Il Quirinale mediatico

Per Berlusconi al Quirinale Mediaset non schiera le truppe 

Marianna Rizzini

“La priorità è la campagna vaccinale”, dice un dirigente della tv parlando della corsa al Colle, mentre su Rete 4 preferiscono i detrattori del Cav. agli ospiti No vax. E Paolo Liguori dice: “Qui non è cambiato proprio niente”

C’è il Quirinale, e c’è il ricasco mediatico attorno al medesimo Colle. E dunque ieri, di buon mattino, aprendo il Corriere della Sera, si poteva leggere a pagina 7 l’inserzione dei “Forza seniores” (un salto di qualità, visto che l'inserzione era apparsa anche sul Giornale qualche giorno fa), esponenti over 65 di Forza Italia, intitolata “chi è Silvio Berlusconi”: “Una persona buona e generosa”, si leggeva, “il padre di cinque figli e nonno di quindici nipoti, un amico di tutti, nemico di nessuno, tra i primi contribuenti italiani…un self-made man…Soprattutto, l’eroe della libertà che, con grande sprezzo del pericolo, è sceso in campo nel ’94 per evitare a tutti noi un regime autoritario e illiberale. E quindi chi come lui?”. 

 

Ma se l’inserzione lanciava nell’agone un “se non ora quando” per il Cav., dalle reti Mediaset, televisioni del Cav., peraltro in questi giorni allietate dal trentesimo compleanno del TG5, non è giunto, in verità, alcun segnale di una chiamata d’armi per sostenere l’ex premier né alcuna rivoluzione di palinsesto per sostenere la causa di un Berlusconi in corsa. Macché, dice un dirigente: “La priorità intanto, anche a Mediaset, è la campagna vaccinale”. Come dire: no vax in studio anche no, detrattori della candidatura Berlusconi anche sì, se è vero per esempio che, per varie sere, nel salotto di Barbara Palombelli, a “Stasera Italia”, si sono susseguiti ospiti contrari se non contrarissimi all’idea del B. candidato: un giorno Lucia Azzolina, un giorno Goffredo Bettini, un giorno Carlo Calenda. Senza contare che la stessa conduttrice, la sera del 12 gennaio, mentre ferveva il dibattito sul Cav. “telefonista”, aiutato dal “centralinista” Vittorio Sgarbi, ha messo in scena con lo stesso Sgarbi un siparietto esplicativo fingendo di essere un parlamentare raggiunto dal critico, agente peroratore della causa, all’interno di quella che è stata chiamata “operazione scoiattolo” (ieri archiviata definitivamente).

 

Per il resto nulla, quasi come il Cav. non fosse neanche un papabile, sulle reti del Cav. E sarà anche una questione di eleganza, fatto sta che da Nicola Porro, a “Quarta Repubblica”, si vedono spesso scambi accesi non attorno al ritorno in prima linea di B., ma attorno alla questione green pass (ché il conduttore, pur iper-vaccinista, affronta il tema con impostazione iper-liberale). E nei corridoi della rete informativa di Mediaset, Rete 4, c’è chi si è convinto, tra il serio e il faceto, che i dirigenti si muoverebbero per arginare il danno più contro un no pass che contro un no B. Il direttore di Tgcom Paolo Liguori intanto dice: “Qui non è cambiato proprio niente”, a parte la predisposizione degli speciali Quirinale con le squadre di Porro e Palombelli e del Tg4 a partire da lunedì, con flusso continuo Tgcom: “Praticamente fino a qualche ora fa”, dice Liguori indicando il contesto esterno allo studio televisivo, “Berlusconi non era neppure candidato, ma è stato usato come spauracchio. Della serie: ‘C’è l’uomo nero, datevi da fare per trovare un nome. E sì, si dovranno anche dare da fare per trovare un nome, ma io a questo punto non vedo altri papabili oltre a Berlusconi e Draghi. Chi candidiamo, se escono di scena il premier e il presunto uomo nero? Il cugino di Draghi? Il portiere del Cav.? Un Berlusconi eletto sarebbe un risarcimento per milioni di elettori che lo hanno votato, altro che nome divisivo. D’altronde Berlusconi ha saputo far bene, altri no; e Draghi sta facendo bene il premier, quelli che lo hanno preceduto insomma. Non so: a questo punto ci manca solo la seduta spiritica modello Prima Repubblica, per evocare il nome del futuro presidente”. 
 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.