L'intervista

Marcato, l'assessore di Zaia: "Avanti con Draghi, Salvini pensi ai fondi del Pnrr"

Francesco Gottardi

Il responsabile leghista dello Sviluppo Economico della giunta veneta: "In ballo i finanziamenti europei: Matteo prenda in considerazione le esigenze dei territori e del tessuto imprenditoriale. Conte? E' il cecchino della situazione"

"Avanti con Draghi. Soprattutto per quel che c’è in ballo, a partire dal Pnrr. Quindi Salvini ascolti le esigenze del Veneto, dei territori, del tessuto imprenditoriale: tra guerra, rincaro energetico ed economia in ginocchio, ci mancava solo la crisi di governo”. È l’appello al Foglio di Roberto Marcato, assessore regionale allo Sviluppo economico e fidatissimo ‘bulldog’ leghista di Luca Zaia. “Io e lui siamo amministratori più che politici”, sottolinea: “In quanto tali, la nostra priorità è dare voce alla terra che rappresentiamo”.
 

Qual è la percezione della crisi in Veneto?
“Che c’è molta preoccupazione. In questi giorni ho parlato con commercianti, industriali, associazioni di categoria: un paese senza una guida, costretto a ripartire da capo, genererebbe ancora più incertezza all’interno di una fase storica così delicata. E poi c’è stato poco tempo per elaborare quanto sta accadendo a Roma. Nessuno si aspettava un’escalation del genere”.
 

Fino al rischio delle urne.
“Il voto è democrazia: non potrà mai essere un dramma. Però è chiaro che sarebbe un elemento di ulteriore criticità. E allo stesso tempo, avanti con Draghi non dev’essere un messaggio oltranzista. Detesto il concetto di supereroe all’italiana, dall’altare al dimenticatoio in un batter d’occhio. Ma questo premier rappresenta un obiettivo, un governo di unità nazionale con dei dossier di capitale importanza per il futuro dell’Italia. Magari è arrivato il momento di ricentrare questi obiettivi: trascorrere mesi a cincischiare con i 5 Stelle che si impuntano su argomenti non contingenti, è frustrante per tutti”.

Tocca anche al Carroccio, dare una risposta governista.

“Salvini ora sta interloquendo con i nostri parlamentari.  E' in programma una cabina di regia leghista: presenti i ministri, i vicesegretari, i governatori. La volontà del partito è trovare una sintesi tra le esigenze dei territori e le esigenze politiche”.

È chiaro dove spingerà Zaia.
“Ve l’ho detto, no? Siamo amministratori. Ma ci sono anche altre sfumature da considerare: un governo Draghi 2 serve al paese? Come restituire stabilità alla legislatura nella sua fase finale? Chi lavora a Palazzo Chigi non ha la stessa prospettiva di chi lo fa in Veneto”.

Poi c’è il tema degli ‘irresponsabili’.

“Meloni? Fa il suo gioco, all’opposizione. Non ha mai sostenuto questo esecutivo quando funzionava, non mi stupisce che cerchi di affossarlo ora in piena crisi. Anche perché è da anni che batte sul tasto della coerenza”.


Passiamo allora a quelli di governo.
“Non lo scopro certo io: il cecchino di questa storia è Giuseppe Conte. Incomprensibile e inquietante. Nel momento in cui Roma è una città sommersa dai rifiuti e si propone una soluzione energetica attenta alla crisi delle materie prime, come si può uscire dal Senato? C’è una cosa che mi fa riflettere”.

Prego.
“La costante delle ultime tre crisi di governo è il M5S: dove ci sono loro non c’è futuro”.

Lontani i tempi gialloverdi…

“Ma la Lega è un partito strutturato: ha un’organizzazione, un’accesa dialettica interna e dei contenuti storici. Non c’entriamo nulla con quelli là. Rispetto i cittadini che li hanno portati ad essere la prima forza del Parlamento: sono i rappresentanti del Movimento ad aver dato continue prove di inaffidabilità, contraddizioni. E miopia. Draghi è un fior di politico, di caratura europea: non ha il tarlo della mediazione ad ogni costo, tipico della nostra tradizione. Era chiaro che dopo l’attacco di Conte sarebbe finita così”. 

E come finirà, adesso?
“Difficile dirlo. Dobbiamo lavorare a una soluzione che tenga conto delle esigenze delle nostre imprese e di chi non ce la fa ad arrivare a fine mese. Mi innamoro dei risultati, non dei mezzi”.

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