Le "notti bianche" di governo

Draghi richiama i sindacati: "Pensate al futuro". Adesso è ipotesi Quota 102 per un anno

I mercati premiano la linea del premier. È l'ora della Manovra

Carmelo Caruso

Un Cdm sul Pnrr, una cabina di regia in vista della legge di Bilancio. Il Pd chiede ancora il dialogo mentre il parlamento si spacca sullo Zan. Si conferma l'impostazione di Franco. Possibile fondo per traghettare i lavoratori penalizzati

Lo sa, segretario Landini, cosa pensava Mario Draghi? Pensava che ai giornalisti era scappata un po’ la penna e che “questo tirare dritto”, non faccia male a lei, ma non racconti bene lui. È così convinto delle sue ragioni che non ha bisogno di legali. È così convinto che le “quote” siano un guasto della nostra piccola storia e che “trattare” sia il verbo inadeguato. È solo pensiero “robusto”. La trattativa non è mai esistita. È esistita una collaborazione che i sindacati, martedì, per loro volontà, hanno interrotto. Stanno infatti rischiando “l’effetto Trieste”, il fuori misura, lo “sciopero generale”, la posizione scioperata. L’ipotesi del governo, fino a quando si scrive, è quella di varare un’uscita 102, per un anno, accompagnata da un fondo traghetto per i lavoratori penalizzati.


Sempre oggi, Draghi, e malgrado tutto, ha ancora usato l’avverbio “insieme”. Perché avrebbe dovuto rimproverarli? Perché Draghi avrebbe dovuto dare degli “irresponsabili” ai segretari che, durante il tavolo con il governo, hanno detto “questa manovra non solo non ci piace. I soldi che avete destinato non sono degni di questo governo”? Quando mercoledì mattina, a Palazzo Chigi, si sono presentate le sigle del Labour 20, tutte le spille rosse del lavoro internazionale, il premier ha fatto qualcosa di più e di meglio. Le ha richiamate al loro “giuramento”. Mentre Landini lo ascoltava, Draghi gli proponeva, instancabile, la parola del disarmo che era “multilateralismo”. Gli ricordava che questo piccolo miracolo della riapertura era il risultato del loro grande “senso di responsabilità” e che, sempre insieme, è stato possibile varare “importanti provvedimenti in materia di sicurezza sul lavoro”; “aumentare i controlli, inasprire le sanzioni”. E aggiungeva, ed era il passaggio più importante, che “insieme, dobbiamo fare in modo che innovazione e produttività vadano di pari passo con equità e coesione sociale. Farlo pensando non solo ai lavoratori di oggi ma anche a quelli di domani”. Di pomeriggio veniva convocato un Cdm, che non era solo la bella fatica di Roberto Garofoli ma anche una risposta al “non ci stiamo” di Landini. Il “soprasegretario”, martedì sera, ha sperimentato lo speciale preconsiglio notturno, un ambulatorio con tutti i capi di gabinetto dei ministeri, il pronto soccorso aperto per studiare i colli di bottiglia che impediscono il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr.

 

Sempre di notte, Garofoli si fermava a discutere con il ministro Andrea Orlando e Stefano Patuanelli. Se non è complicità questa, come si chiama? Nasceva in questo modo il decreto “Disposizioni urgenti”, un decreto che capovolge Archimede: “Vi do un mondo (di strumenti di legge) per sollevare le leve (che non si sollevano)”. Adesso dovrebbe essere davvero più semplice per i ministri tagliare i nastri che in questo caso si chiamano “missioni”. Sarà possibile, come prevedono le nuove norme, conferire incarichi di collaborazione per supportare i procedimenti amministrativi. Si colmava dunque un’altra mancanza di “teste”. Ma nel Cdm (cosa ne pensano i sindacati?) entrava pure un poderoso ddl delega sulle Disabilità che era giustamente rivendicato dalla ministra leghista Erika Stefani. Venivano destinate risorse per le imprese turistiche, di cui si occupa il ministro, leghista, Garavaglia. Il “mite” Salvini farebbe bene a sorridere. Ne ha motivo.

 

Dopo il Cdm, i ministri si riunivano per un’ulteriore cabina di regia, un’altra lunghissima cabina dove si distingueva il Pd che chiedeva di proseguire ancora il dialogo con le parti sociali. Serviva a preparare il consiglio più importante. In quello di domani verrà discussa, e questa volta sarà bollinata, la manovra, e poi il ddl Concorrenza. Per carità, “non è tirare dritto”. È solo camminare nella direzione giusta. A Trieste, sul green pass, sembrava che la democrazia dovesse cadere ed è finita con gli automobilisti che si sono fermati, solo, per un quarto d’ora. I mercati stanno premiando questo “pensiero robusto” sulle pensioni. Basta guardare lo spread. Martedì, Palazzo Chigi, assisteva invece alle accuse di fellonia che a sinistra si sono scambiati il Pd e Matteo Renzi. Sono solo esercitazioni di parlamento ingovernabile. I ministri a margine della cabina di regia si guardavano e dicevano: “Accelerare, accelerare”. Sono queste le vere “notti bianche” di governo.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio