Applicare le sanzioni

Come si congelano i beni degli oligarchi russi in Italia

Mariarosaria Marchesano

L'elenco dei beni messi sotto sequestro dalla Guardia di Finanza è in continuo aggiornamento: sono coinvolte circa 700 persone. Così funziona il il decreto legislativo 109

l superyacht di lusso “lady M” del magnate Alexei Morashov ormeggiata al porto d’Imperia; la villa in Costa Smeralda di Alisher Usmanov (ex direttore generale di Gazprom); la dimora storica Villa Lazzareschi nel lucchese di Oleg Savchenko, membro della Duma. E ancora barche a cinque stelle: la “Lena” del finanziere-imprenditore Gennady Timschenko, nel porticciolo di Sanremo, e il superyacht “A” di Andrey Igorevich Melnichenko (principale azionista di Eurochem e della società di energia del carbone Suek), che si trova all’Arsenale di Trieste.

Viene aggiornato di ora in ora l’elenco dei beni degli oligarchi russi che la Guardia di Finanza italiana sta mettendo sotto sequestro per effetto delle sanzioni economiche decise dall’Unione europea contro l’invasione dell’Ucraina. Per ora il valore dei sequestri ammonta a 143 milioni, ma la cifra è destinata a salire rapidamente dopo che venerdì scorso la Banca d’Italia ha chiesto alle banche di comunicare “non appena possibile” all’Uif – l’Unità di informazione finanziaria – il congelamento di fondi e risorse economiche dei soggetti russi colpiti dalle sanzioni.

Tali soggetti sono in tutto tra 650 e 700 e l’elenco è stato pubblicato sul sito della Commissione europea, in una sezione a cui si può accedere una volta fornite le proprie generalità. In un documento pdf si trova una black list  – lunghissima – di tutti coloro che per effetto di sanzioni economiche (in genere per ragioni legate al terrorismo internazionale, all’antiriciclaggio e al contrasto ad attività di paesi che minacciano la pace e la sicurezza internazionale) subiscono il blocco dei propri beni. Da qualche giorno in coda figurano anche i nomi degli amici di Vladimir Putin, o presunti tali, ma comunque di tutto l'entourage del presidente della Federazione russa su cui si vuole far leva per fermare la guerra in Ucraina e la minaccia all’Europa.

Ma come funziona  il meccanismo? In Italia opera dal 2007 il decreto legislativo 109 che, in virtù di norme internazionali e nazionali, vieta ai proprietari dei beni, che siano mobili o immobili, risorse economiche o fondi di investimento, di poterne disporre in qualsiasi modo. Non è possibile venderli, affittarli o anche solo utilizzarli. Per gli oligarchi di Mosca tutto questo vuol dire un blocco totale delle proprietà che si trovano in Italia dopo che molti di loro stanno già sperimentando l’uso limitato delle carte di credito a causa dell’esclusione di alcune banche russe dal sistema dei pagamenti internazionali Swift.

Il decreto 109 è nato con lo scopo di “prevenire l’uso del sistema finanziario per scopi terroristici o per la proliferazione di armi di distruzione di massa” e per questo ha istituito presso il ministero dell’Economia un Comitato di sicurezza finanziaria (Csf) composto da 15 membri (in rappresentanza di Banca d’Italia, Consob, Isvap ma anche di Direzione antimafia e Carabinieri), che si è riunito l’ultima volta il 4 marzo proprio per accelerare le procedure delle sanzioni contro Mosca. Il Comitato è presieduto dal direttore generale del Tesoro ed è integrato da un rappresentante dell’Agenzia del Demanio, l’ente che provvede all’amministrazione, alla custodia e alla gestione delle risorse congelate.

La parte difficile spetta alle banche che sono tenute a trasmettere all’Uif di Bankitalia e al Csf i nominativi dei clienti compresi nella black list europea, l’ammontare e la natura dei loro fondi e delle risorse economiche. La stessa comunicazione devono inviarla alla Guardia di Finanza che attua i sequestri. Così il cerchio si chiude. 

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