Palazzo Chigi

Draghi avvisa M5s e Lega: "Basta ultimatum". Il voto non è più tabù

Carmelo Caruso

Il premier si impegna sul salario minimo e dichiara che non ci sarà "un governo senza M5s o un altro governo Draghi". Si rimette a Mattarella. Si parla già di voto e Draghi bis

Dunque per Mario Draghi “non c’è un governo senza il M5s”, “non ci sarà un ulteriore governo Draghi” e se il M5s deciderà di non votare il dl Aiuti, giovedì, in Senato, sarà Sergio Mattarella a decidere se rinviare il premier alle Camere: “Chiedete a Mattarella”.

Interrogato in conferenza stampa, il premier si è consegnato al presidente della Repubblica. Ha avvisato che “con gli ultimatum il governo non lavora, perde il suo senso di esistere” e che se “si ha la sensazione che sia una sofferenza stare al governo bisogna essere chiari. Lo dico a chi promette sfracelli a settembre”. In molti  hanno letto un riferimento alla Lega. L’impegno di Draghi al M5s, alle parti sociali, è su salario minimo, aiuti, sgravi, cuneo. In queste ore, anche al Quirinale, si parla della possibilità di andare al voto.


Affiancato dai ministri  Giorgetti e  Orlando, il premier ha ancora una volta chiesto a Giuseppe Conte di restare al governo ma lasciando intendere che lo scenario che si aprirebbe, in caso di crisi, non esclude quel voto anticipato a cui il M5s non crede. Di mattina, a Palazzo Chigi, Draghi ha ricevuto i sindacati. Oggi sarà il turno di Confindustria. La proposta Orlando, illustrata in conferenza stampa, è chiara, è la più avanzata e va oltre rispetto a quanto propone il M5s. Eccola: “Applicare il migliore contratto possibile per settore; cuneo fiscale e decontribuzione per sostenere assunzioni stabili, premi per incentivare a chiudere i contratti scaduti da anni”.

 

Come ha detto Draghi, ci sono contratti fermi  da “oltre nove anni”. Per Orlando nell’agenda di governo è entrato, e in misura maggiore “il tema della precarietà del lavoro”. Si annuncia un nuovo decreto “corposo” che, comericonosceva Draghi, è il bell’aggettivo usato dal “soprasegretario” Roberto Garofoli. Sindacati e governo si rivedranno fra due settimane. Quando i segretari sono usciti da Palazzo Chigi, come accade spesso, si sono divisi. La Cisl con Luigi Sbarra ha salutato l’iniziativa come positiva e parlato di scostamento a fine anno. La Cgil di Maurizio Landini era infastidita: “Abbiamo portato a casa solo un ulteriore incontro. Dirò questo ai miei iscritti”. Non accorgendosi che lo ascoltava più di qualche giornalista, Landini si è sfogato così: “Draghi si è servito di questo incontro con noi per prendere tempo con il M5s. E’ la verità”. Il governo non ha mai voluto caricare di attese l’incontro con i sindacati. Si è consapevoli che servono risposte che vanno oltre l’emergenza per “incrementare il netto salariale”. In conferenza Draghi voleva fare notare che il governo ha già stanziato oltre 33 miliardi di aiuti: “Non è vero che il governo non ha agito. Adesso occorre essere insieme”.

Al momento si esclude ancora uno scostamento. Draghi non aveva neppure finito di dirlo che Matteo Salvini faceva sapere che no: “Io la penso in maniera contraria sullo scostamento”. E’ uno di quelli che promettono “sfracelli”, quegli sfracelli che, malgrado tutto, osservava Draghi, hanno finora permesso al governo di “andare avanti”. Va riconosciuto che subito dopo Salvini ha promesso “lealtà” e niente strappi. Che il voto non sia più tabù si è capito dalla risposta aperta di Draghi su un eventuale voto in autunno: “Non commento scenari ipotetici, oltretutto sono parte in causa”. Lo scenario canonico, in caso di crisi, prevede verificare se esiste ancora una maggioranza in Parlamento. La novità e che adesso anche al Quirinale non viene escluso nulla. In molti sono dell’opinione che  Draghi si rimetterà al volere di Mattarella. Luca Lotti, che nel Pd è Base riformista, dice che se il M5s “esce, lo scenario del voto è probabile con elezioni a marzo”. Invitato alla stampa estera, Draghi ha spiegato perché non comunica: “Ma perché io mi attendevo un vostro invito a cena!”. Ha scherzato da nonno. E’ convinto di fare ancora nonno-premier.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio