ANSA/ETTORE FERRARI 

Oltre il metodo Biafra

Cambia il superbonus. Ma più che aumentare i controlli occorre cambiare gli incentivi

Luciano Capone

Per il presidente del Consiglio, “le misure di spesa pubblica hanno bisogno di fiducia” per sopravvivere. Una lezione che vale per tutti i bonus e che ha un limite

“Vi racconto una storia che riguarda il Biafra…”. L’ha presa alla larga, Mario Draghi, per spiegare le ragioni delle modifiche al Superbonus sull’edilizia. Durante la cabina di regia, che è servita a limare il testo della legge di Bilancio che venerdì arriverà in Parlamento, erano emerse delle obiezioni alle nuove misure introdotte dal governo, come dei listini e prezziari di riferimento, per evitare che le fatture vengano gonfiate dall’incentivo monstre del 110 per cento. Le obiezioni si riferivano al fatto che gli eccessivi controlli possano appesantire troppo la misura rendendola meno efficace. Che c’entra il Biafra? Draghi ha citato l’esempio di un notevole stanziamento di aiuti per il Biafra, una regione della Nigeria martoriata dalla guerra civile. Erano gli anni Settanta, e solo in seguito si scoprì che era finito per la gran parte in corruzione. “E quindi da allora per molti decenni parlare di aiuti allo sviluppo è diventato impossibile”.

Morale: “Le misure di spesa pubblica hanno bisogno di fiducia” per  sopravvivere, e pertanto i controlli contro gli abusi sono necessari alla loro stessa esistenza in futuro. La parabola del premier ha convinto tutti i presenti, nessuno ha avuto nulla da obiettare né ha risposto: “Questo lo dice lei!”. Il ragionamento di Draghi può essere esteso, per analogia, ad altri provvedimenti come il reddito di cittadinanza. Il governo ha infatti avviato una serie di modifiche e aggiustamenti (finisce l’esperienza dei navigator e vengono cambiati gli incentivi per avvicinare i beneficiari al lavoro) che ne stravolgono l’impianto mantenendone il nome. Perché anche i difetti strutturali e concettuali del Reddito grillino rischiano di travolgere la credibilità di qualsiasi misura di contrasto alla povertà o di politica attiva del lavoro.

Anche il ragionamento di Draghi sul Superbonus ha però un limite. Perché le frodi e la possibilità di far lievitare le fatture non dipendono tanto dalla mancanza di controlli, ma dalla natura di un bonus superiore al 100 per cento del valore dei lavori, in cui non c’è  compartecipazione alla spesa da parte dei proprietari e quindi contrasto d’interesse con l’impresa. Sarebbe più efficace ridurre l’entità del bonus, avvicinandolo al livello degli altri sgravi edilizi già generosi. Buona parte delle verifiche le farebbero i proprietari di casa, nel loro interesse. Più che aumentare i controlli bisogna cambiare gli incentivi, come il governo sta facendo sul Rdc.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali