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Il super sindaco del borgo

Come si sostengono l'economia e il commercio nel comune di San Bellino

Arnaldo Greco

Un paesino e le virtù della comunità e del buon governo. La toponomastica, Amazon, gli alberi. La versione di Aldo D’Achille, premiato primo cittadino

C’è stato un momento in cui il gioco dell’estate – l’Italia vince tutto, in qualsiasi manifestazione – è sfuggito di mano e sui giornali sono cominciati ad apparire titoli entusiastici per vittorie che non avremmo mai pensato di poter celebrare. È italiano il miglior allenatore al mondo di Pokémon” (1° novembre), “Trionfo azzurro ai campionati mondiali di pesca sportiva” (5 novembre) e, giusto un paio di giorni fa, “La nazionale italiana macellai è campione d’Europa”. Non si fa neanche in tempo a immaginare come si configurino certe gare (la gara di macelleria, per esempio, la vince chi separa bene i tagli? Chi arreda bene il banco? Chi cucina meglio?) che si sorvola sulla notizia e si passa oltre. Ma in questo calderone di vittorie è finita anche una un po’ più importante. Nonostante la pandemia abbia richiamato finalmente l’attenzione sui piccoli comuni – anche se spesso preferendo la dicitura “borghi” – in pochi si sono complimentati con Aldo D’Achille, sindaco di San Bellino, provincia di Rovigo, che a settembre ha vinto il World Mayor Award, premio riservato ai migliori sindaci al mondo, assieme ai sindaci di Rotterdam, Grigny, Raqqa, Ankara, Mannheim, Braga, Bratislava e Saint-Omer. Già solo vedere San Bellino accanto ad Ankara ci ricorda, nel bene e nel male, qualcosa della storia del nostro paese. Forse qualcosa di cui alcuni sono stufi: il campanile, il particolare, il territorio fatto in un certo modo, le tradizioni. Molto stufi, ma intanto siamo questo. E con questo ci tocca provare a fare quel che si può. Di seguito, la versione del sindaco di San Bellino, Aldo D’Achille.

Il ruolo del sindaco. Oggi fare il sindaco è un grande rischio. Anche in un comune piccolo come il mio devi costantemente prenderti delle responsabilità eccessive per procedere. In più, in realtà come queste, c’è una cronica mancanza di personale. Un comune qui accanto ha solo due dipendenti: ma può esistere un comune con due dipendenti? Penso anche alle comunità delle aree montane, comunità che fanno da presidio reale perché la montagna ti cade a valle se non la curi. Quindi comunità che tutelano il territorio e che andrebbero sostenute. Con due dipendenti che manutenzione vuoi fare? Per questo oggi si fa molta fatica a trovare un sindaco che voglia mettersi in gioco, perché l’impegno è enorme, il rischio pure è enorme e ti manca anche la collaborazione necessaria. Hanno ridotto perfino il numero degli assessori: nel mio comune ci sono solo due assessori. Anche solo ce ne fossero quattro, potresti assegnare quattro deleghe e quindi fare in modo che ognuno di loro porti avanti un suo percorso e dia una mano concreta. Uno pensa: eh, ma gli assessori costeranno molto. Macché. Costano 100 euro al mese! Praticamente non hanno costo per l’ente pubblico! 

Piccoli comuni. I piccoli comuni in Italia sono oltre cinquemila: l’Italia è fatta di piccoli comuni. Ma vanno messi in atto dei correttivi rispetto alla situazione attuale. In Francia i piccoli comuni sono ancora di più, ma hanno tolto loro alcuni compiti, tra cui quelli legati alla grande urbanistica. In Italia, invece, un piccolo comune ha le stesse incombenze di un comune grande, almeno sulla carta. Nel mio comune, ad esempio, si è insediato il parco fotovoltaico più grande d’Europa, ma un conto è che lo gestisca Milano, un conto è che lo gestisca un sindaco senza assessori. 

Modello. In Italia, esiste una rete di 130 Comuni virtuosi – io sono il coordinatore per il Veneto – il cui obiettivo è divulgare le buone pratiche: se c’è una pratica che funziona va moltiplicata, va copiata, va messa a sistema, se c’è un problema in un comune e qualcuno riesce a risolverlo, perché devo diventare pazzo quando posso prendere le delibere di quel comune o riadattare quel progetto che è già stato provato e funziona? Uno dei miei motti è: “Vietato non copiare”. Adesso in questa rete ci sono pure Parma, capitale della cultura, Bergamo, Trento. Quindi anche comuni di dimensioni medio-grandi che trovano dentro la rete la possibilità di innovare. Anche perché – e questo l’ha messo bene in luce chi ci ha premiato – l’esperienza di un piccolo Comune serve anche ai comuni grandi, perché può essere replicata nei quartieri delle diverse città.

Amazon. Adesso a San Bellino è arrivata Amazon. Non le consegne, proprio Amazon. Doveva dare 900 posti di lavoro in tre anni, ma è già arrivata a oltre mille posti di lavoro in un anno, perché c’è stata l’impennata dell’e-commerce. E in più c’è un altro migliaio di persone che fanno turnover. Ecco, mi ritrovo un paese con poco più di mille abitanti, ma devo gestire una realtà come questa che ha un numero di dipendenti superiore al numero degli abitanti del mio comune! Per non dire dei guadagni visto che altro che i piccoli comuni, Amazon compete con gli stati… E poi ci sono viabilità, strade, ciclabili, tutto quello che serve per evitare che l’impatto di una realtà così forte possa sconvolgere la realtà locale che vive di piccoli negozi e di un rapporto diretto con i cittadini. 

Lockdown. Durante la pandemia i floricoltori non potevano vendere i loro prodotti, allora noi, come comune, li abbiamo acquistati e abbiamo creato delle vere e proprie cassette che abbiamo chiamato “Cassette delle coltiva-azioni” perché era proprio questa l’idea: coltivare buoni pensieri abbinandole a buone azioni. Eravamo nella fase più dura del lockdown, quella iniziale dove si stava tutti a casa, e abbiamo chiesto, invece, di pensare al bello. Quindi abbiamo provveduto, donando fiori e ortaggi di diverso tipo (chi si è fatto l’orto, chi si è fatto il balcone), ad avere un paese tutto colorato mentre la gente era a casa. L’idea dei fiori poi l’ha adottata anche Padova e mi ha fatto piacere. Inoltre, abbiamo anche contattato tramite una psicologa le persone che vivevano da sole, una psicologa con cui potevano avere un confronto quotidiano.

Negozi. Sosteniamo le piccole realtà con una modalità molto semplice: non vengono dati soldi, nemmeno alle persone in difficoltà, ma vengono dati dei buoni spesa che si possono spendere in tutte le attività del centro, dalla farmacia, al barbiere, al piccolo negozio di alimentari. Questo comporta che, nel giro di pochi giorni, le persone spendano in queste realtà e gli esercenti riportino i buoni all’ente pubblico che li rimborsa. Quindi il cittadino non ha mai in mano i soldi, ma c’è un aiuto indiretto alle realtà locali. E quando hanno dovuto migliorare il decoro dei negozi, abbiamo fatto in modo che tutte le cappottine esterne fossero uguali, in tutto il paese, e tutte con indicato bene quello che si fa. Sembrano cose piccole, ma ne sono stati tutti felici.  

Il Polesine. Il Polesine è un territorio stretto e lungo. Spesso viene ricordato solo per l’alluvione del ’51, ma è una realtà più complessa: ha il distretto della Giostra a ovest, e il distretto ittico a est, nel delta del Po, e in mezzo ci sono ville incredibili come Villa Badoer, progettata dal Palladio, e la casa museo di Matteotti. Qui è anche nato il primo cicloturista al mondo, il pioniere del cicloturismo, Luigi Masetti.

Feste comandate. Ci sono alcune festività ricorrenti in un anno, come il 2 giugno, il 25 aprile o il 4 novembre che sono festività importanti, con un valore storico, ma che spesso le persone seguono tuttalpiù in tv. E intanto, in paese, un sindaco si trova a commemorare la data davanti a un monumento ai caduti con pochissime persone. Non è così scontato che siano presenti cittadini. Allora abbiamo comprato la stoffa per realizzare una bandiera tricolore per ogni famiglia, confezionata dal “Gruppo donne sanbellinesi”, poi abbiamo allegato a ognuna di esse uno scritto che spiegasse il valore e il senso della festività, cercando di trovare elementi di coinvolgimento e di partecipazione dei cittadini per quell’occasione. Poi ogni famiglia sceglie comunque liberamente se partecipare o meno. Ma nel momento in cui partecipano sono consapevoli. E, anche se non partecipano, almeno appendono il tricolore al balcone e ciò rende il paese più bello in occasione delle feste. 

Ufficio. C’è scritto sulla porta del mio ufficio: “Prima di entrare con un problema, pensa alle possibili soluzioni!”. Così capita, a volte, che qualcuno arrivi arrabbiato, ma, seduto lì davanti, decanti. E poi, quando entra, mi fa la proposta: “Questa cosa potresti farla così” e io gli dico “Giusto, vai avanti proprio così!”. Diventa una strategia che porta a vivere con pienezza il territorio e a sentirsene parte integrante. Quindi se qualcuno viene visto mentre butta per terra una bottiglia, gli altri non si fanno i fatti loro. Usciamo dalla partecipazione passiva. 

Toponomastica. Immagina – qui c’è Amazon – un camionista che arriva nella zona industriale del nostro paese e sul navigatore deve scrivere “via Ipazia di Alessandria”… ci manda degli accidenti, perché è un nome lunghissimo e difficile da cercare! È solo un esempio per dire che, a un certo punto, abbiamo sentito l’esigenza di ridiscutere la toponomastica del paese. Alcune decisioni sono state prese dal comune e così abbiamo scelto Elena Lucrezia Cornaro che è la prima laureata al mondo, Gianbattista Guarini, a cui è intitolata una villa nella stessa via, villa in cui lui scrisse Il pastor fido, Giacomo Matteotti perché fu consigliere comunale anche a San Bellino. Ma tutta un’altra parte della selezione è stata fatta dai cittadini. Sono stati loro a leggere le biografie, a interessarsi, a discutere e a scegliere i nomi. 

Statue e monumenti. C’è un comune qui vicino, Villamarzana, in cui ci fu un rastrellamento fascista che uccise 43 persone. Un eccidio che lì viene commemorato ogni anno. Ma anche noi volevamo commemorare questi ragazzi visto che alcuni provenivano anche dal nostro comune. Allora ci siamo posti la domanda: bisogna fare una statua o un monumento stabile sapendo che, però, per chi ci passa davanti diventa presto abitudine? O possiamo immaginare qualcos’altro? E così abbiamo immaginato che ogni anno degli studenti realizzino dei cartelli con della carta biodegradabile. Sui cartelli mettono il volto, il nome e la storia dei “martiri”. Poi scelgono 43 alberi del territorio e lì li appendono. Così chiunque, anche il cittadino più disinteressato, in quel momento diventa consapevole di qualcosa: si può fermare a leggere, scoprire qualcosa di una persona e cosa gli è successo. Quando arriva l’anno successivo tocca a una nuova classe scolastica rifare questi cartelloni che, nel frattempo, si sono consumati. Così li riposizioniamo su altri 43 alberi e la memoria si rinnova di continuo. 

I concittadini. Sono stati felici del premio, ma quando uno è già dentro un progetto fa fatica a guardarsi da fuori, perché gli sembra normale quello che accade. Perciò alcuni mi hanno detto: “Ma questa cosa la facciamo da un sacco di tempo, perché è così sconvolgente?”. È dal 2015 che organizziamo i buoni spendibili solo in comune o attiviamo crowdfunding – abbiamo realizzato un ascensore comunale attraverso questo strumento perché stiamo abbattendo tutte le barriere architettoniche. È una questione che riguarda tutti: l’accessibilità non dev’essere più pensata come qualcosa per permettere al disabile di arrivare lì, ma per permettere a chiunque di arrivare lì! La fontana del paese era ferma da 15 anni e allora, grazie a una preside lungimirante, abbiamo chiamato con l’alternanza scuola-lavoro degli studenti. Tutta la prima fase di impianto elettrico l’hanno realizzata loro e poi una ditta specializzata ha concluso il percorso. Però in questo modo quei ragazzi non verranno mai a vandalizzare la fontana, perché la sentono davvero loro, l’hanno fatta loro. Certo, la conseguenza di tutto questo è che, ormai, molti danno per scontato questo modo di fare. Ed è un dramma. A volte mi dispiace vedere chi non riesce più a meravigliarsene e a sentirla come una cosa alternativa.

Pandemia e vita in provincia. Qui siamo rimasti a lungo a “contagi zero”. Offrivamo il “distanziamento di sicurezza” che, però, a differenza delle grandi città, non era anche un “distanziamento sociale”.  Avevamo l’ambiente per favorirlo, perché c’è poca densità di popolazione, ampi spazi e la possibilità di andare a fare passeggiate in campagna o lungo i fiumi. C’è una notevole qualità della vita in molti piccoli comuni che, spesso, non riusciamo a raccontare. C’è bisogno di una narrazione nuova che possa far vedere questi territori in cui la qualità della vita è alta, ma, allo stesso tempo, siano raggiungibili (qui siamo in mezzo a due autostrade, per questo Amazon è da noi, quindi è facile per chiunque, macchina o camion, raggiungere le grandi città). Non esiste la periferia, nel senso che la periferia esiste nella misura in cui tu non hai i servizi essenziali. Io ho un infermiere di comunità a disposizione gratuita dei cittadini: ciò significa che il cittadino non deve perdere un giorno di lavoro per accompagnare il papà o il nonno all’ospedale (coi rischi che ci possono essere), ma per le cure essenziali c’è un infermiere che si dedica a questo.  

Quanto guadagna il sindaco migliore del mondo? Sono entusiasta di quello che sto facendo, ma sono un insegnante, perché fare il sindaco di un piccolo Comune non è un “lavoro” di cui vivere. Premessa lunga per dire che, come sindaco, incasso 514 euro al mese.

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