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"Lo stato deve trasformare i rischi della transizione ecologica in occasioni di crescita", dice Draghi

L'intervento del presidente del Consiglio alla presentazione del Manifesto su “Lavoro ed Energia per una transizione sostenibile”

Pubblichiamo qui di seguito l'intervento che il presidente del Consiglio Mario Draghi ha tenuto in occasione della presentazione del Manifesto su "Lavoro ed energia per una transizione sostenibile"


 

Presidente Ricci, Segretari Confederali Bombardieri e Sbarra, Segretari Generali Falcinelli, Garofalo, Pirani e Testa,

È un grande piacere essere con voi oggi alla presentazione del “Manifesto su Lavoro ed Energia”. Voglio ringraziare i sindacati e Confindustria Energia per aver promosso quest’iniziativa, e il Ministro Cingolani per averla sostenuta con convinzione.

La lotta al cambiamento climatico è – insieme al contrasto alla pandemia – la sfida più importante dei nostri tempi.  Lo è per chi governa, per chi lavora, per chi fa impresa. La transizione ecologica richiederà trasformazioni radicali – nelle tecnologie, nei processi produttivi, nelle abitudini di consumo. Per avere successo dovrà essere sostenibile non solo dal punto di vista ambientale, ma anche sociale ed economico. Lo Stato avrà un ruolo centrale nella gestione di questi cambiamenti.  Il settore pubblico dovrà farsi carico di aiutare in particolare i cittadini più deboli. E di assicurarsi che i tempi della transizione siano rapidi, ma compatibili con la capacità di conversione delle aziende. 

Un buon sistema di relazioni industriali è fondamentale per promuovere una crescita davvero equa e sostenibile. C’è bisogno di cooperazione costante tra industria, istituzioni, sindacati. Questo confronto deve allargarsi al mondo della scuola, dell’università e della formazione. Per aiutare i lavoratori di oggi e quelli di domani. Il manifesto di oggi è un ottimo esempio di come gestire questa collaborazione. Avete dialogato in modo schietto, pragmatico, inclusivo. Avete valorizzato il lavoro di atenei ed enti di ricerca, che sono motori di sviluppo e innovazione.  E avete così tracciato un percorso condiviso, che può essere un modello anche per altri settori. Gli scienziati ci dicono in modo inequivocabile che dobbiamo intervenire subito per frenare il riscaldamento globale. L’ultimo rapporto delle Nazioni Unite mostra che c’è già stato un aumento delle temperature di 1,1 gradi centigradi rispetto al periodo pre-industriale.  Gli effetti del cambiamento climatico non sono lineari, ma peggiorano in modo più che proporzionale all’aumentare delle emissioni.
Posticipare i costi della transizione ecologica oggi vorrebbe dire pagare un prezzo più alto in futuro.

Questa convinzione ha portato l’Unione europea a porsi obbiettivi vincolanti e ambiziosi. Penso ai piani nazionali per l’energia e alle strategie di lungo termine per la neutralità climatica. Un anno fa, il Consiglio europeo ha concordato di ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Il pacchetto di proposte “Fit for 55” presentato a luglio delinea un piano d’azione per raggiungere questo obbiettivo con interventi su vari fronti: Dalle regole del mercato ETS alle direttive sull’energia;
Dalla creazione del Fondo Sociale per il Clima al meccanismo di tassazione dell’anidride carbonica nelle importazioni.

Riconvertire il sistema industriale richiede sforzi imponenti. Secondo stime recenti, nell’Unione europea sono necessari 520 miliardi di investimenti all’anno da oggi fino al 2030 - quasi il 4% del prodotto interno lordo europeo. A questo fabbisogno di investimenti si accompagnano i costi dell’incertezza, che negli ultimi mesi hanno pesato sui prezzi nei mercati energetici, e in particolare del gas. Il rialzo dei prezzi è legato soprattutto a motivi congiunturali, come la ripresa dell’attività economica globale e le strozzature nelle forniture.  Tuttavia, riflette anche un problema strutturale: lo sfasamento nei tempi della transizione.  Da un lato, la consapevolezza degli obbiettivi di decarbonizzazione porta a disinvestire con urgenza dalle fonti fossili. Dall’altro, l’espansione delle rinnovabili è ancora incompleta, anche a causa delle esitazioni dei governi di molti Paesi. Tutto ciò ha causato una forte dipendenza da combustibili di transizione come il gas, con pressioni al rialzo sui prezzi.  Definire un sentiero chiaro di decarbonizzazione, con tempi certi e realistici, è essenziale per gestire bene l’incertezza e avere una transizione ordinata.  Il Governo italiano è impegnato a farlo, con la semplificazione delle procedure amministrative, la definizione di obbiettivi misurabili, lo stanziamento di risorse adeguate. Ne è un esempio il nostro Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che assegna quasi il 40% dei fondi a riforme e investimenti per favorire la transizione ecologica. E che vincola gli stanziamenti al raggiungimento di precisi risultati con scadenze definite per i prossimi cinque anni.

Nel frattempo, per limitare i rincari nel breve periodo e aiutare in particolare le famiglie più povere, abbiamo stanziato 1,2 miliardi di euro a giugno e oltre 3 miliardi a settembre.
Interveniamo in legge di bilancio e siamo pronti a continuare a farlo, con particolare attenzione per le fasce più deboli. Abbiamo chiesto alla Commissione europea di studiare soluzioni di medio periodo, ad esempio sul tema dello stoccaggio, per limitare le fluttuazioni di prezzo e i rischi per imprese e cittadini. 

La transizione ecologica non presenta solo pericoli, ma anche opportunità, e l’Italia deve attrezzarsi per coglierle.  Dobbiamo puntare a entrare nei segmenti più innovativi del mercato – come la produzione di batterie. Crearne di nuovi, in risposta ai bisogni che emergeranno da imprese e consumatori. Sviluppare e adottare tecnologie all’avanguardia, ancora non pienamente sfruttate.

Lo Stato deve fare in modo che i rischi della transizione si trasformino in occasioni di crescita. Nel settore dell’energia, molte delle tecnologie più promettenti hanno costi fissi elevati, e richiedono investimenti sostanziosi in ricerca e sviluppo o in infrastrutture. Il settore pubblico deve contribuire a queste spese, che non possono essere coperte solo dalle aziende. Dobbiamo investire in formazione, per garantire maggiore mobilità ai lavoratori. E sostenere i giovani che entrano sul mercato del lavoro, perché sviluppino le competenze giuste.

Il Pnrr interviene su tutti questi aspetti. Ampliamo la nostra capacità di produzione di energia rinnovabile – dall’agro-voltaico al biometano. Stanziamo più di tre miliardi e mezzo per la filiera dell’idrogeno, su cui investiamo anche a livello europeo. Miglioriamo i legami tra università e impresa, sosteniamo le start-up innovative, promuoviamo i partenariati tra enti di ricerca e aziende. Potenziamo il sistema degli Istituti Tecnici Superiori e rafforziamo le competenze nelle materie tecnico-scientifiche di ragazze e ragazzi. 

L’Europa vuole guidare la transizione verde, ma non può affrontarla da sola. L’UE è responsabile di appena l’8% delle emissioni globali – la metà degli Stati Uniti e circa un quarto della Cina. La velocità con cui i Paesi raggiungeranno la neutralità climatica non sarà la stessa per tutti. Deve tenere conto del contesto industriale e dello stadio di sviluppo.
È però importante che il punto di partenza sia lo stesso - e che sia oggi.

Negli scorsi mesi, abbiamo concordato passi avanti significativi. Al G20 di Roma, abbiamo vietato i finanziamenti pubblici internazionali per la generazione di elettricità da carbone non abbattuto già dal 2022. E alla COP26 di Glasgow abbiamo raggiunto un accordo per fermare la deforestazione entro la fine del decennio. Ora è importante che tutti i Paesi prestino fede a questi impegni. Per essere efficace, la lotta al cambiamento climatico ha bisogno del contributo di tutti.

La riconversione dei settori industriali tradizionali rappresenta un’occasione per l’Italia e per il suo tessuto imprenditoriale. Nella nostra storia, abbiamo saputo cogliere le opportunità delle rivoluzioni industriali, e sono sicuro che lo sapremo fare ancora. Dobbiamo continuare a lavorare insieme, proprio come state facendo.  Vi ringrazio per il vostro impegno e vi auguro una giornata proficua.

Grazie

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