Le buone ragioni che avrebbe un elettore di centrodestra per votare Calenda a Roma

Lorenzo Castellani

È partito per primo con la campagna elettorale, ha maggiore capacità di governo rispetto ai suoi avversari, ha presentato un programma chiaro, ricco e radicale. Chi si riconosce nel centrodestra dovrebbe votarlo. Anche per dare un segnale contro le scelte impacciate e perdenti di Salvini e Meloni

Un elettore di centrodestra residente a Roma potrebbe iniziare a svolgere un semplice ragionamento: al primo turno perché non cercare di spingere verso il ballottaggio un candidato preparato come Carlo Calenda invece di puntare su un candidato di centrodestra senza nerbo e senza programma e costruito quasi volontariamente dai leader nazionali per perdere con chiunque al ballottaggio?

  

Agli occhi di questo elettore il centrista Calenda sconta alcuni difetti: proviene dal Partito Democratico, ha avuto spesso degli atteggiamenti eccessivamente pedagogici e sprezzanti verso la destra e i suoi sostenitori, ha una provenienza sociale e culturale molto diversa dall’attuale composizione di quell’elettorato. Tuttavia, se questi peccati originali sono motivo di scetticismo quando si guarda la politica nazionale essi possono essere facilmente superati nella situazione emergenziale in cui versa la Capitale d’Italia. A Calenda va riconosciuto di essere partito prima degli altri con la campagna elettorale, di avere un programma più chiaro, ricco e radicale degli altri partiti, di aver mostrato capacità manageriali e di governo superiori ai suoi avversari. Le sue posizioni di sinistra sulle questioni etiche e culturali, la sua retorica ed il suo passato possono essere scavalcati dall’elettore di destra in nome del pragmatismo e del voto “alla persona” che sempre condiziona il voto locale. Per altro le elezioni amministrative offrono maggiore flessibilità rispetto alle politiche nelle scelte degli elettori. Ad esempio, al primo turno si può dare la preferenza ad un candidato al consiglio comunale delle liste di destra votando Calenda come sindaco. Il tradimento dello schieramento sarebbe così soltanto consumato a metà e marcherebbe la sfiducia verso la scelta di Michetti come candidato sindaco più che l’abbandono definitivo della propria parte. 

 

  
Alcuni sostengono che questo ragionamento sia troppo sofisticato per l’elettore medio, tendenzialmente impolitico e fidelizzato a una certa parte. Un ragionamento che fatica ad attecchire al di fuori del cerchio magico del primo e del secondo municipio. E’ senza dubbio vero, ma la realtà può costringere molti a diventare pragmatici. L’immondizia strabordante ovunque, i marciapiedi devastati, i trasporti pubblici inesistenti, il degrado urbano, la criminalità sono sotto gli occhi di tutti: cosa importa che Calenda, per altro avversario anche della sinistra in questa competizione, non sia di destra? Se è quello con le idee più chiare per agire su questi temi può valere un voto al primo turno. Poi al secondo turno si vedrà. C’è da considerare naturalmente che per Calenda arrivare al ballottaggio sarebbe quasi un miracolo di fronte ai sondaggi che circolano e anche se, come probabile, non ci riuscisse, un buon risultato sarebbe quantomeno un segnale ai leader del centrodestra per le loro scelte impacciate e perdenti.

 

Ma anche allo stesso Calenda va richiesto uno sforzo ulteriore che è quello di parlare una lingua più vicina ai gusti degli scettici di destra e di dismettere un arsenale retorico spesso troppo bacchettone (la lotta agli “analfabeti funzionali” e al populismo) agli occhi di questo elettorato spesso anti intellettuale e poco amante della pedagogia dall’alto. Insomma, un’ulteriore dose di pragmatismo anche da parte sua non guasterebbe. Anche perché Calenda può dimostrare di essere un caso eccezionale: nato a sinistra, passato al centro ma con capacità di ottenere consensi da destra. Renzi ci è riuscito solo per poco tempo, e quando ha compiuto la tardiva scissione il consenso era svanito, mentre l’attuale Pd è tutto ripiegato nel suo recinto e al massimo punta a inglobare il giustizialismo e lo statalismo del Movimento 5 stelle. Gli elementi per un risultato buono e in prospettiva interessante ci sono tutti. Riusciranno gli elettori di destra a uscire dalla tenaglia della polarizzazione politica in nome della concretezza e Carlo Calenda ad allargare i suoi orizzonti elettorali? Salvini e Meloni hanno servito a tutti una grande occasione.