Il retroscena

Nomine Rai, Draghi fa saltare l'ultimo baluardo di Conte: il Tg1. Spunta la Stefanelli

Giorgia Meloni chiede per Fratelli d'Italia la guida di una testata giornalistica. Oggi la soluzione del rebus. Messaggi in vista del Quirinale

Simone Canettieri

Il M5s implode: Di Maio fa asse con Palazzo Chigi. Per il telegiornale della rete ammiraglia oltre a Maggioni c'è la candidatura della vicedirettrice del Corriere della Sera

“Allora ci sentiamo dopo”. E mimano il gesto del telefonarsi. Altro che Quirinale. Le due coppie che si incontrano di mattina all’Eur, all’assemblea della Confesercenti, hanno la testa solo sulla Rai. Vale per Enrico Letta e Giuseppe Conte, ma anche per Matteo Salvini e Giorgia Meloni. La giornata sarà lunghissima. Piena di minacce dei leader, stalli, con direttori nel tunnel (“Che ne sarà di me?”) e altri ben acquattati (“Mi spiace, sono fuori Roma, che succede?”).

 

Oggi l’ad Carlo Fuortes comunicherà al cda i curricula dei prescelti. Domani ci sarà il consiglio d’amministrazione a Napoli per ratificare le nomine. Tutti i partiti vogliono un posto al sole. Vista dal governo, dunque da Mario Draghi, la rotta indicata è questa: “Serve innovazione”.

 

Una donna di gradimento di Palazzo Chigi deve andare al Tg1, il quadro politico è così frastagliato che serve un giro di direttori molto ampio. Fotografia di ieri sera (ma la notte potrebbe aver riservato sorprese): Monica Maggioni è la prima scelta interna per dirigere il telegiornale più importante di Viale Mazzini al posto di Giuseppe Carboni, indicato dal governo Conte. Il M5s anche sulla Rai ha dimostrato di essere due partiti in uno. Luigi Di Maio è favorevole a Maggioni, Giuseppe Conte è pronto alle barricate (attenzione: per il Tg1 è vagliato con molta attenzione anche il profilo di Barbara Stefanelli, vicedirettore vicario del Corriere della Sera, ma l’ipotesi “papessa straniera” è osteggiata dall’Usigrai, il potente sindacato interno). Il capo del M5s è pronto allo strappo e minaccia il voto contrario dell’esponente grillino in cda Alessandro Di Majo. I messaggi di Conte arrivati a Palazzo Chigi sono stati di questo tenore: se fate saltare Carboni, cambiate anche i direttori del Tg2 e del Tg3.

 

Gennaro Sangiuliano però dovrebbe rimanere al suo posto, mentre Mario Orfeo, che non è in scadenza, lo danno in uscita. Per l’ex diggì della Rai si fa largo l’opzione di una direzione  di genere (quella degli approfondimenti: una foresta popolata da Bruno Vespa, Lucia Annunziata, Sigfrido Ranucci...). Al suo posto al Tg3 ecco un’altra donna: Simona Sala, gradita al Pd ma anche a Di Maio, proveniente dalla direzione del Giornale Radio dove potrebbe andare Carboni. Ma l’ultimo pezzo di potere contiano – nonostante gli ottimi ascolti – potrebbe comunque pagare la discreta furia iconoclasta che ha caratterizzato l’avvento di Mario Draghi a Palazzo Chigi. Iniziata con il siluramento del commissario straordinario Domenico Arcuri e finita con il Tg1 (in mezzo: i Servizi segreti, la Protezione civile, il Cts). I parlamentari contiani ieri si sentivano “calpestati”, quelli vicini a Di Maio fischiettavano con le mani in tasca. Poi c’è la destra: Giorgia Meloni ha chiesto la direzione di una testata. Fratelli d’Italia è l’unica forza di opposizione e non è rappresentata nemmeno in cda.  

 

Meloni non vuole la “comproprietà” con Salvini di Sangiuliano. Ha provato per il Tg2 a sostituirlo con Nicola Rao (ma non è passato). FdI sta ripiegando su Rai News (guidata da Andrea Vianello, considerato in Rai non lontano dall’area dem, che potrebbe traslocare agli approfondimenti qualora Orfeo resistesse al Tg3). Ma la vera partita gestita in toto da Palazzo Chigi è quella del Tg1. Conte prova a tenere una posizione. Ha fatto chiamare Lucia Annunziata proponendole la direzione. Ha cercato di lanciare Simona Sala con la sponda di Enrico Letta (ma ha trovato lo stop di Di Maio in asse, ancora una volta, con Draghi). 


Ieri sera danzavano su Viale Mazzini tutte le direzioni disponibili, compresa quella di Gr Parlamento che a dicembre vede terminare il mandato di Antonio Preziosi. Draghi, consigliato fra gli altri da Francesco Giavazzi, ha assistito fino alla fine alle contorsioni dei partiti con le idee ben chiare. Questa mattina la soluzione del rebus (ricordarsi della carta Stefanelli). Le nomine dei tg sono state uno stress test in vista dell’elezione del   capo dello stato. Quando se ne vedranno di tutte e di più.
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.