Come il “grillino” Cingolani è diventato la Lamorgese di Conte

Luciano Capone

Per Grillo doveva essere “La rivoluzione Mite del M5s”, e invece nel Movimento sono tutti incazzati: il ministro della Transizione ecologica amico di Beppe era le conditio sine qua non per partecipare al governo Draghi, ora è il bersaglio n° 1 di Conte. Come il ministro dell'Interno per Salvini  

Per Beppe Grillo doveva essere “La rivoluzione Mite del M5s”, dal nome del nascente Ministero della Transizione Ecologica, e invece nel M5s sono tutti incazzati. Ce l’hanno con il ministro Roberto Cingolani, colpevole di non essere allineato all’ambientalismo di matrice decrescitista storicamente sposato dal M5s. L’ultima occasione di scontro viene dalle dichiarazioni contro gli “ambientalisti radical chic e oltranzisti ideologici”, che secondo Cingolani “sono peggio della catastrofe climatica verso la quale andiamo sparati se non facciamo qualcosa di veramente sensato”.

Nel suo intervento durante la scuola di formazione di Italia Viva a Ponte di Legno, il ministro, che è un fisico dei materiali, ha parlato dei possibili sviluppi del nucleare: “Si stanno affacciando tecnologie di quarta generazione, senza uranio arricchito e acqua pesante. Se si verifica che i rifiuti radioattivi sono pochissimi, la sicurezza elevata e il costo basso è da folli non considerare” il nucleare, perché “nell’interesse dei nostri figli è vietato ideologizzare qualsiasi tipo di tecnologia. Stiamo ai numeri, quando saranno disponibili prenderemo le decisioni”. L’attacco all’ambientalismo oltranzista, l’apertura laica al nucleare e la location (un evento di Matteo Renzi) sono diventati un cocktail esplosivo per il M5s. Le chat di parlamentari sono esplose di rabbia. Giuseppe Conte ha fatto rapidamente sapere alle agenzie di aver “convocato” Cingolani, come se fosse ancora presidente del Consiglio, quando in realtà ha chiesto al ministro di essere ricevuto per un chiarimento. Da un lato il nuovo leader del M5s ha l’esigenza di mostrare di riuscire a imprimere un indirizzo su un ministero ritenuto in quota grillina, dall’altro ha l’intenzione di cercare obiettivi polemici per segnalare la propria esistenza marcando le distanze dal governo su temi sensibili per il proprio elettorato. Un po’ come fa Matteo Salvini sull’immigrazione. Dato che la battaglia sulla giustizia e contro la Cartabia si è chiusa con una sconfitta, il M5s apre un nuovo fronte sull’ambiente che si basa sulle dichiarazioni e non sugli atti del ministro. E così, secondo la dinamica della Lega, Cingolani è diventato la Lamorgese di Conte.

 

Eppure il nuovo ministero della Transizione ecologica era nato sotto tutt’altri presupposti. Doveva essere il più grande successo storico e politico del M5s. Addirittura la conditio sine qua non per la partecipazione e il supporto al governo Draghi. “Sei d’accordo che il MoVimento sostenga un governo tecnico-politico che preveda un super-Ministero della Transizione Ecologica e che difenda i principali risultati raggiunti dal MoVimento, con le altre forze politiche indicate dal presidente incaricato Mario Draghi?”, era la domanda del plebiscito indetto l’11 febbraio su Rousseau per il via libera al nuovo governo. Quando il giorno successivo Draghi ha presentato l’elenco dei ministri si è subito creato un equivoco. Perché immediatamente Renzi, che ha un antico rapporto con Cingolani corroborato da una partecipazione alla Leopolda, ha messo il cappello sul suo nome. A quel punto il M5s ha rivendicato la nomina, pubblicando sui suoi canali una foto con i “suoi” cinque ministri tra i quali – oltre a Di Maio, Patuanelli, Dadone e D’Incà – c’era proprio Cingolani: il “nuovo super ministro – scriveva il M5s – che abbiamo fortemente voluto”.

 

In realtà ad aver voluto Cingolani non sono stati i grillini, ma Grillo. Il Garante ha un rapporto personale con il ministro, nato a Genova negli anni in cui Cingolani era a capo dell’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit). Inizialmente il centro di ricerca era oggetto di feroci critiche e interrogazioni dei parlamentari del M5s, che sono sparite dopo una visita all’Iit e al rapporto con Grillo. Nel 2018 Cingolani ha anche partecipato a Sum, la Leopolda di Davide Casaleggio. Non si capisce bene però come un pragmatico come Cingolani, conoscitore del mondo dell’industria (chief Technology & Innovation officer di Leonardo), sia stato indicato ministro della Transizione ecologica dal M5s. La cosa più probabile è che Grillo sia rimasto conquistato dai suoi discorsi sulla robotica, le nanotecnologie, la transizione energetica, sul futuro e sui nuovi materiali. Temi che affascinano il Garante “visionario”: “Io sono l’elevato e lui il supremo”, disse Grillo presentando Cingolani all’assemblea dei gruppi parlamentari. Tutti applaudirono, ma nessuno si preoccupò più di tanto di leggere i libri di Cingolani né di capire come intendesse declinare quei princìpi nel concreto. E ora che l’hanno capito, è diventato la Lamorgese del M5s.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali