Quella del liberalismo politico, in Italia, è una storia di astio, dispetti e ripicche. Se continua così, a mancare sarà di nuovo l’happy ending
I liberali sono ovunque minoranza nel mondo. Liberali di tutti i paesi, unitevi! Sarebbe un programma per buoni lettori di libri e riviste, per ceti urbani lenti e riflessivi e qualche country gentleman disperso. Questo vale per Macron, che ha stabilmente con sé un quinto o un quarto dei francesi, a parte quando non ci sia alternativa fra lui e una enragée professionale di estrema destra. Anche in quel caso, lo si è visto domenica, la tentazione qualche settimana dopo è dargli una bella lezione di umiltà politica, a costo di rendere meno governabile il paese meno liberale del mondo. Nel 2017 fu diverso per via dell’effetto sorpresa e speranza, con il crollo delle certezze storiche e dei vecchi partiti. Il liberale astuto si era programmato come un riformatore radicale, se non un rivoluzionario. Diventato a sua volta un campione liberale di establishment, e non poteva che essere così, dopo una serie di terremoti sociali e politici, il presidente jupitérien è stato duramente castigato da destra e da sinistra.
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