Fatti contro bugie sul piccolo schermo

Come scardinare le tesi dei putiniani in tv. Parla Antonio Caprarica

Marianna Rizzini

Come smontare le menzogne? "Bisogna rintuzzarle con i fatti, l’informazione e lo studio”, dice l'ex inviato Rai che a Rete 4 ha smontato il propagandista russo Vladimir Solovev

La scena è questa. C’è il propagandista di Vladimir Putin o l’aedo della tesi “sono gli Usa a non volere la pace” in tv e c’è il giornalista, ex inviato Rai e scrittore Antonio Caprarica che con educazione anglosassone ribatte con i fatti. E alla fine il propagandista di Putin (per esempio il giornalista russo Vladimir Solovev, durante l’ultima puntata di “Dritto e rovescio”, su Rete 4) o l’aedo della tesi “è l’Occidente che non vuole la pace” (per esempio il professor Alessandro Orsini o la filosofa Donatella Di Cesare, a “Cartabianca”, su Rai3) improvvisamente si trova nella posizione del “re nudo” della fiaba di Hans Christian Andersen.

    

     

Fatto sta che due sere fa Caprarica ha detto a Solovev: “Vi siete difesi? Ma di che parla? Avete missili a Kaliningrad in grado di raggiungere Berlino in 45 secondi…Lei o è bugiardo o è disinformato”. Ma come si fa a smontare sistematicamente tesi del genere? “Con i fatti, bisogna rintuzzarle con i fatti, l’informazione e lo studio”, dice Caprarica al Foglio. Intanto però ci si domanda se davvero in Russia le menzogne diffuse siano state introiettate dall’opinione pubblica. Caprarica è stato corrispondente da Mosca, e per questo cita il premio Nobel per la pace Dmitrij Muratov, direttore della Novaja Gazeta, il giornale che fu di Anna Politkovskaja, quando dice “che essere esposti alla propaganda di regime è come essere esposti alla radiazioni nucleari: non se ne esce mai illesi”.

   

“Anche se poi non è che la gente, specie nella grandi città, beva proprio tutto”, dice Caprarica: “In una fetta purtroppo piccolissima dell’opinione pubblica c’è chi ha cercato di informarsi tramite canali alternativi sul web, ma la Russia è un paese sterminato, dove ci sono persone che vivono in luoghi  sperduti in cui l’unica fonte di informazione è una tv dove c’è una sola voce: quella del tiranno. Ci sono stati anni in cui si stava formando un’opinione pubblica, quelli di Boris Eltsin, con tutti i limiti. Io mi ero illuso, ma mia moglie, che è russa, mi diceva: ‘Non hai capito niente’, e purtroppo aveva ragione. La Russia di oggi è una cleptocrazia tirannica che ha eliminato progressivamente tutte le voci critiche”. La scuola è un altro punto dolente? “Cito il caso recente della professoressa russa critica verso la guerra e denunciata dagli alunni, come nei peggiori anni staliniani. Possiamo sperare solo nell’effetto a medio termine delle sanzioni”.

 

Quanto alla nostra, di opinione pubblica, a volte si resta stupefatti di fronte alla presa che hanno alcune tesi: “Scontiamo gli effetti di un antico antiamericanismo permanente, alimentato a lungo dalla guerra in Vietnam e dalla battaglia anti razzista in America. Un antiamericanismo che si è tradotto anche in avversione per la Nato”, dice Caprarica: “Questo crea disponibilità ad accogliere le ragioni putiniane, prese poi a modello, su un altro fronte, dai populisti nostrani. A questo si aggiunge il fattore cattolico: c’è chi appena sente ‘guerra’ cita Papa Francesco. Insomma: un conto è poter esprimere la propria opinione, e questo è sacrosanto, ma la totale abrogazione dei fatti non si può sopportare”.

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.