L'operazione Colle

Ecco la strategia per portare Draghi al Quirinale e trattenere Salvini al governo

Carmelo Caruso

Il Cdm approva lo stato d'emergenza e la quarantena per i non vaccinati che entrano in Italia. Niente mascherine all'aperto. Smontate le dicerie che davano il premier concentrato esclusivamente sul Colle. La variabile della legge elettorale

E adesso vediamo chi si alza e punta il dito. La notizia per cominciare. Oggi il Cdm ha approvato il prolungamento dello stato d’emergenza fino al 31 marzo. Il generale Figliuolo sempre più alla guida. Si trovano risorse per contrastare i rincari delle bollette. E ora invece il senso di quello che è accaduto. Mario Draghi ha risposto alla calunnia: “Non fa tutto quello che deve perché ha già la testa altrove”. Da domani chi lo dice è chiaramente in malafede e chi lo ripete un malandrino da tre soldi. Esiste una strategia per incoronarlo capo dello stato. 


C’è una frase contenuta in un’opera di Leonardo Sciascia che ben si adatta a questa circostanza. Quell’opera è “L'onorevole” e la frase era presa dal “Don Chisciotte”. Nominato governatore dal “cavaliere dalla trista figura”, lo scudiero Sancio lascia, abdica, pronunciando queste parole: “Andandomene nudo, come me ne vado in effetti, è chiaro che ho governato come un angelo”. E’ lo stato d’animo di chi abbandona le cariche con la stessa pulizia dell’origine.

 

E’ così che Draghi si avvicinerà al momento dell’elezione del prossimo capo dello stato. Si presenterà con la certezza che nulla è stato deciso o omesso per ambizione, calcolo, tornaconto personale. Il Parlamento, che sarà chiamato a scegliere, sempre se lo riterrà opportuno, troverà un candidato che non ha inseguito l’elezione ma una figura che ha fatto tutto il necessario compreso la proroga di questo stato d’emergenza.

 

Si è capito quindi come si muove? Quando deve parlare di politica lo fa con i leader di partito. Quando deve ragionare di manovra economica parla con i capigruppo. E’ già successo nelle scorse settimane e si racconta che i segretari siano rimasti sorpresi da questa suddivisione. Ma quale sarebbe la stranezza? Rifacendosi ai riti della Carta, Draghi ha rotto la ritualità delle telefonate e delle conversazioni sottovoce. Ecco perché ogni volta che gli hanno chiesto del suo futuro ha sempre risposto “deciderà il Parlamento” ed è un Parlamento che il premier ormai conosce.

 

Conosce i partiti, gli uomini e le donne che guidano i gruppi parlamentari. Ma tutto questo ci ha in parte allontanato dalle misure. E’ giusto tornarci un momento. Al contrario di quanto chiedevano gli ultras di “forza emergenza”, oggi pomeriggio, in Cdm, non sono state approvate misure che obbligano di indossare le mascherine all’aperto, misure che, tra l’altro, i sindaci possono varare a loro discrezione. Di mattina, come al solito, si scatenava la solita avanguardia. E’ una squadra mista convinta che spargendo un po’ di panico (come se già non ce ne fosse) sia alla fine più facile far rispettare le norme agli italiani, farli correre in massa a fare la terza dose. Di pomeriggio si varava invece, questa sì, una quarantena per i non vaccinati che entrano in Italia. Si è anche fatta confusione tra misure di governo e le circolari emanate da Roberto Speranza. Si prevedono polemiche per quanto riguarda i frontalieri. Viene confermato lo stanziamento di 3,8 miliardi per arginare il caro bollette. Questa sarebbe la cronaca. Da ora in avanti quello che si racconta riguarda nuovamente il Quirinale ed è qualcosa che ha una sua forza, una sua credibilità. E’ verificata.

 

Esisterebbe una strategia a cui stanno lavorando i partiti per fare in modo che Draghi possa essere eletto al Colle. Prevede lo sblocco decisivo dopo la quarta votazione. Si vorrebbe pianificare un’elezione  che possa includere anche i voti di Giorgia Meloni. E’ una scelta per stabilizzare il Parlamento. In quel caso il governo sarebbe guidato da Daniele Franco e non si altererebbe l’attuale maggioranza. La legislatura continuerebbe. Ma c’è tanto altro che si può fare. Oltre al Pnrr da completare, i partiti avrebbero l’occasione per siglare un patto: approfittare di questo anno per ridefinire le regole del gioco. Significa immaginare una legge elettorale che permetta nel 2023, a Salvini, Meloni, Letta, Conte, di gareggiare, e di sfidarsi con una legge condivisa. E’ un argomento di buon senso e un motivo in più per non rompere questo perfetto equilibrio. Sarebbe impensabile vedere Salvini tirarsi fuori dal governo durante questo passaggio che rende la sua presenza ancora più indispensabile. Insomma, possono compiere un capolavoro o rompere tutto il lavoro.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio