Carlo Calenda durante una conferenza stampa del suo partito (Ansa)

prove di coalizione

Calenda: "Letta ci risponda. Le nostre condizioni per un'alleanza sono chiare"

Alberto Chiumento

La coalizione dipende dal segretario del Pd, dice il leader di Azione. Che ribadisce i paletti: fuori Bonelli, Di Maio e Fratoianni dagli uninominali e chiarezza sui punti dell'agenda Draghi, dai rigassificatori alla revisione del reddito di cittadinanza 

Da Enrico Letta non arrivano risposte precise e il tempo stringe. L'accusa è di Carlo Calenda, che in una intervista pubblicata dal Corriere della Sera si è detto molto “deluso” dalla discussione con il Pd: "È una settimana che chiedo a Letta di rispondermi ed è una settimana che entrano nella coalizione persone che rappresentano il contrario di quello che dovremmo fare". Una posizione poi ribadita con un video su Twitter, in cui il leader di Azione rimette il destino dell'alleanza nelle mani del segretario del Pd: "Senza una risposta la coalizione salta".

 

 

Poco prima del video, Calenda aveva anche pubblicato una lettera rivolta al segretario del Pd. Nel testo si chiariscono ancora una volta le condizioni: “Non un voto di Azione e +Europa a persone che non hanno votato la fiducia a Draghi, che sostengono la necessità di abbandonare quella agenda o che hanno inventato partiti all'ultimo secondo”. Come spiegato al Corriere il riferimento, già piuttosto chiaro, è rivolto a Luigi Di Maio, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli.

 

Nella lettera Calenda spiega anche che “visto che il Pd ci tiene tanto a candidarli lo facesse nel proporzionale e nella lista Democratici e progressisti. Noi non candideremo negli uninominali Mariastella Gelmini e Mara Carfagna, che pure sono ministre in carica del governo Draghi, proprio per trovare tutte le soluzioni che uniscono”. Gli ingressi di Gelmini e Carfagna in Azione rappresentano un'importante aggiunta per il partito di Calenda, e sono stati annunciati ufficialmente venerdì con una conferenza stampa.

 

Il secondo punto imposto da Calenda al Pd riguarda l'omogeneità dei programmi politici al fine di costruire una solida alleanza. Basandosi sull'agenda Draghi, Azione propone una un'agenda repubblicana che include anche il salario minimo, il supporto alle infrastrutture energetiche, sulle quali il Pd non si è ancora espresso in modo definitivo, e una revisione – ma non un'abolizione – del reddito di cittadinanza. È proprio su questi temi “noti da giorni” che Azione chiede una risposta a Letta, avvertendo in conclusione di lettera che “il tempo stringe”.

 

 

Calenda inoltre non condivide l'intenzione del Pd di allargare l'alleanza anche a chi, come Fratoianni, ha sfiduciato Draghi e a chi, come Bonelli, si oppone a infrastrutture e termovalorizzatori. Il leader di Azione non vuole nell'alleanza nemmeno l'ingresso del nuovo partito di Di Maio perchè "è il simbolo del trasformismo e dell’incompetenza". “Dalle parti del Pd – ha detto al Corriere – sempre più persone si fanno avanti per ripudiare l’agenda Draghi e chiedere la riesumazione dei 5 Stelle”; anche per questo “la coalizione sta diventando una roba improponibile: ci facciamo ridere dietro. Non vinceremo mai così.”

 

Per il leader di Azione l'alternativa, ribadita ancora oggi, è quella di “uscire dalla coalizione e di sfidare con coraggio e serietà la destra senza zavorra”. Tutto dipende dai tempi e dalla risposta del Pd. "Se non dovesse arrivare una risposta chiara, la rottura dell'alleanza sarà completamente di responsabilità di Letta", ha detto Calenda nel video pubblicato su Twitter.