Colpevole di firma

"Cinque indagini per aver provato a ricostruire dopo il terremoto". La storia del sindaco di Norcia

In Italia è possibile davvero mettere via le macerie e riparare i danni di un sisma?

Carmelo Caruso

Da una parte autorizzato dalla Protezione civile e dall'altra indagato dalla magistratura per presunto abuso edilizio. Insieme a lui venne indagato anche Stefano Boeri (assolto). Il racconto di Nicola Alemanno, primo cittadino del paese distrutto nel 2016 

Prendete i suoi fascicoli giudiziari e chiedetevi se non sono un delitto della ragione. Cinque avvisi di garanzia, cinque procedimenti ancora in corso, un’indagine della Corte dei Conti (archiviata). E’ stato anche rimandato a giudizio. Sapete insieme a chi? A Stefano Boeri, l’architetto del Bosco Verticale, l’uomo che dopo il terremoto del 2016, in Centro Italia, ha detto: “Voglio fare qualcosa. Vi regalo un progetto per ricominciare”. Hanno indagato pure lui (assolto).

 

Quando si parla di sisma e di ricostruzione, quando si tiene alta la memoria, come ha fatto ieri il premier Mario Draghi in visita ad Amatrice, si dovrebbe raccontare questa storia. E’ la storia di Nicola Alemanno, sindaco di Norcia, la città che la mattina del 24 agosto 2016 non esisteva più. Perché è stato indagato e per cosa? “Per cinque opere che secondo la magistratura, che sia chiaro rispetto, sarebbero state costruite in emergenza. Sono stato indagato in pratica per abuso edilizio”. Poteva autorizzare le opere contestate? “Lo potevo fare secondo quel principio di straordinarietà disposto dal dipartimento della Protezione Civile. Lo potevo fare perché lo stato, attraverso quella struttura che tutto il mondo ci invidia, lo permetteva. A Norcia, lo stato indaga un’altra parte di stato”.

 

Che tipo di edifici erano? “Centri polivalenti, casette per la Pro loco. Strutture che consentivano alla comunità di stare insieme quando tutti volevamo solo scappare lontano. Luoghi che hanno permesso di fare teatro, recite di Natale per i bambini delle scuole. Nello stesso centro, che per la magistratura sarebbe un abuso edilizio, abbiamo anche ospitato il presidente del Consiglio, il presidente del Parlamento europeo. Secondo quelle indagini sarebbero entrati in qualcosa di abusivo”. Che tipo di struttura era quella disegnata da Boeri? “Era un centro polivalente. Smontabile. Boeri ha scelto il rito abbreviato ed è stato assolto perché ‘il fatto non sussiste’. Il mio procedimento invece prosegue”. Si è fatto spreco di denaro pubblico? “Non solo non si è fatto. Il centro polivalente di Boeri era stato realizzato grazie a una raccolta di fondi del Corriere della Sera e di La7. Non sono reati come peculato, corruzione. Sono tutte contestazioni per autorizzazioni amministrative. Sono indagini che colpiscono i sindaci dei paesi distrutti dal sisma. Dopo l’emergenza, dopo l’affetto del primo momento, abbiamo cominciato lentamente a ricostruire. Quando da Norcia sono però andate via le telecamere sono rimasto io. La firma, sulle autorizzazzioni, è la mia. Le indagini sono dunque a carico mio”. Cosa ha scatenato queste indagini? “L’assenza di un Testo Unico a cui fare riferimento nell’emergenza. Un abaco di regole chiare. Mi sono laureato allo Iuav di Venezia. Non ho mai creduto nella costruzione come sacco edilizio. Per cercare di superare le indagini ho provato a scrivere un libro per Rubbettino dal titolo Doppia zona Rossa. Mi ha aiutato”.

 

E’ il suo secondo mandato da sindaco. Cosa farà dopo? “Mi dovrò cercare un lavoro. La ricostruzione ha assorbito tutto. Non potevo avere tempo da dedicare ad altro”. E’ nel conto delle macerie? “Nel sisma ho perduto i miei genitori. Ho trascurato la mia famiglia. Mi sono separato. Nel conto c’è anche questo”. Le indagini? “Aspetto. Sono passati anni. Lo chiamano il tempo della giustizia”. Rimarrà a Norcia anche dopo la fine del suo mandato? “O lasciavo subito o rimanevo. Ma ero un sindaco. Avevo una responsabilità”. L’avrebbero indagata per diserzione? “Ancora un altro avviso di garanzia?”.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio