Luigi di Maio e Vladimir Putin a Villa Madama (LaPresse/Filippo Attili)

Premi o sanzioni?

Le medaglie della Farnesina agli oligarchi russi. Come di Maio nessuno mai (ma oggi ci ripensa)

Francesco Dalmazio Casini

Durante i due anni del grillino al ministero degli Esteri sono fioccate le onorificenze della Stella d'Italia a cittadini russi, anche mentre Putin schierava le sue truppe al confine. Oggi molti di loro sono nella lista nera delle sanzioni. Ecco chi sono

Dal 2017 a oggi sono più di trenta le onorificenze dell’Ordine della stella d’Italia conferite a cittadini russi. Si passa dagli alti papaveri della finanza al portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, qualche accademico e tanti petrolieri. Otto di questi rientrano tra le personalità sanzionate direttamente dall’Unione europea (dunque anche dall’Italia) dopo l’invasione russa dell’Ucraina perché complici a vario titolo dello sforzo bellico del Cremlino. L'Ordine è una delle più alte onorificenze della Repubblica e viene assegnata  a quanti si sono adoperati per "migliorare i rapporti di amicizia e di collaborazione tra l'Italia e gli altri paesi e nella promozione dei legami con l'Italia".

 

Tra i medagliati russi, spiccano nomi come quello di Alexei Paramonov, diplomatico russo che il 19 marzo minacciava l’Italia di “conseguenze irreversibili” se avesse continuato sulla via delle sanzioni. Accanto a lui magnati del petrolio come Alisher Usmanov, “un oligarca pro-Cremlino i cui legami con Vladimir Putin sono molto stretti” secondo l’Official Journal of European Union, e Ivanovich Sechin, amministratore del colosso degli idrocarburi Rosneft. Il primo è sotto sanzioni americane dal 2018, l’ultimo “solo” dal 28 febbraio di quest’anno. La lista è molto più lunga. Adesso Luigi di Maio promette di ritirare buona parte di queste onorificenze e ha istituito una commissione ad hoc per vagliare caso per caso. Il ministero degli Esteri infatti può revocare l’Ordine della stella d’Italia in accordo con il Consiglio dei ministri, mentre per altre e più prestigiose onorificenze come quelle al merito (conferite sia a Paramonov che a Sechin) dovrà mettersi di mezzo anche il Quirinale.

 

Di fronte al corso degli eventi ci sono due coincidenze temporali che saltano agli occhi. La prima è che mai come durante gli anni di Di Maio agli Esteri sono state conferite tante onorificenze a cittadini russi. La seconda è che l’Italia ha decorato alcune importanti personalità legate al Cremlino mentre i carri armati di Mosca erano già schierati al confine con l’Ucraina e l’intelligence americana dava l’invasione ormai per certa. Tra 2020 e 2021 l’Ordine della stella d’Italia viene assegnato a un russo per 22 volte, 16 nel solo 2020. Cifra che si avvicina alla somma di quelle che erano state conferite nei dieci anni precedenti. Un aumento esponenziale che non corrisponde a un numero maggiore di onorificenze della Repubblica conferite negli stessi anni: 8.281 nel 2017, 5.727 nel 2018, 5.263 nel 2019 a fronte di 5.705 nel 2020 e 5.559 nel 2021. Simpatie con Mosca dovute forse alla puntata di medici e militari russi in Italia in tempo di pandemia, ma già presenti esplicitamente nell’agenda del partito di Luigi di Maio fin dal contratto di governo con la Lega del 2018 – che auspicava “un’apertura alla Russia, da percepirsi non come una minaccia ma quale partner economico e commerciale”.

  

  

Le onorificenze del 2021 sono invece sei. Due, quella all’ex calciatore (oggi presidente di una compagnia metallurgica) Anatoly Sedykh e a Roman Trotsenko di Arctic Energy Group LLC (coinvolto nei Panama Papers), sono state conferite a maggio. Le altre quattro a inizio dicembre, quando erano già 150mila i militari russi appostati alle frontiere con l’Ucraina e la tensione era alle stelle. Oltre all’accademico Alexander Dynkin, troviamo il fondatore della catena di supermercati Magnit Sergei Galitsky, il segretario di stato russo Viktor Evtukhov (che con il Cremlino ci lavora) e il banchiere Andrei Kostin. L’ultimo è una figura molto vicina a Vladimir Putin. Nella lista nera delle sanzioni europee, Kostin è presidente della banca VTB, la seconda più grande di tutta la Russia. Già nel 2018 il dipartimento del Tesoro americano aveva deciso di colpirlo con le sanzioni e inserirlo tra quegli oligarchi “complici in attività illecite, inclusa l’occupazione della Crimea, l’istigazione della violenza nell’Ucraina orientale e il supporto a Bashar al Assad”. La VTB è infatti controllata dal governo russo per tramite dell’Agenzia federale per la gestione della proprietà statale. Nel dicembre del 2019 un’inchiesta del dissidente russo Alexei Navalny aveva accusato Kostin di appropriazione di fondi aziendali (la VTB è al 60 per cento dello stato russo), illeciti che gli sarebbero stati tollerati grazie alla sua vicinanza a Putin. Il 19 gennaio 2022 i Radicali italiani avevano chiesto la revoca dell’onorificenza di Kostin e degli altri uomini “del regime di Mosca” premiati nell’ultimo anno, ma la Farnesina non aveva dato risposte. 

 

Tra chi detiene le più alte onorificenze dello stato italiano, diversi sono oligarchi i cui legami con Putin sono noti. Oggi il ministero degli Esteri promette di ritirarle e la Finanza ne confisca i beni (come la villa sarda da 17 milioni requisita a Usmanov). Ma il curriculum degli interessati e i loro flirt con il Cremlino erano noti anche ieri. D’altronde, come ricorda il Financial Times riportando una battuta di un anonimo funzionario di Mosca, “gli oligarchi intelligenti capiscono come funziona, mentre quelli stupidi non sono più oligarchi”.

Di più su questi argomenti: