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La Meloni scambia i contestatori della destra No Vax coi centri sociali e li insulta dal palco

A Torino, la leader di FdI ha inveito contro un gruppo di manifestanti che disturbava il suo comizio. "Pagliacci, ridicoli, servi bianchi del sistema, la Lamorgese dovrebbe sgomberarvi". Peccato non fossero squatter, ma ex militanti meloniani che le rimproverano "il tradimento" sul green pass

Valerio Valentini

La scena sembrerebbe quella mille volte già vista. Un gruppetto di contestatori che disturba il comizio, il leader di turno che, dopo aver sopportato per un po’, decide di rivolgersi agli agitatori aizzandogli la piazza contro. Solo che stavolta, Giorgia Meloni s’è ritrovata dentro un pasticcio buffo. Perché a Torino, a urlare slogan contro di lei, non erano “pagliacci ridicoli dei centri sociali”, come la leader di Fratelli d’Italia li ha etichettati dal palco di Piazza Castelli. No, “quelle guardie bianche dei poteri forti” erano in realtà dei No Vax. Che non criticavano in nome della rivoluzione del proletariato, ma le imputavano il tradimento sul green pass.

 

E se già così pare grottesco, bisogna poi anche aggiungere che a guidare il manipolo di contromanifestanti aderenti al comitato “La Variante Torinese”, era Marco Liccione, un militante di lungo corso che proprio in Fratelli d’Italia aveva iniziato la sua carriera politica, prima di restare escluso dalle liste elettorali del partito e reinventarsi agitatore di folle contro il lockdown prima, i vaccini poi. E infatti lui, ripreso peraltro dalle telecamere di testate locali mentre imbraccia il megafono e contesta la svolta vaccinista della Meloni, il suo stupore per essere stato associato ai “centri sociali” lo ha espresso in un lungo post su Facebook.

 

La Meloni, certo, non poteva saperlo. E per questo ha rispolverato il vecchio armamentario “anticomunista” della sua gioventù. Recitando insomma lo stesso copione interpretato da Renata Polverini in quel di Genzano di Roma, nel 2011 (“Le zecche come voi non mi fanno paura”), e ancora prima, e certamente con stile da istrione consumato, da Silvio Berlusconi nel 2009, a Cisinello Balsamo (“Siete ancora ed oggi come sempre dei poveri comunisti!!”). E dunque, eccola la Meloni, arrivata a Torino a sostenere la candidatura a sindaco di Paolo Damilano, che inveisce, pescando un po’ anche nella retorica complottista e antiestablishment cara alla sua propaganda: “Mai avuto paura di voi. Fate solo pena. Guardie bianche dei poteri forti. Ridicoli. Pagliacci figli rivoluzionari finanziati dal sistema, coperti dal sistema. Pagatevi gli affitti dei centri sociali, invece di occupare coi soldi dei cittadini”. Tutto secondo copione, appunto. Se non fosse che stavolta la trama era stata modificata, e il finale drammatico s’è risolto in farsa.

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.