Il terzo incomodo

La carta Gasbarra per evitare le primarie nel Lazio

Gianluca De Rosa

L'assessore alla Sanità Alessio D'Amato e il vicepresidente della Regione Daniele Leodori sono pronti alle primarie per scegliere il candidato del centrosinistra in Lazio, ma dal Nazareno auspicano un percorso diverso: "E’ importante applicare il metodo usato a Roma: confronto tra tutti per poi arrivare all’unità”

L’assessore Alessio D’Amato lo ha già detto: “Se ci saranno, parteciperò alle primarie”. Oggi farà lo stesso anche il vicepresidente della Regione Lazio Daniele Leodori. “Sarà una prova muscolare”, garantiscono dal suo staff, che per numero di componenti potrebbe competere con quello del presidente degli Usa Joe Biden. Ci saranno sindaci, amministratori locali, come si dice: “pezzi di territorio”, un gruppone di tante sacche di consenso locale, che poi è quella che Leodori considera la sua vera forza. Ma le primarie per il dopo Zingaretti si faranno davvero? 

Il rischio è che il futuro del Lazio possa finire per confermare il più classico dei proverbi: tra i due litiganti il terzo gode. Il terzo in questione si chiama Enrico Gasbarra. Pochi giorni fa a nessuno è sfuggita la sua presenza ad un evento promosso dalla lista civica Gualtieri. Potrebbe essere lui la carta per mettere d’accordo tutti ed evitare le primarie. Anche se da anni ai margini della politica capitolina Gasbarra a Roma ha una storia di tutto rilievo. Già nel ’93 era presidente del consiglio comunale, vicesindaco dal 2001 al 2003 con Veltroni alla guida di palazzo Senatorio, presidente della Provincia dal 2003 al 2008 e poi deputato fino al 2014. Infine a Bruxelles come parlamentare europeo fino al 2018. Una carriera sempre nelle fila del centrosinistra democristiano (popolari, Margherita, Pd).

Si vocifera che sia anche amico personale di Giuseppe Conte, una garanzia per la coalizione larga con il M5s. Già da mesi sonda la situazione. A febbraio, mentre parlamentari e senatori cercavano la quadra per eleggere un nuovo presidente della Repubblica, lui, a pochi passi da Montecitorio, prendeva un caffè con l’assessore all’Urbanistica e Rifiuti, Massimiliano Valeriani, un pezzo da novanta nella geografia del Pd romano. Ed è sempre la Regione che dal 2020 gli ha affidato la guida dell’Ipab Isma, un istituto che si occupa di fornire servizi socio-sanitari ai minori e agli anziani che si trovano in condizioni di emarginazione sociale. Anche con Gualtieri i rapporti sono buoni. Quando il sindaco guidava il Mef aveva affidato a Gasbarra una consulenza da 75 mila euro e lo avrebbe voluto alla guida di Eur Spa. Per lui dentro al Pd avevano già pensato a un destino simile proprio a quello di Gualtieri. Prima test nel feudo dem della Ztl, il seggio Roma-1 a Montecitorio, poi, un anno più tardi, la candidatura per la Regione. Alla fine però, per il posto che fu di Gentiloni prima e Gualtieri poi, fu scelta Cecilia D’Elia e intanto mezza giunta Zingaretti si è candidata per succedere al governatore.

La “questione Lazio” preoccupa Enrico Letta. E’ tra i dossier da sbrigare al più presto: subito dopo le amministrative. E questo perché “il Lazio è una best practice per il Pd”, una regione governata da 10 anni da Nicola Zingaretti e che dunque non può essere in alcun modo trascurata. Soprattutto dopo che in autunno i dem sono riusciti a riconquistare il Campidoglio. Enrico Letta non ha ancora indicato quale sarà il metodo per scegliere il candidato. Il sospetto è che sia lui sia Zingaretti non considerino le primarie la formula migliore. “E’ importante applicare il metodo usato a Roma: confronto tra tutti per poi arrivare all’unità”, dicono dal Nazareno. Si sente odore di Gasbarra.

Più che D’Amato l’ostacolo a questa soluzione è Leodori e la filiera che lo appoggia, l’AreaDem di Dario Franceschini. Quella di oggi non sarà la presentazione di una candidatura di facciata, ma il passo in avanti di qualcuno che fa sul serio. E tra gli uomini dell’aspirante presidente c’è un certo fastidio. “Nessuno gli ha mai chiesto un passo indietro e però poi escono i retroscena sui giornali”, dice chi è vicino a Leodori. “Se vogliono fermarlo se ne devono prendere la responsabilità, Gasbarra è una bravissima persona, ma non è un nome che da solo costringe a un passo indietro”.  Bruno Astorre, segretario regionale del Pd ed esponente della stessa corrente di Leodori è stato il primo a lanciare le primarie. “Credo che quella sia la strada più giusta e auspicabile: un bagno di popolo per scegliere il futuro dopo 10 grandi anni a guida Zingaretti”, ripeteva ieri, ammettendo però che nulla è ancora deciso. “Bisogna aspettare: prima serve capire quale sarà la coalizione e il programma, poi la modalità di scelta sarà decisa dal tavolo tra le forze politiche”.