Tra ospiti filorussi nei talk show e titubanze parlamentari si potrebbe pensare che a Roma siano troppo cauti sul sostegno agli ucraini, ma non è così. Lo strano caso del Parlamento, che a parole sembra polarizzato ma vota il supporto a Kyiv quasi all'unanimità
Nel grande romanzo relativo alle virtù incomprese del nostro paese, un capitolo a parte meriterebbe di essere dedicato a un tema importante che in questi giorni sembra essere sfuggito alla maggior parte degli osservatori, travolti dalla quotidiana raffica di fregnacce diffuse dai mezzi di informazione desiderosi di alimentare la gnagnera contro l’occidente brutto, sporco, cattivo e guerrafondaio. Il tema è relativo a una questione di primo piano che riguarda non, come spesso si sente dire, la distanza abissale tra ciò che si dice e ciò che si fa, ma la distanza incredibile che vi è in Italia tra ciò che si fa e ciò che si dice. Durante il conflitto in Ucraina, è capitato spesso di notare la differenza che esiste tra quei paesi che, contro Putin, sono riusciti a creare una simmetria tra parole e fatti e quei paesi che, invece, quella simmetria non sono riusciti a rispettarla (se accusi Putin di essere un criminale di guerra non puoi non prendere tutte le decisioni necessarie per evitare di finanziare la guerra di un criminale).
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