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Draghi e l'Italia spiccia dei sindaci. “Siamo noi la vera cabina di regia del Pnrr”

Carmelo Caruso

Dentro l'assemblea dell'Anci di Parma. Si attende dal presidente del Consiglio un annuncio importante che riguarda il Recovery

Non li conosce nessuno. Sono i più popolari d’Italia. Hanno una lingua tutta loro, i visi tutti sbarbati, le scarpe tutte lucide, la camicie tutte azzurre. A Parma, si è finalmente manifestato il torrente di “salve, signor sindaco”, a Parma, zona Fiera, si sono dati appuntamento i governatorini, i “noi lo facciamo meglio”. Si chiama “Rinasce l’Italia”, è la loro assemblea numero 38, dura tre giorni e la loro sigla è ANCI. Si sono rifugiati in sale (Nabucco, Falstaff, Trovatore, che musica questi nomi!) per ragionare di Pnrr. Sono tutti concentrati ad ascoltare i professori della scienza amministrativa che tutto sanno anche “se poi ad amministrare, e firmare, siamo sempre noi. Altro che tavoli e cabine di regia”. Sono i “capitani coraggiosi”, i sindaci che Mario Draghi, tra poche ore, intende omaggiare e rassicurare. Augusto Montemurro è partito dal piccolo comune di Craco. Enzo Bianco, che è l’ex sindaco di Catania e oggi, si può dire, “nonno Anci”, li abbraccia tutti,
in quota veterano.

 

Da giorni sono pazienti preoccupati di non farcela. Sul Foglio hanno anche raccontato che con le regole all’italiana, il Pnrr rischia il naufragio. É da giorni che questa assemblea si è caricata di significati. È iniziato tutto con Gaetano Manfredi, il sindaco di Napoli, che ha minacciato di dimettersi e ci si augura che tutto posso finire con parole di verità.

  

Draghi è atteso per le 12,30 e da quanto si racconta ci sarà un annuncio importante che riguarda il Pnrr. Si attendono le faq sulla governance, sui bandi. Si cercherà di spiegare il meccanismo pesante e intrusivo ma non per questo impossibile o peggio ancora nuovo alibi per non fare. Hanno intanto ricevuto l’aumento delle indennità, si sono ritagliati il ruolo di grandi elettori che purtroppo non eleggono il prossimo presidente della repubblica. Fosse per loro risolverebbero il rebus Quirinale con le elezioni dirette. La fanno “spiccia”. Qui è già presidenzialismo. 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio