Il piano

Desalvinizzare la destra. Appunti su una coalizione anti Papeete

Claudio Cerasa

Il centrodestra che si presenta alle elezioni diviso, simile a un’espressione geografica, scopre di avere in realtà un collante forte e invisibile che unisce Meloni, Cav. e Lega di governo

Il centrodestra che si avvicina alle elezioni amministrative viene spesso descritto come una coalizione molto divisa, molto tumefatta, molto sofferente, per via di una serie di circostanze oggettive che si è andata a stratificare nel tempo. La prima circostanza, di antica data, ha a che fare con la presenza di una coalizione formata da un partito, Fratelli d’Italia, che si trova all’opposizione di un governo all’interno del quale si trovano i suoi due alleati, ovvero Lega e Forza Italia. La seconda circostanza, più fresca nel tempo, ha a che fare con una doppia frattura traumatica emersa durante l’elezione del presidente della Repubblica, a fine gennaio, quando un pezzo non irrilevante del centrodestra, da Giorgia Meloni ai governatori leghisti, tifava per avere Draghi al Quirinale, a differenza di Matteo Salvini, e quando poi, una volta presa la decisione di rieleggere Sergio Mattarella, due partiti della coalizione, Lega e Forza Italia, hanno scelto di votare il bis del capo dello stato mentre uno dei partiti della coalizione, Fratelli d’Italia, ha riempito di insulti affettuosi tutti i partiti, compresi gli alleati, che hanno votato la riconferma di Mattarella.

 

L’impressione, come forse direbbe Klemens von Metternich, che il centrodestra italiano sia solo una allegra espressione geografica potrebbe essere confermata dal fatto che sul sostegno all’Ucraina, impazzimento degli impazzimenti, il partito del centrodestra più vicino alla linea del governo è quello che si trova fuori dalla maggioranza, ovvero Fratelli d’Italia, e dal fatto che alle amministrative in alcune città importanti il centrodestra si presenterà estremamente diviso.
 

A Verona, Lega e Fratelli d’Italia sostengono il sindaco uscente, Federico Sboarina, mentre Forza Italia sostiene Flavio Tosi. A Parma, Lega e Forza Italia sostengono l’ex sindaco della città, Pietro Vignali, mentre Fratelli d’Italia punta su un altro candidato. A Catanzaro, Lega e Forza Italia sostengono una candidatura civica mentre Giorgia Meloni sostiene una candidatura alternativa. A Messina, Forza Italia e Fratelli d’Italia sostengono un candidato mentre la Lega ne appoggia un altro. A Viterbo Lega e Forza Italia appoggiano un candidato, Claudio Ubertini, mentre Fratelli d’Italia ne appoggia un altro. Eppure esiste un collante invisibile  che in modo carsico sta sorprendentemente creando all’interno del centrodestra quello che maliziosamente si potrebbe dire un campo largo. Un campo largo che accomuna la leadership ufficiale di Fratelli d’Italia, la leadership unica di Forza Italia, le leadership ombra della Lega e che ha come unico e inconfessabile obiettivo quello di desalvinizzare il centrodestra italiano.
 

In fondo, la forza vera di Giorgia Meloni, che stasera sarà chiamata a offrire una prova da Actor Studio quando sarà insieme con Salvini sul palco di Verona a sostegno del sindaco uscente,  è quella di essere percepita come l’unica leadership in grado di tenere lontana la  coalizione dall’effetto Przemysl, dal rischio cioè che ogni passo in avanti di un centrodestra a trazione salviniana possa fare i conti con gli stessi fantasmi del passato mostrati a Salvini dal sindaco Pawel Zastrowski durante la scampagnata in Polonia.

 

In fondo, il vero sogno inconfessabile di Silvio Berlusconi, e della sua Forza Italia, è quello di poter federare i due partiti, Lega e FI, non per consegnare la sua dote a Salvini ma per poter esercitare, da presidente, la sua egemonia, e trasformare Salvini in un portavoce influencer della nuova federazione. In fondo, per concludere, è questo il vero sogno inconfessabile, e in verità sempre più confessabile, da parte di una Lega di governo che negli ultimi mesi ha compiuto il percorso opposto a quello tentato da Salvini. Il leader della Lega, fino a oggi, ha provato a utilizzare la sua esperienza nel governo Draghi per dimostrare che Draghi in fondo altro non fa che guidare il paese facendo propria l’agenda Salvini.

 

La Lega di governo, invece, quella formata dai governatori, quella tenuta in mano da Giorgetti, ha cercato di utilizzare l’esperienza di governo per moderare la Lega allontanandola dalla stagione buia del putinismo sfacciato e dell’antieuropeismo smaccato. La destra italiana è disunita quasi su tutto ma su un punto oggi sembra trovare una sua solida convergenza:  desalvinizzare il centrodestra italiano mettendolo al sicuro dalla modalità Papeete.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.