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si chiude la campagna elettorale

Calenda riempie piazza del Popolo: “Sono io il Draghi di Roma”

Gianluca De Rosa

Il candidato sindaco e leader di Azione infiamma e si dice sicuro di arrivare al ballottaggio. Attacca Salvini: “Basta con i bulli di cartapesta”. Note di Morricone, cinema. È Calenda pop

Piazza del Popolo l’ultima volta portò fortuna. Sotto al Pincio nel 2016 a pochi giorni dal primo turno arringava Virginia Raggi. I diecimila convenuti facevano sentire già una prima brezza del “vento del cambiamento”. Le ambizioni però questo pomeriggio erano più umili. Azione ne ha prenotata solo una metà. E però si riempie, la gente si raduna anche al di là delle transenne che dividono il comizio dal resto della piazza. E la cosa fa il suo gioco. “Io passo per cattivo, ma così mi commuovo. Abbiamo riempito piazza del Popolo, vinciamo!”, comincia soddisfatto dal palco Carlo Calenda.

 

Tra gli uditori c’è anche una piccola delegazione di Italia Viva che di elezioni e di Capitale qualcosa, amaramente, sanno. Sono Roberto Giachetti, ultimo candidato sindaco di Pd e centrosinistra e Luciano Nobili, che di quella campagna elettorale fu una sorta di factotum. Insomma voi al ballottaggio almeno ci arrivaste, qui chi vince? Giachetti sghignazza: “Sono in silenzio stampa che non vorrei portare sfiga”. Nobili invece è convinto: “Andiamo al ballottaggio e vinciamo, un buon segno perché significa che la gente non avrà scelto in base all’appartenenza politica”. A proposito. Sulla polemica Calenda di destra, Calenda di sinistra? “È un dibattito surreale, ma comunque cambiare le cose è di centrosinistra e lui può cambiarle”. E dal palco anche Calenda ostenta sicurezza: “Io penso che alla fine, sorprendentemente, al ballottaggio andremo io e Gualtieri. Michetti non ci arriverà, ha fatto una campagna elettorale inesistente, un programma copiato". Poi attacca Salvini: “Basta poi con i bulli di cartapesta. Basta perché non vogliamo finire con Raggi e Di Maio, perché vogliamo fare un lavoro serio, la politica non è solo sangue e merda, è una cosa bella, emozionante". Si lancia dunque in un paragone forse troppo ambizioso: “Oggi Draghi piace, ebbene a Roma c’è la possibilità di votare uno come Draghi”. Bum. La gente comunque apprezza. Giovanni Aranci, 83 anni, ex edicolante e bibliofilo, gli regala un manifesto elettorale del partito d’azione. “Quella è la tradizione giusta, Carlo vai avanti così”. 

 

 

Nei tre gazebo in piazza si distribuiscono bandiere, t-shirt, sportine e altri gadget brandizzati “Calenda sindaco”, “Fero o piuma”, o altri slogan elettorali. Al terzo gazebo, la fila per ritirare le deleghe per i rappresentati di lista è davvero lunga. “Buon segno”, dice sorridente un candidato alle elezioni municipali. Dal palco intanto il leader di Azione rivendica le sue origini familiari borghesi: “Ho parenti avvocati dello stato, ambasciatori, registi, sono fiero perché la mia famiglia ha dato un contributo a questo Paese”. E anche a chi gli dice che è il candidato dei Parioli risponde così: “Ma poi cos’è questo accanimento? Cosa sono i Parioli un quartiere di Ss?”. Poi rifiuti, e quindi l’inceneritore, degrado e quindi i più cassonetti, etc. A un certo punto però Calenda si silenzia e manda un video.

 

Sulle note del Love theme di Enrico Morricone parte un lungo montaggio realizzato dalla madre di Calenda, la regista Cristina Comencini. Settanta anni di Roma cinematografica. Mamma Roma, vacanze romane, Shalla, Bellissima, Caro diario, Caterina va in città, Habemus papam, una giornata particolare, Sotto il sole di Roma, Un americano a Roma, To Rome with love, Ladri di biciclette, La grande bellezza, Jeeg robot, Mangia, prega e ama. L’elenco è lunghissimo. È la prima trovata pop, all’americana, per alzare l’asticella dell’emozioni che subito dopo sale a livello quasi grotteschi quando si passa ai ringraziamenti. Calenda che si è già paragonato a Draghi, fa una cosa all’Obama. “Non sarei quello che sono, non potrei fare quello che faccio se da trent'anni non avessi accanto Violante”. Bacio all’aspirante first lady sul palco e applausi. Poi la romanità lascia spazio allo spirito internazionalista. Sulle note di Dancing in the dark di Bruce Springsteen, candidati e staff invadono il palco cominciando a ballare.

 

Si chiude il sipario. Prima prova superata: piazze piene... se uno continua la frase Calenda fa le corna.

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