Scioglimento di Forza nuova, la Camera approva le due mozioni

Dopo il Senato anche la Camera ha approvato le proposte per sciogliere il partito neofascista. Letta: "Nessun passo indietro". Cosa succede adesso

Redazione

Scioglimento Forza nuova, approvate le due mozioni alla Camera

Sono state approvate alla Camera le due mozioni sullo scioglimento di Forza nuova e delle organizzazioni neofasciste. Una a firma Serracchiani, Davide Crippa, Boschi, Fornaro e Muroni e l'altra a firma Molinari, Occhiuto, Lollobrigida, Marin e Lupi. Ieri invece il Senato ha approvato l’ordine del giorno in cui sono confluite le quattro mozioni del centrosinistra e del M5s sullo scioglimento di Fn, presentate in seguito l’assalto alla Cgil del 9 ottobre, al quale hanno partecipato i leader di Forza Nuova Roberto Fiore e Giuliano Castellino. 

 

Ieri Lega e Forza Italia si sono astenuti, FdI ha votato contro l'odg. Un'altra mozione sottoscritta invece dal centrodestra, anch'essa approvata ieri, chiede di contrastare "tutte le realtà eversive" e di dare seguito "agli accertamenti della magistratura" sui fatti del 9 ottobre, attendendo quindi la conclusione dell'iter giudiziario. Anche il presidente del Consiglio Mario Draghi aveva lasciato intendere di voler aspettare la decisione della magistratura prima di emanare un eventuale decreto. "La questione - aveva detto - è all'attenzione nostra e dei magistrati che stanno continuando le indagini per formalizzare le conclusioni. Ora a questo punto noi stiamo riflettendo". 

    

Scioglimento di Forza nuova. Che cosa succede adesso

Dopo il voto al senato, ora si è espressa anche la Camera. La mozione tuttavia è un atto di indirizzo politico, attraverso cui il Parlamento invita il governo a prendere una decisione e che non obbliga in alcun modo l'esecutivo a eseguire quanto richiesto. 

 

La normativa di riferimento per lo scioglimento di un partito è innanzitutto la Costituzione e, quindi, la Legge Scelba del 20 giugno 1952. La Carta, nelle disposizioni transitorie e finali, all'articolo XII, dispone: "È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. In deroga all'articolo 48, sono stabilite con legge, per non oltre un quinquennio dall'entrata in vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista".

 

La legge Scelba prevede prevede due possibilità di scioglimento di un partito: o a seguito di una sentenza (non necessariamente passata in giudicato); oppure con un decreto legge adottato da un governo in casi di straordinaria necessità e urgenza. La legge, all'articolo 3, dice che "qualora con sentenza risulti accertata la riorganizzazione del disciolto partito fascista", il ministro dell'Interno, sentito il Consiglio dei ministri, ordina "lo scioglimento e la confisca dei beni dell’associazione, del movimento o del gruppo. Nei casi straordinari di necessità e di urgenza, il governo, sempre che ricorra taluna delle ipotesi previste nell’articolo 1, adotta il provvedimento di scioglimento e di confisca dei beni mediante decreto-legge ai sensi del secondo comma dell’articolo 77 della Costituzione".

 

Sono in tutto tre i precedenti di movimenti politici sciolti in virtù della Legge Scelba: Ordine nuovo, sciolto nel 1973, Avanguardia nazionale, sciolta nel 1976, e Fronte nazionale, sciolto nel 2000.

    

Mozione o ordine del giorno, cosa cambia

"Non vi è alcun passo indietro sulla nostra richiesta di scioglimento di Forza Nuova. Lo dico con la massima chiarezza possibile rispetto a fantasiose interpretazioni che leggo in giro. #sciogliereforzanuova", scrive Enrico Letta sui suoi profili social dopo che molti commentatori hanno giudicato il voto di ieri al Senato un ammorbidimento del Pd rispetto alla richiesta di sciogliere la formazione di estrema destra. 

  

   

"Ieri al Senato c'erano quattro mozioni diverse dei gruppi di centrosinistra che sono state unificate in un testo chiamato, ai sensi del regolamento del Senato, 'ordine del giorno'", ha puntualizzato Stefano Ceccanti, capogruppo Pd in commissione Affari Costituzionali alla Camera, che spiega come questo sia stato interpretato da alcuni, in modo sbagliato, "come uno scolorimento delle mozioni originarie ma in realtà il grado di vincolo è esattamente lo stesso: sono testi di indirizzo che vincolano solo politicamente, senza conseguenze giuridiche automatiche. Il contenuto è identico a quello originario: si richiede lo scioglimento, lasciando al governo la scelta dei tempi e dei modi tra i due possibili nella legge Scelba, decreto-legge più o meno immediato o decreto ministeriale dopo una sentenza".

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