Approvato il decreto Energia

Draghi detta le sue condizioni ai partiti per restare: "Ascolto tutti, ma barra dritta"

Giorgetti: "Salvini esprime un desiderio, io cerco di interpretarlo e renderlo possibile in quella che è l'attività di governo"

Carmelo Caruso

Il governo stanzia otto miliardi per contrastare il caro bollette. Il premier accarezza i suoi ministri: "E' un bellissimo governo". Presto incontro con Putin ("Lo ha chiesto lui") e una road map per uscire dalle restrizioni Covid

Temevano tutti la sculacciata ed è finita con la carezza. Mario Draghi, che li aveva vicini, in conferenza stampa, per presentare il decreto energia (otto miliardi di “provvedimenti poderosi”) li ha infatti laureati “i miei bravi ministri”. Ha chiesto se non fosse questo, il suo, “un bellissimo governo”. C’erano Franco, Cingolani e per la prima volta c’era Giancarlo Giorgetti che di Draghi sembrava il compare, il Butticè della novella di Pirandello. Ha voluto far vedere a Draghi di che erba è fatta la sua scopa. Il Foglio gli ha rivolto una domanda sul sabotaggio di Salvini e lui ha risposto alla Giorgetti: “Salvini esprime un desiderio io cerco di interpretarlo e renderlo possibile in quella che è l’attività di governo”.


Solo chi era presente alla conferenza ha potuto vedere, per intera, la soddisfazione di Draghi quando ha ascoltato le parole del suo ministro. Si piacciono, si intendono. E’ chiaro. Quando gli ha sentito fare il Tocqueville di Cazzago Brabbia, disputando su cosa sia politica, il premier ha sorriso. La sua era la dolce smorfia di chi pensa “questo è uno quasi più dritto di me”. Più si faceva precisa la domanda (“Draghi si fida di lei, ma Giorgetti si fida di Salvini? Non si sente ogni settimana sfiduciato dal suo segretario?”) e più la risposta del ministro dello Sviluppo Economico si faceva affilata: “La politica è l’arte di rendere possibile ciò che è desiderabile”. Si è detto all’inizio della sculacciata. Non c’è stata malgrado la grande collera del giovedì, quando il governo ha subito l’agguato amico sul Milleproroghe e Draghi è stato costretto a tornare dalla sua missione estera. Raccontano che sul serio nessuno lo avesse mai visto così infuriato. Ieri, però, la collera si era sciolta e il guasto diventava: “Conto sul Parlamento. C’è massimo rispetto ma teniamo la barra dritta. Il confronto con i leader è continuo”.

 

Per esorcizzare un ulteriore suo possibile sfogo, i ministri, di mattina, in cabina di regia, facevano sapere “è sereno”. Sereno è diventato subito, direbbero quelli che se ne intendono, il trend di giornata. Il clima? “Sereno”. Il Cdm? “Atmosfera di serenità”. Si è svolto nel primo pomeriggio e le risorse recuperate sono state maggiori rispetto a quelle che si attendevano. Andrea Orlando riusciva a introdurre la bella modifica al Superbonus: chiunque ne beneficia deve applicare contratti nazionali del settore edilizio. Ancora nessuno scostamento ma, come ha spiegato Franco, “si utilizzano i margini conseguiti lo scorso anno”. Nei dettagli: 6 miliardi per contrastare il caro bollette. Si costituisce un fondo di un miliardo per aiutare l’industria dell’automotive. Era una richiesta di Giorgetti. Si vara, e finalmente, un fondo da 15 milioni di euro per il personale sanitario deceduto. E poi ancora economia. Cingolani mostrava tutte le sue doti da comunicatore efficace. Si capisce adesso perché al M5s non piace più. E’ veloce, non è fumoso. In pochissime frasi spiegava che verrà aumentata la produzione di gas utilizzando i giacimenti esistenti fino a portare la produzione di gas nazionale a 5 miliardi di metri cubi. E parlava della “formidabile semplificazione per installare impianti fotovoltaici” perché, e continuava, “faciliteremo al massimo le rinnovabili”.

 

E deve piacergli sul serio questa materia perché il suo “I have a dream” è vedere pannelli su tutti i tetti italiani, comprese le “stalle”. Non basterà questo intervento, è probabile. E infatti, Draghi annunciava qualcosa di notevole ovvero che ci si attende che “anche i grandi produttori di energia condividano con la popolazione il peso dei rincari”. Sulla politica estera ha rivelato che è stato Putin a chiedere un incontro con l’Italia e che “l’ambizione è portare Putin e Zelensky allo stesso tavolo”. Ha concluso la sua conferenza dicendo che presto “ci sarà una road map per uscire dalle restrizioni. Sono il primo che vuole uscirne”. Ieri, l’ira era insomma svanita, e la strigliata diventava per Draghi solo l’antico giuramento: “Ho ricordato ai ministri il mandato di questo governo creato dal presidente della Repubblica”. Era un bellissimo modo per tutelare il suo “bellissimo governo” insidiato dai mujaheddin del parlamentarismo.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio