Passeggiate romane

Dopo il voto il Pd rischia di sfaldarsi fra le mani di Letta

Il segretario dem punta a ottenere il massimo dei voti per blindarsi. Ma anche se le cose dovessero andare bene le lotte intestine potrebbero tornare

Sono giorni che Carlo Calenda va ripetendo ai suoi : “Guardate bene come Letta sta preparando questa alleanza. Il suo obiettivo non è tanto vincere, perché non ci crede nemmeno lui, e sbaglia, quanto far avere al Pd più voti di Fratelli d’Italia. Questo è il suo chiodo fisso”. Ebbene la frase del leader di Azione non è una malignità, come potrebbe apparire a tutta prima, ma si basa su un ragionamento che è suffragato dalle riflessioni di alcuni esponenti di primo piano del Partito democratico. Letta, infatti, ritiene che difficilmente qualcuno lì dentro gli potrà imputare la sconfitta elettorale, visto che si va al voto all’improvviso, con uno scioglimento anticipato della legislatura. Perciò il segretario dem punta a ottenere il massimo dei voti per il suo partito, per blindarsi. Al contrario, se oltre alla sconfitta con il centrodestra andasse male anche il Pd allora per Letta sarebbero problemi.

Il ragionamento del segretario del Partito democratico regge. Ma fino a un certo punto. E’ vero, e lo si vocifera dalle parti del Pd, che in caso di risultato non buono dei dem c’è chi è pronto a chiedere la testa del leader. Del resto il tiro al segretario è uno sport molto in voga nel Pd dalla sua fondazione. L’ala sinistra del partito scalpita e potrebbe puntare alla segreteria se i dem andassero male. Si fanno i nomi di Andrea Orlando e di Beppe Provenzano come possibili candidati alla segreteria.

Ma in caso di sconfitta elettorale il 25 settembre, anche se il Partito democratico andasse bene, cioè se avesse più voti di Giorgia Meloni, potrebbero insorgere dei problemi per Letta, perché Base riformista, cioè la corrente dem che è sempre stata molto cauta sui rapporti con i 5 stelle, potrebbe avere da ridire. Cioè potrebbe chiedere conto al segretario delle scelte fatte, privilegiando l’asse con Giuseppe Conte e con i 5 stelle. “Di questo prima o poi bisognerà parlare. Non certo adesso che siamo praticamente già in campagna elettorale, ma sicuramente una volta chiuse le urne una riflessione sugli errori di questa strategia andrà fatta”, dice un autorevole esponente di quella corrente.

Dunque, il Pd, che da quando è stato eletto Letta si è mostrato un partito compatto e unito, un partito che sembra aver archiviato le lotte intestine degli anni di Zingaretti, potrebbe tornare a dividersi tra non molto tempo…

Di più su questi argomenti: