Viale Mazzini

Rai Cinema è Rai eternità. La corsa "elettorale" perchè nulla cambi

Il conflitto di Paola Malanga, direttrice del Festival del Cinema di Roma

Carmelo Caruso

L'ad di Rai Cinema, Paolo Del Brocco, è in uscita dopo 12 anni e potrebbe succedergli il presidente di Rai Cinema, Nicola Claudio. Si punta allo switch

E’ più vera della vera. C’è un’altra campagna elettorale oltre la campagna elettorale. Chi la vince diventa premier del cinema italiano. Significa varare la finanziaria delle pellicole, scegliere registi al posto dei ministeri, indirizzare sensibilità, orientare pensiero. Significa diventare amministratore delegato di Rai Cinema. Oltre 299 milioni di euro di ricavi, produzioni, partecipazioni ai festival (Cannes, Berlino, Venezia, Roma). E’ senza dubbio la pietra preziosa della Rai.

 

Ha due figure apicali. Uno è l’amministratore delegato. Si chiama Paolo Del Brocco ed è tra i più longevi manager d’Italia. Dodici anni. Per le sue competenze era stato indicato come possibile ad Rai, ruolo che è poi stato assegnato a Carlo Fuortes. L’altra figura decisiva di Rai Cinema è Nicola Claudio. Dal 2013 è il suo presidente. Da pochi giorni , dal 1° agosto, è però trino. Oltre a questa importantissima carica, è  “direttore governance e segreteria societaria” e “responsabile  dello staff del presidente”. Si intende la presidente Rai, Marinella Soldi. Questa direzione staff è una novità che lo rafforza, quasi un comitato elettorale.

 

Quello che tutti sanno sta per accadere (ed ecco perché si parla di campagna elettorale) è l’uscita di Del Brocco. A causa delle leggi dell’Anticorruzione non può più ottenere rinnovi. Il più accreditato a sostituirlo è proprio Claudio con cui potrebbe avvicendarsi. In Rai lo chiamano “switch”.  Tu al posto mio, io al posto tuo. Serve a lasciare congelato un mondo, quello di Rai Cinema,  la piccola Bankitalia della Rai.

 

Ci sono mandati di oltre  sette anni. Quello di Luigi Lonigro, ad esempio, direttore della 01 Distribution (fa parte della Rai). E’ in quella posizione dal 2011. Un altro è Giuseppe Sturiale, direttore generale di Rai Cinema dal 2010. Ma il caso più eclatante resta quello di Paola Malanga. E’ la nuova direttrice artistica della Festa del Cinema di Roma ma anche una dipendente Rai. Dal 2000 al 2013 è stata responsabile dei documentari per Rai Cinema. Dal 2015 del prodotto. Ha già dichiarato pubblicamente di voler usufruire dell’aspettativa e tornare, dopo la direzione del festival, in Rai. In molti hanno sollevato il possibile conflitto di una direttrice che dovrà selezionare film prodotti da Rai Cinema da dipendente in aspettativa di Rai Cinema. Il  conflitto è anche  di affetti. Riguarda il marito della Malanga, anche lui  dipendente di Rai Cinema. Si tratta di Gabriele Genuino, il responsabile della produzione documentarista che fa capo a Claudio, il presidente che, come detto, entra in questa “campagna elettorale”  multipla.

 

Del Brocco, uscendo, torna infatti come possibile candidato ad Rai quota “garante”. Così come “l’agenda Draghi”, che è diventato uno stereotipo, in Rai va di moda ultimamente il termine “garante”. Si propongono tutti come  garanti per il dopo Fuortes che lo stesso Fuortes potrebbe favorire. Stanco delle critiche, potrebbe dimettersi anticipatamente se gli offrono la guida di un teatro. Un altro “garante” per il ruolo di ad è l’ex “casiniano” Roberto Sergio, attuale direttore di Radio Rai. Una delle critiche che viene fatta alla Rai è che la Rai non racconti la campagna elettorale. Chiaro  che non può. E’ troppo concentrata sulla propria.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio