Michetti submarine

L'ex candidato di centrodestra si è inabissato, ma con progetti (e critiche)

Marianna Rizzini

Quei nomi sbagliati, no vax e mussoliniani, per un "uomo moderato": Enrico Michetti ripensa ai motivi della sconfitta. E per il momento continua a rimanere fuori dai radar, senza per questo rinunciare del tutto alla politica

Gli occhi sono puntati sul neosindaco Roberto Gualtieri, sul suo recente incontro con Mario Draghi – con colloquio su Pnrr, infrastrutture e mobilità. Ma che cosa sta facendo l’ex avversario Enrico Michetti, si domandano in molti, visto l’inabissarsi quasi subitaneo del candidato voluto soprattutto da Giorgia Meloni, anche mattatore radiofonico e professore con un’adorazione ex post per la Roma perduta dei Cesari? Michetti non compare, Michetti non si vede in giro, Michetti non dichiara, Michetti preferisce non rispondere a domande sul suo recente passato nell’urna.

 

E però Michetti, dicono quelli che lo conoscono bene, sottotraccia parla, e non ha del tutto rinunciato alla politica. Pare infatti voglia sparire dai radar, sì, ma soltanto per un periodo, come per raccogliere le forze in vista di nuove avventure (quali non è dato sapere: Regione? Parlamento?). E insomma a Michetti la pur accidentata campagna elettorale, con Giorgia Meloni che lo inseguiva dappertutto per evitare gaffe, e con gli altri candidati impegnati in confronti a tre ma mai a quattro (ché Michetti disertava), sembra non sia dispiaciuta al punto da dire “mai più”. Anzi. E però Michetti non si butterebbe certo nell’agone alle stesse condizioni. C’è infatti qualcosa (qualcuno?) cui il professore attribuisce, se non la responsabilità, quantomeno una parte di responsabilità nella sconfitta. E chi lo frequenta lo sente in questi giorni parlare di “nomi sbagliati”, per la precisione candidati “no vax” e “mussoliniani” che non sarebbero stati adatti, per così dire, al suo profilo di “uomo moderato”. E non è soltanto Michetti a fare questo rimprovero a chi, nel centrodestra romano, ha pensato di attrarre elettori magari disillusi o tentati dall’astensionismo con profili legati a nicchie o ali estreme. Errore, secondo il candidato, che però durante la campagna aveva dovuto in qualche modo fare buon viso, avendo accettato la candidatura.

 

Motivo per cui, a livello ufficiale, Michetti ha scelto al momento la chiusura nel silenzio. Le sue ultime parole sono state: “Resterò sempre e comunque a disposizione di Roma Capitale per quelle che sono le mie specifiche competenze e senza che ciò comporti alcuna spesa a carico delle casse comunali”, ha spiegato al momento del congedo, dichiarandosi pronto a riprendere il suo ruolo di presidente della Fondazione Gazzetta Pubblica Amministrazione. Ma è su quel “a disposizione” che gli esegeti ora si concentrano. 

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.