Matteo Salvini (Ansa)

Da Roma al Salento

La Lega si scaglia contro i nemici del Tap. Ovvero, contro la Lega

Annarita Digiorgio

Il senatore del Carroccio Paolo Arrigoni ha attaccato, durante un intervento in Senato, quanti in passato si erano opposti al gasdotto pugliese. Senza ricordare che tra questi c’era proprio Matteo Salvini, che diceva: "Dico no al Tap, perché le popolazioni devono essere ascoltate”

Nel dibattito in Senato per la relazione di Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica, la Lega tramite il senatore Paolo Arrigoni si è scagliata contro chi in passato ha ostacolato il Tap. Senza ricordare che tra questi c’era proprio Matteo Salvini. È la Lega che durante il primo governo Conte ha firmato con i 5 stelle la moratoria con cui nel 2019 furono sospese per tre anni tutte le ricerche di idrocarburi nei giacimenti italiani, e ha aumentato di 25 volte il prezzo delle concessioni, portando l’estrazione interna al minimo storico.

E la Lega è sempre stata contraria anche al Tap: era il 2015 quando a Lecce organizzò una conferenza stampa in cui, indossando una maglietta con la scritta “Salento” che gli era stata regalata da Paolo Pagliaro del Movimento Regione Salento, Salvini accanto ai No tap dichiarò: “In Europa mi sono battuto per la nostra agricoltura. Non farei toccare nemmeno un albero di fronte alle incertezze che ci sono su Xylella. Dico no agli abbattimenti degli ulivi e anche a Tap, perché le popolazioni devono essere ascoltate”.

 

Il leitmotiv da allora non è mai cambiato per i leghisti nei territori che sono difensori del nimby più sfrenato al grido “Italia agli italiani” declinato per ogni singolo comune. Il capo dei leghisti pugliesi, il senatore Roberto Marti, è convinto che “il nostro territorio può vivere di bellezza, di turismo ed eccellenze agricole”. Marti è tra i firmatari dell’appello rivolto al presidente della Repubblica per bloccare lo sradicamento degli ulivi e fermare il cantiere Tap, nonché fervido protagonista, insieme a tutto il centrodestra, della campagna elettorale dei No triv al referendum. E quando qualcuno ha provato a dire – come il governatore Michele Emiliano e i 5 stelle oggi – che l’opposizione non era al Tap, ma alla scelta dell’approdo a Melendugno piuttosto che a Brindisi,  gli hanno risposto i leghisti della città: “Se qualcuno pensa che i brindisini possano essere sacrificabili – ha detto il leghista Vittorio Zizza – credo abbia sbagliato strada: la nostra idea di crescita del territorio è ben diversa”.

 

Ma il più duro resta sempre Paolo Pagliaro: “Siamo stati colonizzati come gli Indiani d’America”, disse: “Ancora una volta il Salento è stato prima tradito, poi ridicolizzato, e adesso svenduto e deturpato”. Fatto il Tap, oggi i suoi strali si scagliano contro un impianto eolico offshore a 12 miglia dalle coste salentine: “Il No del presidente Emiliano è stato inequivocabile e ha dato forza alla battaglia del territorio contro questo piano inaccettabile”. Ma l’amico di Salvini contrasta anche un impianto di compostaggio che ha ricevuto parere favorevole persino dal Fai. Un altro leghista pugliese, Marcello Vernola, è invece estensore del ricorso pendente al Tar contro il piano ambientale Ilva, che se accolto potrebbe far chiudere la fabbrica, mentre il capogruppo leghista in Consiglio regionale Davide Bellomo così commentava proprio ieri un finanziamento per i Giochi del Mediterraneo a Taranto: “Lo sport, capace nella città dei due Mari di tenere insieme le origini spartane e il sacro fuoco di Olimpia, è forse il veicolo più potente per riportare alla luce un mito offuscato ancora oggi dal fumo delle ciminiere”. Il mito di Sparta dopo quello di Pontida.

 

Di più su questi argomenti: