le fusioni a freddo realizzate in due settimane hanno queste conseguenze".

 

Nel frattempo il Terzo Polo ha incassato l'adesione dell'ex presidente della Basilicata Marcello Pittella, che ha lasciato il Pd, in polemica con le scelta del segretario Letta, per accasarsi nel partito di Calenda. Correrà, appunto, nella sua regione. Tutti i big di Azione e Italia Viva saranno candati al proporzionale, una scelta quasi obbligata considerando che difficilmente il Terzo Polo riuscirà a vincere nei collegi uninominali. Un ragionamento che a quanto pare non ha convinto Pizzarotti. 

Renzi e Calenda correranno in quattro collegi per il Senato, da capolista: il leader di Azione ci proverà nel Lazio (qui sfiderà anche la Bonino all'uninominale), in Sicilia, in Emilia-Romagna e Veneto. Per il senatore di Scandicci invece spazio in Toscana, Campania e in due collegi Lombardi. Nelle liste del Terzo Polo ci saranno anche tutti gli altri big, ministri ed ex ministri: da Bellanova a Bonetti, fino a Carfagna e Gelmini.