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l'accusa

Tassisti, Putin e richieste di debito: i tre schiaffoni di Draghi a Conte e Salvini

Gianluca De Rosa

Nel suo intervento in Senato il premier ha bacchettato M5s e Lega in almeno tre passaggi. Il centrodestra annulla gli interventi in Aula: parleranno solo i capigruppo. "L'idea di rompere è nell'aria", ci dice il forzista Cangini

Serve un nuovo patto di fiducia sincero e concreto per andare avanti, i partiti e voi parlamentari siete pronti a ricostruire questo patto?”, ha detto il presidente Mario Draghi concludendo le sue comunicazioni al Senato. Adesso, dunque, la palla passa alle forze politiche. Si va avanti o si torna alle urne? Osservati speciali: Lega e M5s. Al termine delle comunicazioni del presidente i due partiti sono gli unici che non hanno applaudito. Il segretario del Carroccio Matteo Salvini ha riunito i suoi i senatori in una sala di palazzo Madama per decidere il da farsi. Dal suo staff fanno filtrare che nelle ultime ore Salvini ha avuto altri contatti con amministratori locali, associazioni di categoria, sindacati e imprenditori. Soprattutto è costante, sempre aperto, il collegamento con Silvio Berlusconi. A differenza dei leghisti i senatori di FI si sono spellati le mani per applaudire il presidente Draghi. 

Una differenza che passa anche attraverso i sonori tre ceffoni che l’ex presidente della Bce ha tirato alla Lega nel corso del suo discorso a palazzo Madama, mentre elencava tutte le intemperanze dei partiti che hanno “fiaccato l’azione di governo”. 

Il primo riguarda la richiesta insistente del Carroccio di uno scostamento di bilancio. “Le richieste di ulteriore indebitamento si sono fatte più forti proprio quando maggiore era il bisogno di attenzione alla sostenibilità del debito”, ha detto Draghi. Il presidente ha poi ricordato il surreale sostegno della Lega alle proteste dei tassisti contro il ddl Concorrenza e il governo. “Ora - ha ammonito - c’è bisogno di un sostegno convinto all’azione dell’esecutivo, non di un sostegno a proteste non autorizzate, e talvolta violente, contro la maggioranza di governo”. Infine la politica estera, la guerra in Ucraina. “In politica estera - ha detto Draghi - abbiamo assistito a tentativi di indebolire il sostengo del governo verso l’Ucraina, di fiaccare la nostra opposizione al disegno del presidente Putin”. Un riferimento decisamente esplicito alle uscite del segretario della Lega, alle sue aspirazioni di volare a Mosca, alle sue figuracce sul confine polacco. 

Il risultato per adesso è che tutti gli interventi in aula di Lega e FI sono stati annullati. Parleranno solo i capigruppo. Il senatore di FI Andrea Cangini lo dice così: “L’idea di rompere è nell’aria”.