L'intervista

Il numero due di Zaia: "Green pass patente di libertà. Borghi? Venga a vedere come si amministra"

"La libertà, ripeto, è sacra, ma lo è pure la nostra. Quella di chi non ha dubbi sulla necessità dei vaccini"

Carmelo Caruso

Il capogruppo regionale della Lega in Veneto, Alberto Villanova: "Chi contesta il green pass non ha memoria delle tragedia". Borghi che ha paragonato Zaia a De Luca? "Giù le mani dal nostro presidente"

Guardate la differenza che passa tra gli uomini che si trascina Matteo Salvini e gli uomini che si sceglie Luca Zaia. Ne prendiamo uno. Il suo numero due. E’ il capogruppo in consiglio regionale e si chiama Alberto Villanova. E’ un medico e coordina ben 34 consiglieri leghisti in un’assemblea composta da 50. Iniziamo. Cosa ne pensa del green pass? “Una patente di libertà”. Chi dice che è una misura eccessiva? “Lo avrei mandato a vedere le nostre terapie intensive, quelle di un anno fa. I nostri medici hanno pagato”. Chi ha paragonato Zaia a un cacicco, a un capobastone? Addirittura a Vincenzo De Luca. Lo ha fatto il senatore della Lega, Claudio Borghi. Cosa dovrebbe fare uno come Borghi? “Venire a vedere come si amministra una regione. Giù le mani dal nostro presidente”.

 

Salvini è il caso che scelga bene di chi si circonda. Con chi vuole stare? Con la Lega pettinata, quella di Zaia, o con quella con i basettoni, la Lega “indietro tutta”? Un leader, e non un capo, che sente un suo deputato insolentire il presidente di regione che è stato eletto con una percentuale da plebiscito, un amministratore che ha numeri favolosi di cittadini vaccinati, ebbene, un leader, quantomeno gli avrebbe ordinato di chiedere scusa e ammonito con la frase di Totò: “Parla come badi”. Perché il Veneto è speciale? Perché ha leghisti che non perdono il loro tempo con gli sfessati. Ancora perplessità sulla certificazione verde? Risposta: “Nessuna. Il green pass è uno strumento pienamente condiviso dai ministri della Lega e dunque dalla Lega”. A cosa serve? “A permetterci di lavorare. Baristi, ristoratori grazie al green pass possono rimanere aperti. Vogliamo un futuro tranquillo. Siamo amministratori pragmatici. Mi chiedete se è una misura eccezionale. Certo che lo è. Nessuno avrebbe mai immaginato di esibire un documento per sedersi al ristorante. Ma cosa c’è di più eccezionale di una pandemia? Adesso però dobbiamo riprenderci la normalità”.

In Veneto si procede con entusiasmo con la terza dose. Più vaccini? “Vaccini, vaccini, unica arma che ci impedisce di finire in terapia intensiva. Non ci sono altre strade. E’ chiaro. Lo dice la scienza”. Lombardia, Veneto sono regioni che producono. Solo Salvini può ancora credere che questa controversia sul certificato interessi a qualcuno. Perché dunque fare parlare Borghi anziché lanciare questi consiglieri dalle idee nette e di buon senso? Caro Villanova, in televisione si ascoltano le frasi di Borghi, Francesca Donato. Perché mandate sempre loro a rappresentare la Lega? “Non gli impediremo mai di esprimersi. La libertà d’opinione è sacra. Le minoranze devono esprimersi ma non può passare l’idea che la maggioranza del partito deve stare zitta. La libertà, ripeto, è sacra, ma lo è pure la nostra. Quella di chi non ha dubbi sulla necessità dei vaccini. Promuovere i vaccini è quanto si deve fare.  Avanti su questo. Il programma del governo è il nostro”. Qual è la strategia del partito, la linea? “Quella appena firmata dai presidente di regione insieme al nostro segretario federale, Salvini”. Perché non mandate Zaia a Roma? “Perché i veneti se lo vogliono tenere stretto”. Perché Borghi ha cominciato a dire che Zaia è come De Luca? “Diciamo che l’accostamento è singolare”. E se volessimo dire qualcosa in più? “Diciamo che Luca (Zaia) è un modello di amministrazione. E diciamo che aspettiamo Borghi per mostrargli come si amministra. Siamo qui per mostrare come si fanno le cose perbene”. E della consigliera vicentina, e leghista, che ha paragonato il green pass a un certificato nazista? “Una frase così neppure si commenta”. Non esistono le due leghe. La separazione non è tra la Lega di Salvini e quella di Zaia e di Giorgetti, ma tra la Lega baracconata e la Lega “ho da fare”.

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  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio