Foto Francesco Ammendola/Ufficio Stampa Quirinale/LaPresse

Qui Parma

La promessa del governo Draghi ai sindaci: “Il Pnrr è vostro e nostro. Sarete ascoltati”

Carmelo Caruso

Il premier risponde all’appello degli amministratori preoccupati. Ministri in tour per spiegare il piano. Decaro: “Fidatevi di noi”

Hanno “cospirato”. È verissimo. Hanno “cospirato” in nome del Pnrr. Hanno preparato piani per ribaltare i “decreti interministeriali”, stralciare le tabelle “austroungariche”, eliminare i “12 passaggi per ottenere l’efficientamento di un progetto di edilizia popolare”. Hanno scoperto, anzi, ascoltato, oggi, a Parma, che Mario Draghi la pensa come loro, come i sindaci, come il mazziniano Antonio Decaro che emozionato diceva: “Presidente, i sindaci meritano fiducia”. Si è sentito rispondere che non solo la meritano, ma che sono loro “gli abili, i credibili, i capaci. Rappresentate l’unità d’Italia. Avete ragione”. All’assemblea dell’Anci, Draghi ha rassicurato, quelli come lui, le camicie rosse dell’agire, i timidi risoluti, i patrioti alla Decaro, “che ha usato parole bellissime. Il successo del Pnrr è nelle vostre mani”.

 

Per tre giorni i sindaci d’Italia, “siamo 2.500, una festa”, hanno partecipato a 50 tavoli tematici, si sono riuniti qui a Parma, la nebbiosa, zona Fiera, per ragionare su quello “che non funziona nel Pnrr” e per applaudire “il presidente che la fa spiccia e che dunque sul Pnrr la farà bene”. Li abbiamo raccontati come preoccupati. Era falso? Non lo era. Lo sono ancora. Li abbiamo raccontati come infastiditi. Hanno cambiato idea? Per niente. Oggi, 250 sindaci siciliani hanno perfino annunciato di valutare le dimissioni di massa (un virus che nelle ultime ore si sta diffondendo; attenti!) se non riceveranno risposte adeguate “alle nostre specifiche criticità”. La ministra Mara Carfagna, che rappresenta tutto il sud, e che ne conosce pure gli alibi, in collegamento, è stata senza dubbio la più incisiva: “Il sud che stiamo cercando di costruire non è una periferia con sussidi, bonus e assistenzialismo. Vi vogliamo mettere nelle condizioni di agire e se non è abbastanza faremo ancora di più”.

 

Camminando per i padiglioni di questa Italia in miniatura, Alan Fabbri, leghista e sindaco di Ferrara, raccontava che “siamo senza dubbio indietro sui bandi, ma le regioni come l’Emilia-Romagna, e lo dico da leghista, sono un’eccellenza. Ce la faremo”. I sindaci si dimettono? Sono forse questi gli amministratori che ha raccontato Decaro, i “sindaci che non amano i piagnistei”? Non lo sono. Quelli autentici, le “camicie rosse dell’agire”, non sono presuntuosi. Sono appunto alla Gori, alla Nardella, alla Lepore, alla Sala, alla Decaro, il presidente Anci che oggi ha riconosciuto: “Il governo ci sta ascoltando. Chiediamo di essere guide autorevoli e non penne tremanti”. Sono quelli che non sopportano i Radetzky della polemica, i professionisti del Recovery, quelli che vogliono spiegare tutto anche un piano che rimane inedito per qualsiasi paese europeo. Stanno proliferando, ma con mire diverse, quelli che dicono “è sbagliato” anziché suggerire “aggiustiamo”. Bisognerà in futuro distinguerli.

 

Quando Draghi ha preso la parola ha infatti citato come esempio, due simboli di abnegazione. Uno del nord e l’altro del sud. Il sindaco del “miracolo a Milano”, Virgilio Ferrari, che “ha creato la società metropolitana, ricostruito l’aeroporto di Linate” e Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, ucciso nel 2010. Li ha scelti per ricordare che sono stati sempre loro, i sindaci, “a interpretare nella realtà quotidiana i cambiamenti che hanno rivoluzionato la politica e l’economia”. Sembrava che tra sindaci e governo si fosse spezzata la fiducia. E invece, confermava Draghi, “è reciproca”, più salda perché “c’è bisogno di cooperazione fra tutti i livelli dell’amministrazione”. Come si può credere che si lascerà ostruire questo Pnrr anziché liberarlo? Decaro, che è stato lo sparring partner di Draghi, ha detto che finora i sindaci non sono stati delusi: “Avevamo detto, presidente, serve un generale. Abbiamo avuto Figliuolo”. Sul serio si può pensare che il premier che ha “firmato” il Pnrr lo lascerà fallire? Si è mai rifiutata la verità? Draghi è stato chiarissimo: “Non tutte le comunità sono attrezzate per affrontare il Pnrr, ma saranno aiutate con esperti distribuiti sul territorio”.

 

I sindaci hanno ben 50 miliardi di euro da poter spendere e lo possono fare come soggetti attuatori, lo possono fare da “protagonisti”. L’annuncio, di cui tanto si parlava in questi giorni  c’è stato ed è stato senza nacchere. Si tratta di un viaggio in Italia, una serie di appuntamenti che ha in programma il governo (il primo è previsto a Bari). Servirà a portare il Pnrr nelle città, a divulgarlo con la partecipazione dei ministri e del “soprasegretario” Roberto Garofoli. Si farà un’operazione di trasparenza amministrativa, di rendicontazione sul portale del Mef. Si farà come si è fatto con la vaccinazione ed è probabile che anche in questo caso compariranno i No Pnrr, i sanfedisti del “non si può fare. È troppo complicato”. A Parma, e per fortuna, i sindaci, erano tutti vaccinati. Erano i “No lagna”.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio