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la dichiarazione

Calenda: "Abbiamo dimostrato che esiste un'area di riformismo pragmatica"

Redazione

"Non faremo apparentamenti né alleanze", dice l'ex ministro. "Con noi o con le destre? Non lo decide Letta". Intanto la sua lista a Roma si avvicina al risultato del Pd. Che teme il sorpasso nelle circoscrizioni centrali

"Uno dei miei obiettivi era diventare sindaco. La mia non era una battaglia di testimonianza. Ovviamente il cittadino è re e se i dati verranno confermati questo obiettivo non è stato raggiunto. Ma il dato fondamentale è che esiste un'area di riformismo pragmatica che non si accontenta dell'offerta politica attuale e che a Roma ha avuto una affermazione molto significativa. Non so se saremo al 18,5 o 20,5 per cento, ma è un dato che per una lista civica non ha precedenti a Roma". Lo ha detto il candidato sindaco a Roma Carlo Calenda commentando i risultati elettori, che lo vedono fuori dal ballottaggio per il Campidoglio. "Non faremo apparentamenti né alleanze", ha aggiunto Calenda, battendo sul fatto che Raggi e Alemanno siano per lui i peggiori sindaci della storia della capitale. Ma l'ex ministro dello Sviluppo economico è sembrato soprattutto sottolineare il risultato sotto una certa luce: quella che vede sostanziarsi l'area del centro riformista liberale, che dimostra di essere cresciuto misurandosi in un elezione importante come le amministrative a Roma. In mancanza di dati ufficiali, infatti, una proiezione di Opinio Rai ha mostrato come la Lista Calenda sia terza (15,3 per cento), a poco più di un punto dal Pd (16,4 per cento) e a pochi decimali da Fratelli d'Italia (15,6 per cento). Ed è grande l'attesa per i dati che verranno dai Municipi, in cui la vittoria sarebbe un sorpasso nei confronti del Partito democratico nell'I e nel II. Non a caso Calenda ha voluto escludere l'equazione per cui se non si dà indicazione di voto per Gualtieri si sta facendo un endorsement per Michetti: "Non lo decide Letta. La presunzione del Partito Democratico per cui decidono loro chi sta dove, è una presunzione sbagliata".

 

In realtà, festeggiando la vittoria a Siena, il segretario Letta ha insistito nel sottolineare la vittoria del centrosinistra in opposizione a una destra che "lo abbiamo dimostrato, si può battere". Il consolidamento di un'area di centro liberale-riformista, quindi, è vista da Letta anche come possibilità di allargare il perimetro della coalizione. Non a caso il segretario oggi ha detto che "abbiamo vinto laddove abbiamo dimostrato di saper andare oltre il Pd, con una coalizione allargata. Ci siamo resi conti dell'importanza delle liste civiche. Calenda? Ha deciso lui di non partecipare alle primarie del centrosinistra, purtroppo in questo caso non ci sono state le condizioni". È anche uno stratagemma che gli permettere di considerare Calenda come il vero interlocutore di quel centro politico. Che potrebbe a quel punto prendere il posto di Renzi, con cui Letta ha sempre avuto rapporti burrascosi che risalgono alla sua defenestrazione da Palazzo Chigi. "È un risultato che apre a una nuova fase a livello nazionale", ha ripetuto il leader di Azione. Un risultato eclatante in alcune circoscrizioni di Roma che effetti produrrebbe su quella parte del Pd, come Base riformista, che da sempre ha visto con favore all'opzione di aprire a Renzi, Calenda & Co. ?

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