Foto Ufficio Stampa Quirinale/LaPresse

Tre ipotesi sulla corsa al Quirinale per scongiurarne una quarta sciagurata

Sergio Belardinelli

Mattarella rieletto fino a fine legislatura, Draghi al Colle, un nuovo profilo trasversale. Delle tre l'una, altrimenti sarà il caos

A partire da oggi, 3 agosto, insieme al cosiddetto semestre bianco, inizia ufficialmente la partita del Quirinale. Non che essa non sia già in corso da mesi, ma da oggi, volenti e nolenti, un po’ tutti i leader politici dovranno incominciare a scoprire le loro carte. Le intenzioni nascoste verranno alla luce e si nasconderanno magari quelle manifeste, ma piano piano tutti, anche noi profani, incominceremo a vedere più chiaro. Che tipo di partita sarà? A guardar bene, i giocatori in campo sembrano essere piuttosto modesti. Quelli migliori se ne stanno per lo più in panchina. Quanto ai due soli fuoriclasse che abbiamo, uno fa l’arbitro e l’altro, impegnato com’è a risanare conti e credibilità del paese, possiamo soltanto sperare che abbia voglia di giocare, nonostante il campo sgangherato. Difficile quindi prevedere come finirà la partita. Ma proprio per questo diventa interessante e divertente azzardare previsioni, che nel mio caso si riducono drasticamente a tre, massimo quattro. La meno plausibile che mi viene in mente è che tutti i partiti, più o meno convintamente, rieleggano Mattarella chiedendogli di restare fino alla scadenza della legislatura, in modo da assicurare al governo Draghi almeno un anno e mezzo di vita in più. Al di là della ritrosia del presidente Mattarella rispetto a questa ipotesi, c’è il problema che con molta probabilità essa finirebbe per mettere l’elezione del suo successore nelle mani dei vincitori delle prossime elezioni, ossia il centrodestra, e quindi presumo che verrà scartata per gli stessi motivi per cui in questi ultimi anni si è fatto di tutto per non andare a votare. Per non dire della diffidenza del centrodestra nei confronti di un’operazione che, formalmente, potrebbe procrastinarsi anche oltre i tempi eventualmente stabiliti.

 

La seconda ipotesi, quella più plausibile, è che, pur con tanti mal di pancia, soprattutto da parte dei 5 stelle, i partiti decidano di mandare al Quirinale Mario Draghi. L’ipotesi non sembra invero così plausibile quanto lo era qualche mese fa, ma resta quella che garantirebbe meglio l’interesse nazionale e, alla fine, anche quello dei diversi partiti. Con Draghi al Quirinale è molto difficile immaginare un futuro governo che possa stravolgere il Pnrr messo a punto da lui stesso in questi mesi, e questo sarebbe un risultato importantissimo per il paese e per la sua credibilità nei confronti dell’Europa. Quanto ai partiti, quelli che sostengono l’attuale governo potranno attribuirsi il merito della scelta, enfatizzando ciascuno l’aspetto dell’operazione che più corrisponde ai propri interessi politici e identitari (più o meno come stanno facendo adesso con l’operato del governo): il centrosinistra potrà enfatizzare il proprio senso di responsabilità istituzionale e il centrodestra, magari con la stessa Meloni, potrà dire che finalmente viene eletto un presidente non imposto dal centrosinistra.

 

La terza ipotesi prevede invece che venga eletto un nuovo presidente della Repubblica che, nei limiti del possibile, sia capace di garantire un po’ tutti, che assicuri la durata del governo Draghi fino alla naturale fine della legislatura e che, soprattutto, magari senza dirlo, sia disposto a lavorare affinché dopo le elezioni del 2023 possa nascere un governo Draghi 2, whatever it takes, qualunque sia la maggioranza che lo sostiene. A tal proposito i candidati non sono molti; per quel che può valere la mia opinione, penso a Pier Ferdinando Casini o a qualcuno che abbia un profilo simile al suo, fatto di esperienza e affidabilità istituzionale, nonché di una sana, democristiana trasversalità.

 

La quarta ipotesi, alla quale però non voglio neanche pensare, potrebbe essere quella di un ritorno al caos, al nulla nullificante di prima di Draghi che, complice il semestre bianco, potrebbe scatenarsi di nuovo per non consentire a Draghi di arrivare nemmeno all’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Per l’Italia sarebbe una catastrofe forse irrimediabile. Mi aggrappo quindi alle altre tre ipotesi, senza curarmi troppo di quale potrebbe essere la più conveniente per il nostro paese, ma convinto che tutte e tre ci preserverebbero comunque dalla quarta e fiducioso che quale delle tre avrà il sopravvento dipenderà in gran parte proprio da come Mattarella e Draghi decideranno di giocare la loro specialissima partita.