"Compagno Freud"

Letta ha fretta. Calenda fa l'Amleto. A sinistra torna "la psicanalisi di classe"

Carmelo Caruso

Calenda non sopporta Fratoianni che non sopporta Calenda, ma Fratoianni ha il problema del simbolo. Il Pd spera nell'alleanza con entrambi tanto è "solo una scappatela elettorale"

E’ nuovamente “psicanalisi di classe”. “Carlo Calenda? Io conosco solo Carlo Verdone” (Matteo Orfini). “Calenda?  Se ne vada per la sua strada” (Nicola Fratoianni). “Calenda? E’ il Bottini del libro Cuore. Un bebè” (Giorgio Cremaschi). A sinistra, sono tormentati anche quando praticano “le scappatelle elettorali”. Il Pd di Letta vuole “l’alleanza tecnica” con Azione ma “il programma lo decide la forza di maggioranza che è il Pd”. Calenda studia come vincere meglio: “Mi apparento o mi faccio il polo (terzo)?”. Si deve chiudere entro domenica. Nel Pd c’è chi torna a citare il vecchio brocardo di Arturo Parisi: “A volte è meglio perdere che perdersi”.


I deputati del Pd, quelli progressisti, lo chiamano “il Bordiga dei Parioli”. Quelli riformisti, che pure gli sarebbero più vicini culturalmente, lo definiscono “l’Amleto del metaverso” e vogliono dire che il problema di Calenda è Calenda: “C’è un Calenda reale e poi c’è un Calenda di Twitter. Essere o non essere Calenda, questo è il dilemma”.

 

Alfredo Bazoli che è un deputato colto e perbene del Pd, alla Camera, dà l’alleanza con Azione per fatta “perché anche Calenda rischia. E’ vero che può correre da solo, cercare il colpo, ma può anche perdere tutto. Il suo pericolo si chiama voto utile. Alla fine è solo un’alleanza elettorale”. Raccontano che in queste ore, Calenda, che per l’ex segretario della Fiom, Cremaschi, esponente di Pap (Potere al popolo) è “il capoclasse autonominato, il ragazzo perbene che pretende di sapere tutto”, stia tartassando le società demoscopiche. E’ dato al 6 per cento, ma con Gelmini, Carfagna, Brunetta, Renzi potrebbe arrivare al 10 per cento. Calenda può anche contare sul dato di + Europa, il partito di Emma Bonino, Riccardo Magi e Benedetto Della Vedova. Spiega Magi che, alle ultime elezioni politiche, su 37 seggi dell’uninominale, la sua + Europa è stata decisiva in ben 19 seggi e dunque “devono riconoscere il nostro contributo”.

 

Della Vedova, porta l’esempio concreto, quello del collegio di Milano e se la prende con la legge elettorale che “diciamo la verità è mefistofelica”. Non ne abbia il povero Ettore Rosato, che davvero non c’entra nulla, ma la sua legge è oggi la più maledetta dal Parlamento. A proposito di maledizione. Stefano Fassina, il compagno Fassina, per sfuggire a quella di Calenda (la maledizione) preferisce tornare alla sua vita precedente: “Io non ci sto”. Non si candida (“non posso con l’agenda Calenda. Nucleare, immigrazione, siamo troppo diversi”) al contrario dei suoi amici, quelli della diaspora, Pier Luigi Bersani, Roberto Speranza, che correranno nella lista aperta di Letta, ma sognando ancora il campo largo con il M5s, come ripete Bersani. E’ un altro che non apprezza Calenda che, vale ricordare, è stato iscritto alla Fgci (tessera rilasciata da Ignazio Vacca).

 

Ed è una stranezza. Le uniche riforme liberali che ancora resistono le ha fatte proprio Bersani che oggi non vuole allearsi con il liberale Calenda. La bestia di Calenda è invece Fratoianni che, grazie ad alcune indagini trotzkiste, abbiamo capito perché non può rompere totalmente con il Pd (e dunque con Calenda). Le cose stanno così: Articolo 1 (Speranza, Bersani) escluderebbe Calenda, e si sa. Calenda non ama Articolo 1 che però teme Sinistra Italiana di Fratoianni perché si approprierebbe della sinistra a sinistra. Per Fratoianni sarebbe meglio fare un’alleanza con il M5s di Giuseppe Conte (“sono stato bulizado, bulizado, dal bensiero dominande”) che come ha rivendicato sarà “il terzo incomodo” (per inciso, i terzi incomodi sono i guardoni). Il problema di Fratoianni è che  Sinistra Italiana usufruisce del simbolo di Leu di Pietro Grasso che tuttavia, essendo amico di Bersani e Speranza, è tenuto ostaggio dato che i due hanno stretto l’accordo con Letta.

 

Si dice che Letta abbia proposto a Calenda di gestire le due nevrosi perché le elezioni saranno le “nostre Dolomiti”: “Io mi occupo di Fratoianni, tu di Renzi”. E non si capisce perché Calenda dovrebbe farsi carico di Renzi se non, come spiega un vecchio amico di Renzi, ricorrendo al tema del doppio. Spiega infatti: “Calenda è il doppelgänger di Renzi. Un Renzi fuori da tutto è un pericolo per Calenda”. E perché? “Perché lo infilzerebbe ogni giorno su Twitter che resta la vera grande chiave. Sono leader, sia Renzi sia Calenda, che hanno costruito la loro reputazione sui social. Renzi potrebbe colpire Calenda su ciò che gli fa più male: la coerenza. Renzi può ottenere da Calenda tre seggi e avere la sua tribuna”. E’ chiaro che in questo ambulatorio chiunque sia sano direbbe come Fausto Raciti, deputato del Pd: “Per me, il segretario Letta ha pieno mandato”. Un popolare, inteso come un’antica candela del partito popolare, notava che Letta ce la potrebbe fare e non solo perché come fa notare a Calenda: “La scelta è tra fare un risultato mai visto o fermare la peggiore destra mai vista”.

 

Usa metafore inedite per lui: “Occhi di tigre”; “applausi da coccodrillo”; “nessuno settimo cavalleggeri ci salverà”. Ha ben presente che una cosa sono i sondaggi e l’altra è il vento, quel movimento degli uomini che è già sfavorevole. Un deputato del Pd registra: “Nelle amministrazioni, nei posti di potere, sono già tutti di destra. Non si trova un uomo di sinistra neppure al camposanto”.


 

Di più su questi argomenti:
  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio