Foto: Ansa/Ettore Ferrari

L'intervento in senato

Draghi e la fine dell'illusione pacifista: "La giungla della storia è tornata"

Carmelo Caruso

Il presidente del Consiglio prende in prestito un pensiero di Robert Kagan per parlare del conflitto tra Russia e Ucraina. E aggiunge: "Tollerare l'aggressione russa vorrebbe dire mettere a rischio la pace e la sicurezza in Europa"

Non sono pazzi. Sono peggio. Sono selvaggi. E ha detto che è finita l’età delle illusioni e che questa non è più l’epoca della “grande” che era appunto il film di Renoir con Jean Gabin, tenente Marechal. Lui chi era? Cosa pensa in queste sere? Alle 10,09 Mario Draghi era già in Senato per chiedere il “pieno sostegno”. C’era il plotone dei ministri. Guerini camminava a passo cadenzato. Roberto Garofoli aveva il suo solito sguardo da giurista, i suoi occhiali da Gobetti. Emma Bonino è ormai sempre più scettica sui negoziati tra Russia e Ucraina e quindi sulla pace perfino lei che del pacifismo è stata la gran dama italiana.

Draghi l’ha chiamata efficacemente “la giungla della storia” prendendo in prestito un pensiero di Robert Kagan perché quello suo, quello del premier, è che le “mostruosità” che "pensavamo irripetibili” sono tornate. Voleva dire e lo ha detto che a un paese come l’Ucraina che lotta per i valori che risalgono alla scuola di Atene non si può esprimere soltanto solidarietà. Servono armi e l’Italia le darà. È interventista perché il momento lo esige. Molto stanno parlando del carattere degli europei. Enrico Letta, giorni fa, ha detto che Putin ci ritiene dei “rammolliti”. Anche Draghi ha argomentato sull’impotenza europea che (non) c’è. “Forse Putin ci vedeva come impotenti. Ebbene sì è sbagliato”. E dunque “non ci volteremo dall’altra parte”; perché “tollerare una guerra d’aggressione nei confronti di uno Stato sovrano europeo vorrebbe dire mettere a rischio, in maniera forse irreversibile, la pace e la sicurezza in Europa". 

Roberto Calderoli, che della Lega è ormai la coscienza, dice che solo “gli squinternati non possono stare vicino a questo presidente”. Vicino a Draghi c’era Giancarlo Giorgetti. Durante il passaggio sull’indipendenza energetica ha allargato le braccia come a dire: “Io lo dico da sempre”. Abbiamo riavvolto la pellicola del tempo, indietro di “80 anni” ha dichiarato Draghi al Senato. A pensarci sembrava quasi uno storico, uno di quelli che la storia ha spiazzato perché l’uomo non è più moderno. Sono tornati bunker, mortai, sacchi di sabbia. È tornata la caverna. Il referendum non è più tra la Russia e l’occidente ma tra i selvaggi e civili. Ha chiuso il suo intervento formulando questa domanda che in realtà non ha formulato.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio