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editoriali

Salvini non sa più dire “Putin”

Redazione

Dietro alla grottesca strategia comunicativa c’è un enorme problema politico

La strategia comunicativa di Matteo Salvini non è molto chiara. In uno dei momenti più critici della storia d’Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale, in ben due discorsi al Senato sulla guerra in Ucraina il leader della Lega è riuscito a non nominare mai esplicitamente la Russia e il suo presidente Vladimir Putin come responsabili dell’invasione. Salvini dice di stare dalla parte degli “aggrediti” e contro gli “aggressori”, ma sempre senza fare nomi. 

 

Nel suo primo intervento parlamentare, pochi giorni fa, contrariamente alla sua posizione anti-immigrazione ha parlato della necessità di “spalancare le porte ai profughi” ed è arrivato a elogiare la politica estera di Romano Prodi. Ma lo sforzo di condannare esplicitamente Putin era troppo, non ce l’ha fatta. La stessa cosa nell’intervento di ieri. Sempre parlando della guerra in Ucraina, Salvini è stato in grado di citare in senso critico per ben due volte il Patto di Stabilità dell’Ue e mai una volta Putin. Ha fatto interventi abbastanza sconnessi, parlando a proposito della guerra della piaga della denatalità e della necessità di tenere da parte la riforma del catasto per concentrarsi sulla pace nel mondo.

Ha cambiato punti di riferimento politici: non cita più Trump e Le Pen, ma Papa Bergoglio e San Francesco. E non è che Salvini nella sua vita abbia avuto difficoltà a pronunciare il nome dello zar: “Cedo due Mattarella in cambio di mezzo Putin!”, “Se avessimo un Putin in Italia staremmo  meglio”, “Meno male che Putin c’è”, “Putin è il miglior uomo di governo sulla faccia della Terra”, “Tra Putin e la Merkel vi lascio la Merkel e mi tengo Putin tutta la vita” e così via. Il problema non è tanto quello della coerenza, sia perché Salvini ha dimostrato di non tenerci molto sia perché dopo l’invasione russa dell’Ucraina sarebbe un disvalore, ma com’è possibile che un leader che ambisce a governare l’Italia si presti alla figura grottesca di non riuscire più a pronunciare il nome che prima era sempre sulla sua bocca e ora è sulla bocca di tutto il mondo. Di cosa ha paura?

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